L’America’s Cup è già nel futuro, Luna Rossa ci sarà e sarà più giovane

I cantieri navali di Barcellona che hanno ospitato l’America’s Cup iniziano ad essere smantellati. Sono trascorsi soltanto pochi giorni dall’assegnazione della 37ª edizione della competizione velica più antica ed affascinante del momento ed è già tempo di pensare alla prossima sfida. Anzi, di immergersi nel futuro prossimo. Riusciranno i più blasonati yacht club del mondo ad interrompere il dominio di Team New Zealand? Ma soprattutto, quando e dove si disputeranno i match race della 38ª America’s Cup?

America’s Cup: a Barcellona Team New Zealand si è ripresa la brocca d’argento

Si riparte dal presente. I signori del vento e del mare, in questo momento storico, sono i neozelandesi. Come avevano previsto gli addetti ai lavori, il Defender ha riportato la Coppa delle 100 ghinee in patria. Per il team capitanato dal patron Grant Dalton e dal timoniere Peter Burling si tratta del terzo successo consecutivo. In finale, Taihoro – questo il nome dello scafo AC75 dei kiwi – non ha lasciato scampo ai sudditi di Sua Maestà di Team Ineos Britannia. Il baronetto della vela Ben Ainslie, dopo aver compiuto l’impresa di eliminare Luna Rossa Prada Pirelli nella finale di Louis Vuitton Cup, si è visto rifilare un cocente 7 a 2 dal Royal New Zealand Yacht Squadron.

Dal 2017 ad oggi, BMW Oracle Racing, Luna Rossa Prada Pirelli Team e, per l’appunto, Ineos Team UK sono stati costretti a guardare sempre la poppa di Team New Zealand. I risultati delle tre finali, rispettivamente 7-1, 7-3 e 7-2, testimoniano come i velisti con l’outfit all-black siano inarrivabili e dominanti. Impressionanti, per certi aspetti. Perché il consorzio di Grant Dalton è nato nel 1993.

Da 30 anni, detta legge sui campi di regata. In condizione di forte vento o di brezza leggera lo scafo più veloce è sempre quello neozelandese. Al di là della qualità dell’imbarcazione e della sua capacità di evolvere tecnologicamente e dal punto di vista ingegneristico, c’è la capacità di un team di rinnovarsi e di diventare un modello da seguire.

Scottati ma non tramortiti, i britannici guardano al futuro. Neppure il tempo di metabolizzare il K.O. in finale, che Ineos Team UK ha presentato la sfida ai detentori. Il gruppo dell’armatore Jim Ratcliff sarà ancora una volta Challenge of Record ed avrà così l’ingrato compito di discutere le regole della prossima edizione dell’America’s Cup insieme al Defender.

Cosa farà Luna Rossa?

Un team, quindi, è già pronto ad entrare in acqua. Ma gli altri? Luna Rossa Prada Pirelli Team, qualora le regole non dovessero essere letteralmente stravolte, si presenterà al gate di partenza. Patron Patrizio Bertelli ha l’ossessione di portare per la prima volta la Coppa America in Italia. La campagna di Barcellona non è andata come voleva. Luna Rossa aveva un’ottima imbarcazione – secondo gli esperti, lo scafo italiano era il più vicino e simile a quello dei vincitori – ed anche un team di prima scelta, con Checco Bruni ed il mago delle rimonte James Spithill al timone.

Tra sfortune varie e strategie non propriamente azzeccate, il consorzio italiano si è dovuto inchinare ai britannici in finale di Louis Vuitton Cup. L’uscita anticipata dal trofeo sportivo più antico del mondo ha imposto una sorta di rivoluzione. Scendono dal pozzetto dell’AC75 i due timonieri ed al loro posto entrano i giovani. Marco Gradoni e Ruggero Tita, il meglio che la next gen della vela italiana possa offrire, saranno i due uomini al comando dello scafo di 23 metri. La loro missione si chiama 38ª edizione dell’America’s Cup. Il loro obiettivo: dare la caccia a Peter Burling e dimostrare che l’Italia ha un’antica e valida tradizione velica.

America's Cup Team Luna rossa Prada Pirelli
Team Luna Rossa Prada Pirelli | PHOTO CREDITS: ID shutterstock 2529965123 | Fotografo: SergiCL Barcellona, Spagna: 12/24 ottobre: il team italiano viene accolto in porto dopo aver vinto la finale della Women’s America Cup. Giulia Fava e Maria Vittoria Marchesini inseguono un collega sul ponte per festeggiare

38ª Americas’ Cup: Luna Rossa con Gradoni e Tita

Cresciuti nel vivaio voluto da Patron Bertelli e da Max Sirena, team director di Luna Rossa Prada Pirelli, Gradoni e Tita sono due timonieri dal grande futuro.

