Ormai è risaputo, ogni volta che camminiamo per strada, non possiamo non notare un adolescente che tiene la testa china per guardare il proprio smartphone. La situazione sembra star sfuggendo di mano ai ragazzi ma altresì alle famiglie e alle scuole. Ma cosa ci dicono i numeri sull’uso di questi dispositivi tra i giovani?
Cosa ci dicono gli ultimi dati ISTAT
L’indagine ISTAT, risalente al biennio 2021/2022, ha svelato un dato alquanto preoccupante. Gli adolescenti italiani, di età compresa tra i 6 e i 17 anni, sono praticamente incollati al proprio cellulare.
Ben il 73% di essi si è collegata quotidianamente a internet e il 65,5% ha utilizzato lo smartphone ogni giorno.
Un dato ancora più sorprendente riguarda però i più piccoli: tra il 2018 e 2022, è infatti aumentato in modo singolare il numero di bambini che tra i 6 e i 10 anni possiede e usa liberamente uno smartphone.
Il telefonino è altresì diventato lo strumento preferito per navigare in rete, soprattutto tra i 14-17enni, dove il 92% lo utilizza ogni giorno.
Questa connessione costante offre ai ragazzi un accesso illimitato all’informazione, ma espone anche a rischi come le fake news, incitamento all’odio e la disinformazione.
In conclusione, i dati ISTAT ci mostrano come i giovani siano sempre più digitalizzati attraverso i propri smartphone, con la situazione che sicuramente non è migliorata negli ultimi anni. Questo è un fenomeno complesso, che porta con sé grandi opportunità, ma anche nuove sfide.
Le nuove tecnologie, con l’intelligenza artificiale assieme ad essa, rappresentano un’opportunità straordinaria, ma anche una sfida. È quindi fondamentale promuovere un uso consapevole e critico di questi strumenti, per evitare che i ragazzi ne subiscano gli effetti negativi.
Come si sta muovendo l’Italia per proteggere i minori
A tal senso, il nostro Paese sta cercando di muoversi al meglio per riuscire a frenare questo fenomeno.
Passi importanti sono stati effettuati dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dal lavoro di squadra dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo con l’Accademia Nazionale delle Scienze Forensi.
“Contrastare il Cyberbullismo e formare nuovi giovani consapevoli” è l’obiettivo che il commissario di AGCOM, Massimiliano Capitanio, rilasciando un’intervista al quotidiano Repubblica, si pone di raggiungere dopo la pubblicazione delle nuove linee guida.
Ad oggi per gli adolescenti è diventato facilissimo accedere a qualsiasi sito, che sia un sito di scommesse, un sito con contenuti pornografici, o un sito per comprare alcol o altre sostanze illegali. Alla domanda “Hai 18 anni?” non devono far altro che cliccare sul “Si” per entrare liberamente su uno di questi siti.
L’identificazione, come la supervisione dei genitori, ovvero il “parental control”, diventa quindi uno dei punti chiave delle nuove norme targate AGCOM, per far sì che i minori non siano ammaliati da fake news e truffe online.
Ed è anche per questo che entra in gioco l’introduzione del Patentino Digitale, con nuove linee guida che possano coinvolgere sempre più studenti e studentesse del territorio italiano. Stando a quanto detto dal Massimiliano Capitanio a Repubblica, ovvero che “solo il 48% degli italiani possiede competenze digitali di base”, a riguardo sono altresì intervenuti due realtà per accelerare l’inserimento del Patentino e non solo.
Generazione Z: dipendenti digitali o cittadini consapevoli?
L’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo con l’Accademia Nazionale delle Scienze Forensi hanno recentemente lanciato, durante la giornata Nazionale sulle Dipendenze Tecnologiche e il Cyberbullismo tenutasi il 30 novembre scorso, una campagna di raccolta firme.
L’iniziativa è nata con l’intento di invocare l’intervento governativo al fine di istituire un tesserino digitale obbligatorio per l’accesso agli smartphone e di vietare il loro impiego ai ragazzi al di sotto dei tredici anni.
Ma i ragazzi sarebbero d’accordo a tutto ciò? La risposta ci viene data dalla ricerca eseguita sempre dall’associazione nazionale che si batte contro le dipendenze assieme al Portale per Studenti Skuola.Net. Tra i 2510 giovani italiani intervistati, di età compresa tra i 10 e i 24 anni, è emerso che il 47% dei giovani italiani sostiene la necessità di introduzione di limiti d’età per l’utilizzo di smartphone e social media, proponendo rispettivamente 14 e 16 anni come soglie minime.
Una ricerca analoga è stata condotta altresì in Finlandia. Sotto la lente di ingrandimento però sono state messe, per questo caso, solamente le studentesse finlandesi.
Quanto influenza gli studenti l’uso del cellulare?
Per l’indagine in questione, condotta da Silja Kosola, sono state coinvolte 1164 studentesse di 15 e 16 anni di 49 scuole superiori, appartenenti a tre città della nazione findlandese: Helsinki, Espoo e Vantaa.
