“Questo ragazzo ci sta portando sulla luna”. Così Paolo Bertolucci, uno dei fantastici “quattro moschettieri” che nel 1976 regalarono all’Italia la prima, storica Coppa Davis, ha commentato in diretta su Sky Sport il successo di Jannik Sinner alle ATP Finals di Torino. Una frase che può suonare come un’iperbole, ma che racconta tanto e sintetizza in meno di cinque secondi il 2024 del ventitreenne di San Candido da numero 1 del mondo.
Bertolucci ha ragione. Sportivamente parlando e con le dovute proporzioni, la vittoria di Jannik Sinner contro lo statunitense Taylor Fritz si può accostare alla missione dell’Apollo 11. Per noi italiani, il 17 novembre 2024 è un altro 21 luglio 1969. A Torino, Sinner ha compiuto un’impresa simile a quello di Neil Armstrong.
Il suo trionfo, l’ennesimo per un ragazzo talentuoso e virtuoso, rappresenta altresì un grande passo per tutta l’Italia che pratica, ama e segue lo sport, non solo il tennis. Ma quello che più conta è che un simile successo ha avuto, ha ed avrà anche in futuro una valenza sportiva, sociale, economica e mediatica senza precedenti.
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La valenza sportiva del successo di Sinner alle ATP FInals
Dal 1970, da quando Stan Smith scrisse il suo nome nell’albo d’oro della manifestazione più importante dell’anno dopo gli slam, Sinner è il 26° Maestro. Nessuno italiano, prima di ieri, era riuscito nell’impresa. Un anno fa, l’altoatesino si era dovuto inchinare a sua Maestà Novak Djokovic. Oggi, a distanza di 365 giorni, quella sconfitta con un doppio 6-3 può essere letta come un primo tentativo di allunaggio. Una prova generale di quello che l’attuale numero 1 del mondo avrebbe compiuto domenica 17 novembre 2024.
Se volessimo affermare che il Sinner di oggi è figlio della finale 2023, sicuramente non saremmo tacciati come eretici. Anzi, non c’è dubbio che, un anno fa, sul cemento indoor torinese sia scattato un interruttore. Perché da quel momento in poi, in campo si è potuto ammirare un altro Sinner: più pronto, preparato e forte anche mentalmente. Un giocatore che per qualità tecniche e capacità di resistenza, resilienza e di lettura delle situazioni di gioco può essere paragonato proprio a Nole Djokovic.
Sinner è il primo atleta nato dopo il 2000 a conquistare le ATP Finals. Ma i suoi record non finiscono di certo qui. Come il britannico Murray nel 2016, ha vinto la manifestazione da giocatore di casa e, alla stregua di Federer e Djokovic, può vantare un triplete speciale: vincere nel corso dell’anno le tre maggiori competizioni mondiali disputate sulla superficie veloce (Australian Open, US Open e ATP FInals).
Il suo percorso a Torino è stato immacolato. Ha spazzato via, senza perdere neppure un set, Alex De Minaur, lo stesso Taylor Fritz per ben due volte, sia nel round robin sia in finale e sempre con un doppio 6-4, Daniil Medvedeev e Casper Ruud. Dal 1986 ad oggi, solo Ivan Lendl, il grande campione ceco, era riuscito a mantenere inviolata la casella dei set persi nel torneo.
Vittorie, punti e soldi. Tanti, in questo 2024. Il successo di domenica è il 18° titolo conquistato in carriera. Nell’era open, neppure Adriano Panatta aveva fatto altrettanto. La settimana torinese, conclusa senza perdere un set, gli ha consentito di incassare 4,6 milioni di euro di premi e di chiudere l’anno con 11.830 punti. Soltanto Djokovic, Federer, Nadal, Murray e Sampras hanno terminato la stagione superando quota 11.000. Jannik Sinner, insomma, è a tutti gli effetti nell’élite del tennis mondiale.
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Un Campione anche fuori dal campo
Il fenomeno Sinner fa bene al movimento tennistico, ma anche alla società italiana. Il campione di San Candido è amato, ammirato, adorato ed ascoltato da grandi e piccoli. In tanti vorrebbero emularlo. Definirlo un modello è corretto. Anzi, lui stesso vuole essere un esempio soprattutto per i più giovani.
Con gli occhi di milioni di persone e i microfoni e le telecamere di mezzo mondo puntati addosso non è facile. Il campione sa che ogni suo gesto e ogni sua parola verranno analizzati, vivisezionati e giudicati. Nonostante la pressione cui è soggetto, il suo equilibrio, il suo self-control e la sua sobrietà spiccano.
Per certi versi, si scontrano con i tempi che stiamo vivendo. Di sicuro, gli permettono di vivere le partite senza eccessi, di mostrarsi in maniera naturale e spontanea dinanzi ad un avversario o ai media e di gestire nel migliore dei modi anche le situazioni più controverse, come la vicenda della positività al Clostebol sulla quale presto si pronuncerà la WADA, dopo che la ITIA (l’agenzia internazionale per l’integrità del tennis) lo aveva assolto, giudicandolo non colpevole.
