Bullo è…

Bullo è chi estromette. Bullo è chi alza le mani. Bullo è chi deride. Bullo è chi non considera il sentire altrui. Bullo è chi si fa forte delle debolezze. Bullo è chi si irrompe, con prepotenza, senza chiedere il permesso.

Bullo è anche chi non si sente amato o rispettato. Bullo è anche chi ha paura, ma non sa come esprimerlo. Bullo si diventa, anche, per sopravvivenza.

Bulli e vittime, vittime e bulli. Il bullismo non è un fenomeno recente, tutt’altro. Ma è solo negli ultimi anni che le consapevolezze sul tema si possono definire più strutturate, considerando anche il netto aumento di utenti che navigano in rete e che utilizzano le piattaforme social. Oggi si parla, infatti, di bullismo e cyberbullismo

Bullismo e cyberbullismo: i dati

Preoccupano i dati inerenti al fenomeno. Preoccupa che, stando alla VI rilevazione (2022) del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children) curato dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), il 15% dei giovani in Italia, di età compresa tra gli 11 e i 15 anni, abbia avuto a che fare con episodi di bullismo e cyberbullismo. 

Terrorizza che di bullismo e cyberbullismo si muoia. Rinunciare alla vita, in un’età in cui ogni momento, ogni nuovo incontro, ogni conquista, piccola o grande che sia, dovrebbero rappresentare gioia e scoperta, è terrorizzante. 

Gli esperti di tutto il mondo – perché sì, il fenomeno riguarda ogni singolo continente – ritengono che si debba parlarne e fare prevenzione. Sembra scontato ribadirlo, ma non lo è. Il lavoro di istituzioni, enti e associazioni, deve essere coadiuvato da un impegno comune e costante: il silenzio e l’indifferenza sono i due aspetti forse più pericolosi che camminano al fianco del fenomeno in quanto tale, quelli su cui bisogna intervenire con maggiore assiduità.

Come si combatte il bullismo?

Case, scuole e palestre sono gli ambienti sicuri, quelli in cui un bambino o un adolescente dovrebbero sentirsi protetti e liberi di crescere ed esplorare. Capita che non sia così. Capita che i genitori, gli insegnanti o gli istruttori non sempre siano preparati ad affrontare le difficoltà interiori o di contesto che un giovane si trova a vivere nella propria quotidianità. Il bullo deve essere instradato, accompagnato verso un nuovo approccio, deve essere ascoltato e aiutato. La vittima deve essere compresa e trovare un porto sicuro, quando il mare in cui naviga fa le bizze; è necessario evitare che le onde diventino alte, troppo, quel tanto che basta per annegare. 

Serve allora che le figure principali a cui fanno affidamento un bambino o un adolescente abbiano piena consapevolezza dei rischi che questi possono correre; seguire un percorso di formazione e informarsi sono due azioni salvavita.

E quando tutto questo accade lontano da occhi indiscreti ma tra gli schermi speculari di un pc o di uno smartphone? Come si interviene? Qui entra in gioco la prevenzione: parlarne, spiegare, raccontare. 

Se le parole non dovessero bastare, allora serve offrire un’alternativa. Che sia lo sport, la recitazione, il canto o la scrittura: è necessario dare ai giovani uno spazio in cui sentirsi se stessi, per conoscersi e per superare le avversità.

L’importante è che non ci si fermi mai, che si combatta perché bullismo e cyberbullismo non trovino più spazio.

Lo sport come strumento per arginare il bullismo

In proposito, lo scorso 4 febbraio, presso la Sala Auditorium del Palazzo delle FSN CONI, è stato presentato il progetto “Ethical Sport”, finanziato dal Consiglio dei Ministri – Dipartimento Politiche Familiari, promosso e realizzato dall’Osservatorio Nazionale Contro il Bullismo e da Konsumer Italia in collaborazione con la Federazione Pugilistica Italiana, che ha l’obiettivo di “certificare, con una innovativa procedura antibullismo, gli ambienti logistici e umani frequentati dai ragazzi, le palestre, in quel momento valoriale e altamente formativo rappresentato dallo Sport, volti a un livello massimo di attenzione allo loro sicurezza fisica ed emotiva”.

Il progetto, ideato dalla Project Leader Giorgia Venerandi, consentirà a dieci società sportive del Comitato Regionale Lazio FPI di ottenere la “Certificazione Antibullismo”, riconosciuta sia a livello nazionale che internazionale.

Tante le personalità intervenute e tante le parole spese sul tema, tutte legate da un invisibile filo rosso: l’importanza di arginare il fenomeno e di farlo trasmettendo i valori più nobili e sinceri che lo sport sa restituire. 

Le parole delle istituzioni

Il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, e Silvia Salis, Vice Presidente vicario del CONI, hanno ribadito la rilevanza di iniziative come  “Ethical Sport”. Così come Marco Perissa, Segretario della Commissione VII Cultura, Scienza e Istruzione e Luca Massaccesi, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile, il quale ha evidenziato: “Noi dobbiamo pensare a questi giovani, stiamo vivendo un periodo di disagio incredibile. Ogni giorno in Europa 3 giovani tra i 10 e 21 anni si suicidano. Dobbiamo essere tutti partner di un progetto a favore dei nostri figli”.

Presente in sala anche il Presidente Nazionale di OPES, Juri Morico, che grazie al lavoro svolto con l’Ente ben conosce le ostilità che si pongono sul cammino di un giovane in fase di crescita e formazione. “Ethical Sport” è solo una delle numerose iniziative realizzate sul tema bullismo; il 7 febbraio, in occasione della Giornata Nazionale contro il Bullismo, è stato presentato su Rai 1, durante la trasmissione Uno Mattina, il progetto “Campioni di vita” fortemente voluto dall’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile e da OPES. 

Le testimonianze di Blandamura e Oggioni

Ne hanno parlato, ospiti del programma condotto da Massimiliano Ossini, Luca Massaccesi, Emanuele Blandamura e Noemi Oggioni. “Abbiamo realizzato un progetto, ‘Campioni di vita’, rivolto a tutte le federazioni italiane. Il 24 febbraio – Giornata Internazionale contro le molestie indetta dalla Commissione europea, ndr – saremo al Parlamento europeo con molte federazioni, cercheremo di toccare il cuore dei ragazzi e poi lanceremo con il Ministero dell’Istruzione un concorso in tutte le scuole di Italia”, ha spiegato il Presidente dell’Osservatorio, Massaccesi.

Blandamura e Oggioni, in qualità di atleti, hanno riportato le proprie esperienze; il campione europeo di pugilato, nonché Consigliere Nazionale di OPES, ha riferito di essere stato un bullo e di come la boxe gli abbia concesso di “splendere” e di cambiare rotta. Oggioni, campionessa di equitazione, invece, ha condiviso: “Ho vissuto il bullismo come un costante senso di esclusione. La scuola non sempre si rende conto dell’impegno dei giovani atleti e quindi le rende passibili di prevaricazioni […] Ne sono uscita capendo che lo sport è un valore in più che dà consapevolezza di se stessi e che insegna il rispetto e l’autostima”.

Bulli e vittime possono e devono uscirne; bisogna costruire per loro una società attenta e accogliente che non lasci indietro nessuno.

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