Romano, classe 2004, Gradoni ha già vinto una Coppa America, seppur giovanile. Nelle acque di Barcellona, infatti, per la prima volta nella storia, si sono svolte anche le manifestazioni giovanili under25 e quelle femminili (in entrambe le competizioni, i team di Luna Rossa Prada Pirelli hanno messo in fila tutte le altre pretendenti, risultando i migliori e dimostrando come l’Italia abbia una scuola di tutto rispetto).

Il passaggio dalla squadra giovanile alla promozione in prima è stato naturale. Anzi, dovuto. Perché il ventenne romano ha dimostrato di essere un fenomeno ed un timoniere efficace e vincente con tutte le condizioni di vento e di onda. Il suo talento ha incantato e conquistato non solo Patrizio Bertelli, ma anche i grandi della vela. Se Sir Ben Ainslie, se un vincente come James Spithill e se pure i neozelandesi lo hanno eletto come uno dei migliori velisti in circolazione, allora un motivo c’è.

Ruggero Tita, invece, non ha bisogno di presentazioni. Il trentaduenne di Rovereto vanta due medaglie d’oro olimpiche nei Nacra 17 insieme a Caterina Banti. Il duo azzurro è stato l’unico che a Parigi ha riconfermato la straordinaria performance di Tokyo. Già nel team principale di Luna Rossa Prada Pirelli, anche se costretto a stare in panchina, Tita, tesserato per il gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, è ormai pronto a prendersi la responsabilità di virate e strambate.

Oltre a Luna Rossa, tra gli sfidanti di Team New Zealand e Ineos, dovrebbero esserci sicuramente gli statunitensi e gli svizzeri di Alinghi. Da capire, invece, che cosa faranno i francesi, mentre altri consorzi hanno già manifestato l’interesse ad iscriversi. Prima, però, bisognerà conoscere le regole, le date ed il luogo della 38ª America’s Cup.

Quale sarà il futuro della Coppa America?

Nelle ultime ore, si sono sparse diverse voci, a partire dalle sede ospitante. Barcellona rischia di non rivedere in acqua gli scafi AC75. I motivi sono da ricercare in diversi ambiti. In primis, logistici. Il porto di Barceloneta non può essere ampliato. Qualora il numero degli sfidanti dovesse aumentare, non ci sarebbero sufficienti hangar per ospitare team ed imbarcazioni. Un altro fattore è legato alla scarsa partecipazione dei catalani. L’America’s Cup non è arrivata al cuore di una città che comunque vive sul mare. Lo scetticismo della comunità si denota anche nel cercare di capire quanti turisti, effettivamente, abbiano raggiunto la Catalunya per la manifestazione sportiva.

Se non sarà più Barcellona la sede dell’America’s Cup, quali potrebbero essere le future destinazioni? Una riflessione verrà fatta su Auckland. Anche se Team New Zealand volesse giocarsi le proprie chance nel golfo di Auraki, dovrebbe fare i conti in tutti i sensi con il pensiero del Governo. Le difficoltà finanziarie e la crisi economica non permettono al parlamento di votare a favore di un ingente finanziamento pubblico.

Jeddah, che ha ospitato alcune regate di avvicinamento alla 37ª edizione, al momento è un’outsider. Può contare sulla visione della famiglia reale Al Saud, che vede nello sport un veicolo di crescita per il Paese, ma non sull’appoggio incondizionato degli yacht club iscritti all’ultima edizione.

Che si rimanga in Europa non è utopia. Che sia ancora la Spagna a beneficiare dell’impatto generato dall’America’s Cup sembra quasi una certezza. Malaga e Valencia farebbero carte false per vedere una sfida finale tra Peter Burling ed il duo Tita – Gradoni. Del resto, la terza città spagnola per numero di abitanti conosce il fascino della sfida tra gli yacht club. Nel 2007 e nel 2010, ha visto trionfare gli svizzeri di Alinghi. Per Malaga, invece, sarebbe la prima volta.

Tra due anni, poi, potrebbero iniziare le prime regate di flotta e la fase di avvicinamento alla 38ª edizione. L’atto conclusivo, secondo gli esperti, potrebbe essere fissato per il 2027, fra tre anni. Timonieri e trimmer (coloro che regolano le vele), con molta probabilità, saliranno ancora a bordo degli AC75. Rispetto all’assetto attuale, potrebbero essere valutate alcune modifiche. La prima riguarda il peso delle imbarcazioni, la seconda, invece, la configurazione dell’equipaggio. Ci saranno ancora i cyclor, i ciclisti-velisti che generano l’energia per muovere le vele? Difficile prevederlo oggi. In ogni caso, bisognerà attendere ancora qualche mese, quando Defender e Challenge of Record si esprimeranno sul regolamento.

 

Photo Credits: ID Shutterstock 2528229881 | Fotografo: Zkolra | Barcellona, Spagna – 5 ottobre 2024: preparazione yacht regata dell’America’s Cup prima della gara

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