I risultati, pubblicati sulla rivista “Archives of Disease in Childhood”, hanno dato un messaggio chiaro.
Dallo studio, basato su 656 adolescenti per quanto riguarda l’uso giornaliero e su 298 su cui è stato analizzato l’uso in una settimana, è emerso che le ragazze usano mediamente il proprio smartphone per una media di quasi 6 ore al giorno, impiegando la maggior parte del tempo sui social network.
A riguardo è emerso un altro dato non di poca importanza: ben il 17% (ovvero una ragazza su cinque) è risultata social-dipendente. Dai risultati è emerso che, oltre ad evidenziare come la distrazione dai social possa abbassare il rendimento scolastico, all’uso costante dei social si possano associare vari tipi di disturbi mentali come l’ansia (tanto è vero che è anche emerso che il 37% è predisposta a soffrire di disturbi d’ansia), la depressione e la solitudine.
Questi dati sono molto importanti per capire come l’uso dello smartphone, e in maggior modo quello dei social, possa influenzare negativamente anche studenti in nazioni dove l’istruzione è sempre stata impeccabile.
Basti pensare che, da quanto emerso dal Programme for International Student Assessment (PISA) dell’OCSE del 2023 , il sistema scolastico finlandese si è collocato tra le prime dieci posizioni a livello mondiale.
Come si stanno muovendo nel resto del mondo
In precedenza abbiamo visto come il nostro Paese si sta muovendo per arginare questo problema che è sempre più diffuso tra i giovani e, stando a quanto emerso da una ricerca finlandese, abbiamo fatto un salto in una nazione diversa dalla nostra.
I social, come si può dedurre dalle righe sopra, sono il motivo principale per cui i giovani prendono lo smartphone in mano. L’utilizzo frenetico di essi, in particolar modo di Instagram, TikToK e Snapchat, può dunque portare i giovani a distrarsi in primis dai doveri scolastici, ma possono nascondere un dato ancor più preoccupante.
Molte volte sui social, e altresì sui siti web, ai minori viene data la possibilità di visualizzare liberamente temi considerati ad “alto rischio”. Stiamo parlando di contenuti social che mostrano violenze, odio, discriminazione e uso di droghe.
Ma in che modo si sta evolvendo questo tema dell’utilizzo negli altri Paesi? Andiamo a scoprirlo insieme.
Dopo l’India, che ha vietato l’utilizzo di particolari social network, come TikTok, dal 2020, anche il governo australiano si è dato da fare in tal caso. Ha infatti recentemente votato una legge che vieta l’accesso ai social ai minori di 16 anni. Essi appunto, una volta entrati sui diversi network, saranno fermati da identificazione più severe, come sistemi biometrici o la visualizzazione obbligatoria della carta d’identità.
Notizia degli ultimi giorni invece, che sta facendo il giro del mondo, è la quasi ormai imminente chiusura di TikTok negli Usa, dove i motivi sono più politici che altri. Le preoccupazioni riguardano principalmente la sicurezza nazionale, con accuse di raccolta dati sensibili da parte del governo cinese e il rischio di disinformazione.
Di conseguenza, il governo americano ha introdotto diverse restrizioni e minacciato il divieto totale dell’app, se ByteDance, la società madre cinese, non venderà le sue operazioni statunitensi.
Questa situazione ha scatenato una reazione a catena, con utenti preoccupati per la perdita di un popolare strumento di comunicazione e aziende che temono le ripercussioni economiche. Se negli Stati Uniti d’America il divieto di utilizzare la piattaforma social cinese è in dirittura di arrivo, in molti altri paesi, la proibizione del social è già stata avviata.
L’Albania invece, ha deciso di bloccare TikTok per un anno – a partire dal 2025 – a seguito di un tragico evento che ha coinvolto un adolescente. Un giovane quattordicenne è stato accoltellato a morte da un suo coetaneo a seguito di una lite che pare essere iniziata sui social e fomentata dal pubblico con commenti e incitazione alla violenza tra i due giovani ragazzi.
Le limitazioni all’utilizzo di TikTok nei dispositivi governativi sono state introdotte in diversi Paesi. Taiwan è stata pioniera nel 2023, seguita dall’Unione Europea che ha esteso il divieto a oltre 30.000 dipendenti. Anche Canada, Lettonia, Danimarca, Belgio e Regno Unito hanno adottato misure analoghe per le loro amministrazioni pubbliche.
L’impatto degli smartphone sulla vita dei giovani è un fenomeno complesso e in continua evoluzione. È essenziale che questi strumenti vengano utilizzati in modo responsabile e consapevole.
Promuovendo l’educazione digitale e sviluppando competenze ancora più critiche, possiamo aiutare le generazioni future a sfruttare al meglio le potenzialità della tecnologia, senza cadere nelle trappole dell’uso eccessivo.
Foto in copertina: Riconoscimento editoriale Shutterstock / ID: 2409569943 / Collaboratore foto: Drazen Zigic