Un 2024 da caldo record: superato il tetto di 1,5° C dell’accordo di Parigi

Adesso c’è anche la conferma. Il 2024 è stato il primo anno in cui la temperatura media globale ha superato il tetto massimo espresso dalla conferenza di Parigi del 2015: +1,6° C rispetto all’epoca preindustriale. Quella che fino a qualche settimana fa sembrava una triste previsione ora è stata ratificata da Copernicus, l’agenzia europea per il clima. Non solo, anche la NASA e l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, seppure con decimali leggermente discostanti, si sono accodati al responso, avvalorando il risultato finale.

I primi 6 mesi del 2024 più caldi di qualsiasi rivelazione precedente

I dati, purtroppo, colorano il globo con tonalità rosse. Per ben 11 mesi, il 2024 ha fatto registrare una temperatura media dell’aria oltre i riferimenti del XIX secolo, quando ancora il mondo non industrializzato non rilasciava nell’atmosfera gas e sostanze inquinanti capaci di generare l’effetto serra e, di conseguenza, surriscaldare la superficie terrestre.

Da gennaio a giugno, rivela Copernicus, “ogni singolo mese è stato più caldo del mese corrispondente in qualsiasi anno precedente”. Il periodo che va da luglio a dicembre, salvo per il mese di agosto che si è rivelato in linea con quello dell’anno prima, è stato il secondo più bollente della storia. Solo nel 2023 le medie sono state più alte.

Se si passa ad un’analisi dettagliata delle stagioni, emergono dati che evidenziano quanto il punto di non ritorno sia vicino.

L’ultimo inverno europeo (periodo: dicembre 2023 – febbraio 2024) è stato archiviato come il secondo più caldo della storia dell’umanità. Rispetto al triste primato del primo trimestre 2019-2020, la media dei gradi centigradi è risultata inferiore di 1,4° C. Confrontando i valori dello scorso inverno con quelli del periodo 1991-2020, invece si evince che la colonnina di mercurio è schizzata mediamente 1,44° C più in alto.

Nel corso dei mesi estivi, la Terra ha dovuto fare i conti con la morsa asfissiante del caldo. Il 10 luglio, ad esempio, il 44% della superficie terrestre ha fronteggiato ondate di calore di intensità compresa tra forte ed estrema. Dodici giorni più tardi, il 22 luglio, la temperatura media sul globo terraqueo ha toccato i 17,16° C (nei 365 giorni del 2024 la media è stata di 15,10° C).

I rilevamenti termici di settembre, ottobre e novembre hanno issato l’autunno 2024 dell’emisfero boreale al terzo posto della storia. La media è andata oltre gli 1,25° C dei 20 anni compresi tra il 1991 ed il 2020, attestandosi a soli 0,21° C dall’autunno 2020, il più torrido di sempre.

I record negativi di novembre 2024

Osservando i dati di novembre, gli esperti di cambiamenti climatici hanno avuto pressoché la certezza che il riscaldamento del pianeta sarebbe andato verso un triste record. L’undicesimo mese del 2024 è stato battuto solo dal novembre precedente. Rispetto alla temperatura media preindustriale, l’aria della Terra è stata più calda di 1,62° C. Se i termini vengono paragonati a quelli del 1991-2020, allora l’incremento risulta essere di 0,73° C.

Copernicus: l’accordo di Parigi non è fallito

L’accordo di Parigi non può essere ignorato né dichiarato fallito sulla base di quanto emerso nel corso del 2024. Copernicus ci tiene a precisare che quanto stabilito nella Capitale francese, ovvero mantenere la temperatura globale al di sotto di 1,5° C rispetto all’epoca preindustriale, non si basa sui riferimenti inerenti ad un singolo anno, ma ad un arco temporale più ampio. Il periodo da considerare è di 20 anni. In questo momento, l’aumento è di 1,3° C.

Tuttavia, specificano dall’agenzia europea sui cambiamenti climatici, la tendenza in atto non può far dormire sonni tranquilli. C’è il rischio che la soglia venga superata tra la fine di questo decennio ed il prossimo (parole del Direttore di Copernicus, Carlo Buontempo, rilasciate a La Repubblica).

Continuare a superare costantemente il limite imposto nel 2015 a Parigi potrebbe innescare degli effetti paragonabili alla forza di una valanga. Arrestarli sarebbe impossibile. Uragani, incendi come quelli di Los Angeles, alimentati da venti caldi e anomali per il periodo dell’anno, lunghi periodi di siccità e precipitazioni dalla portata eccessiva, per via del riscaldamento di mari ed oceani e della conseguente maggiore presenza di vapore acqueo nell’atmosfera (+5% rispetto alla media registrata tra il 1991 e il 2020), potrebbero essere ancora più violenti e catastrofici.

L’ambiente sta già presentando all’umanità un conto molto salato. Secondo l’assicurazione Munich Re, i cambiamenti climatici hanno causato nel solo 2024 11 mila morti e danni per 320 miliardi di dollari, ossia un terzo in più rispetto al 2023.

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