In questo 2024, di Sinner saranno ricordate le vittorie e pure le lezioni di vita. Quel “vorrei che tutti avessero dei genitori come quelli che ho avuto io, che mi hanno permesso di scegliere quello che volevo, anche da giovane. Non mi hanno mai messo sotto pressione. Auguro a tutti i bambini di avere la libertà che ho avuto io”, pronunciato dopo la vittoria in Australia, non è solo una dedica a papà Hanspeter e a mamma Siglinde, è un appello agli adulti.
I suoi pensieri, insomma, vanno oltre la rete, i tornei e i viaggi intorno al mondo per fare quello che più gli riesce bene: giocare a tennis. La sua sensibilità e la sua voglia di lasciare un’impronta visibile nella società civile contribuiscono ad elevare la statura del Campione. Nella sua testa, infatti, ci sono progetti che travalicano l’universo sportivo. Ne è un esempio la nascente fondazione che porterà il suo nome e che si occuperà di persone fragili ed in difficoltà e pure di animali.
Un ragazzo che fa muovere pure l’economia
I successi del numero 1 del tennis fanno fregare le mani anche agli sponsor, ai dirigenti della Federazione e a chi vive dell’indotto generato da un evento sportivo come le ATP Finals. Se le aziende che hanno creduto in questo ragazzo dai capelli rossi ci guadagnano in termini di visibilità e di ROI (return on investment), a Roma e a Torino, rispettivamente sedi degli Internazionali di Tennis e delle ATP Finals, ogni volta si abbattono tutti i precedenti record.
304.675 e 210.275 sono stati i biglietti venduti nella Capitale e gli spettatori presenti alla cerimonia di apertura, alle partite, agli allenamenti e alla Fan Village nel capoluogo piemontese. Se l’impatto economico del Master 1000 disputato al Foro Italico è stato di 615,6 milioni di euro, di cui 274,6 diretto, 233 indiretto e 108 indotto, l’evento di Torino, secondo l’Istituto Boston Consulting Group, ha prodotto 503,4 milioni, di cui 225,7 come impatto diretto, 192,3 come impatto indiretto e 85,4 come indotto. Con un Campione come Sinner è presumibile che pure le prossime edizioni dei due tornei siano all’insegna del boom.
È notizia di domenica che l’Italia continuerà ad ospitare le finals fino al 2030. Il Governo, la FITP e le istituzioni hanno fatto il loro dovere per mantenere il torneo anche dal 2026 al 2030. Da stabilire la sede. Con ogni probabilità sarà ancora Torino, visti e considerati i successi. Ma con le Olimpiadi di Milano e Cortina alle porte non è escluso che la manifestazione tra i migliori 8 tennisti del mondo possa traslocare nel capoluogo lombardo.
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Sinner, un fenomeno anche mediatico: 5,2 milioni gli spettatori davanti alla tv per la finale
Fenomeno sportivo, sociale, economico e pure mediatico. Ormai, è assodato che Jannik Sinner sposti le masse ed influenzi i palinsesti, tanto della tv pubblica quanto di quella a pagamento. Come Alberto Tomba e Valentino Rossi, il ventitreenne di San Candido è un personaggio trasversale: unisce davanti alla televisione milioni di telespettatori. La sua fama va oltre gli appassionati che seguono o amano il tennis.
Sommando i dati auditel di Rai2 e Sky, si evince che 5,2 milioni di connazionali (3,5 sulla Rai e 1,7 su Sky) hanno seguito il successo del numero 1 delle classifiche ATP contro Taylor Fritz. L’anno scorso, per la finale tra Sinner e Djokovic, fu registrato il miglior risultato della storia televisiva italiana per una partita di tennis: 6,7 milioni di telespettatori collegati, di cui 5,5 milioni sul canale Rai e 1,2 sulla piattaforma satellitare.
Sinner è capace di vincere contro i suoi avversari e pure contro il calcio. Domenica 10 novembre, prima giornata delle ATP Finals, per il match tra il nostro connazionale e l’australiano De Minaur, disputatosi in contemporanea con il posticipo serale di Serie A tra Inter e Napoli, i telespettatori sono stati 2,3 milioni, contro gli 1,7 che hanno seguito il pareggio tra nerazzurri e partenopei su Dazn.
Nel corso della settimana, poi, i dati auditel sono andati in crescendo. 2,9 milioni di telespettatori per l’incontro di round robin contro Fritz, 2,8 milioni per il terzo match contro Medvedev, quando la Nazionale di Luciano Spalletti giocava in Belgio la sua partita di Nations League, e 3,1 milioni per la semifinale contro Ruud.
Sinner piace. I numeri dei telespettatori sono lì a dimostrarlo, le percentuali di share, poi, lo confermano. Il 27,2% di share per la finale (un anno fa era del 35,7%) indica che più di un italiano su 4 ha trascorso il tardo pomeriggio del 17 novembre davanti alla televisione.
Che la chiamiate Sinnermania o lezione sinneriana poco importa. Quello che è certo è che, come ha affermato Bertolucci, questo ragazzo ci sta portando, almeno in senso figurato, sulla luna. “È una fortuna – come ha aggiunto in cronaca l’ex tennista – poterlo seguire e farci accompagnare“.
PHOTO: ID Shutterstock 2453147481 | Fotografo: Victor Velter