Formazione per le figure del sistema sportivo: serve una didattica mirata

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Dal 1° luglio 2023 lavorare nello sport non è più come prima. L’entrata in vigore del decreto legislativo n. 36/2021 ha regolamentato un comparto che aveva poche regole e molta improvvisazione. Oggi, come stabilito dall’articolo 41 della riforma che ha dato dignità al sistema sportivo italiano, possono operare il chinesiologo di base, il chinesiologo delle attività motorie preventive ed adattate, il chinesiologo sportivo e il manager dello sport. Tutte figure professionali in possesso di una laurea triennale o magistrale in scienze motorie o in management dello sport. Il titolo, insomma, risulta essere la conditio sine qua non per ricoprire un ruolo cruciale all’interno del comparto.

Ed il tema della formazione specifica è stato al centro del convegno “La Riforma dello sport e le nuove competenze”, che l’OINP ha organizzato a Roma lo scorso 20 gennaio. Dal tavolo dei relatori, composto da avvocati, docenti e presidenti di Federazioni regionali, associazioni e Commissioni sport, sono state sollevate alcune criticità.

I protagonisti del sistema sportiva italiano: “Assicurare spazio d’intervento al chinesiologo e formazione mirata”

La prima riguarda lo spazio d’intervento del chinesiologo.

Ancora oggi – sottolinea Emanuela Perilli, presidente del comitato regionale del Lazio della Federazione Italiana Sci Nautico e Wakebord – non in tutti i settori il chinesiologo sportivo ha adeguati spazi di riconoscimento. Se prendiamo come esempio le palestre o l’ambito delle forze armate, non c’è una vera e propria regolamentazione. Per cui, l’auspicio è che si facciano ulteriori conquiste da questo punto di vista e che questa figura professionale, che merita di avere spazio in tutti i settori, abbia il giusto riconoscimento, visto che ha concluso un percorso accademico riconosciuto e qualificato”.

La seconda, invece, coinvolge la didattica.

Siamo di fronte a un problema grande – ammette Marco Visconti, presidente nazionale Pasbem e segretario scuola federale della Federazione Italiana Danza Sportiva e Sport Musicali -: la preparazione accademica non sempre fornisce delle risposte a quelli che sono i problemi gestionali da affrontare quotidianamente. In qualche modo, questa nuova figura professionale, come molte altre, è chiamata a scendere in campo facendo un po’ da sé e realizzando una sorta di autoanalisi su quello che effettivamente poi serve nel mondo del lavoro”.

Formazione qualificata e mirata per i protagonisti del sistema sportivo, questa la richiesta che arriva dal convegno dell'OINP
La Sala Consiliare di Palazzo Valentini ha ospitato il convegno dell’OINP “La Riforma dello sport e le nuove competenze”

Sandulli, Master in Diritto e Sport: “Federazioni ed EPS indichino quali competenze servono”

Per ovviare al problema della carenza di competenze e per avere dei profili realmente preparati, oltre che qualificati, è necessario che venga intensificato il dialogo tra tutti gli attori del cosiddetto sport system.

Le federazioni e gli enti di promozione sportiva – suggerisce Giorgio Sandulli, avvocato, docente del Master Diritto e Sport dell’Università La Sapienza di Roma e professore di Politiche dello Sport dell’Università di Genova – devono avviare un’azione di regia: devono fare emergere quali competenze servono, quali mancano e quindi quali debbano essere riqualificate. In questa maniera possono chiedere, ed in qualche misura pretendere, che i grandi centri di formazione, come le università, la scuola dello sport e pure gli istituti privati e qualificati, svolgano una didattica appropriata alle reali esigenze delle ASD e SSD e dei loro dirigenti, spesso persone animate da buona volontà. Oggi, non basta più la buona volontà, occorrono competenze, mirate e specifiche”.

Con così tanti profili operanti nel settore sportivo e con percorsi di formazione differenti offerti da diversi Istituti, scuole o centri, si potrebbe pensare che una soluzione per inquadrare meglio i professionisti del comparto sia rappresentata dagli albi professionali. Secondo l’avvocato Giorgio Sandulli, questa non sarebbe la scelta più corretta. O almeno, non per tutte le categorie.

Nell’ambito della riforma dell’ordinamento sportivo – commenta Sandulli – le figure sono tantissime, alcune hanno bisogno di accreditamenti specifici e magari anche di albi, come gli agenti, i direttori sportivi, gli istruttori delle discipline tecniche. Quando io mi riferisco alla contrarietà agli albi, parlo dei dirigenti sportivi in senso generale, ossia i manager che gestiscono le associazioni dilettantistiche. Abbiamo 100.000 associazioni dilettantistiche che hanno specificità diverse, non possiamo pensare di chiudere quelle specificità all’interno di un unico registro. Rischiamo di chiudere lo sport in sé stesso”.

 

La riforma dello sport ha messo ordine ad un sistema caotico. Per produrre ulteriori effetti positivi in futuro, però, ha bisogno di altri correttivi e linee guida. Anche per quanto concerne la formazione dei protagonisti.

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