Ottobre rosa: il gap tra Nord e Sud in termini di screening e prevenzione

Ottobre è il Mese Internazionale di Sensibilizzazione sui Tumori del Seno. Non si ripete mai abbastanza quanto prevenzione e screening siano fondamentali per consentire un’elevata qualità della vita e per intervenire in tempo utile sulla formazione di neoplasie. Durante quindi i primi passi d’autunno, con tale finalità, vengono infatti attivate numerose iniziative per portare le donne a effettuare i controlli necessari: screening gratuiti, incontri in piazza e campagne di comunicazione.

Un esempio è rappresentato da “La Prevenzione è il nostro capolavoro”, iniziativa il Ministero della Cultura e Komen Italia (con il Patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e della Fondazione Pubblicità Progresso) che insieme, ormai da cinque anni, danno vita a questa campagna nazionale collaborando con istituzioni sanitarie, universitarie, imprenditoriali, del terzo settore e dello sport, mettendo a disposizione dell’utenza di riferimento eventi di sensibilizzazione, incontri educativi, offerta gratuita di esami di diagnosi precoce e programmi per il potenziamento delle terapie integrate in oncologia.

Oppure, ancora, dalla campagna “LILT for Women – Nastro Rosa 2024”,  promossa dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, dedicata all’informazione e alla sensibilizzazione. 

L’iniziativa è stata presentata al Ministero della Salute ed è stata così commentata dal titolare del dicastero, Orazio Schillaci: “La storia recente della lotta al cancro è costellata da grandi scoperte e segnata da formidabili passi avanti nelle prospettive di guarigione, sopravvivenza e qualità della vita dei pazienti. Ma si può e si deve fare più prevenzione. Anche grazie al ruolo cruciale svolto dalla LILT, abbiamo intensificato le iniziative di sensibilizzazione per promuovere l’adozione di stili di vita sani e l’adesione ai programmi di screening”.

I numeri del rapporto “i numeri del cancro in Italia 2023”

I numeri del cancro in Italia 2023” il rapporto realizzato da AIOM, la cui introduzione porta la firma del Ministro Schillaci, evidenzia come effettivamente il tasso di mortalità relativamente alle neoplasie sia andato a calare negli anni, tuttavia affronta anche il tema complicato dell’andamento degli screening, della prevenzione e dell’incidenza di alcuni tumori, in particolar modo quello oggetto di questa analisi, sulla vita delle donne in determinate fasce di età (si consideri quella più a rischio 35-50). 

Il tumore femminile più frequente: i numeri in Italia

L’indagine, in primo luogo, conferma che il carcinoma mammario è il tumore femminile più frequente, rappresentando il 30,0% di tutti i tumori nelle donne. Nel 2023, in effetti, sono state oltre 56 mila le diagnosi di cancro al seno. 

Nei prossimi decenni, si legge ancora nel documento, si stima che il numero assoluto annuo di nuove diagnosi oncologiche in Italia aumenterà, in media, dell’1,3% per anno negli uomini e dello 0,6% per anno nelle donne. Per il tumore della mammella l’aumento è stimato in +0,2% per anno. 

Un dato che potrebbe considerarsi positivo è quello legato alla tendenza alla diminuzione della mortalità per il carcinoma mammario, vale a dire -0,8% all’anno; numero attribuibile ai programmi di diagnosi precoce e agli enormi progressi sviluppati dalla scienza negli ultimi anni. 

L’importanza degli screening

Veniamo al punto. Uno dei temi cardine è quello dello screening. Pur essendo uno strumento di vitale importanza è sottovalutato dall’utenza, anzi in moltissimi casi, anzi in oltre la metà dei casi, è ignorato l’invito a partecipare agli esami a tappeto gratuiti. Ma perché? A questa domanda ha provato a rispondere un’indagine recentemente condotta da Europa Donna Italia in collaborazione con Swg e con il supporto dell’Osservatorio Nazionale Screening.

600 le donne campione, di età compresa tra i 45 e i 74 anni, a cui è stato sottoposto il sondaggio. Guardando ai risultati emerge subito un’indicazione interessante: 80 donne su 100 hanno effettivamente ricevuto la lettera per prendere parte all’attività di screening; sul totale (quindi le 600 destinatarie del survey) il 50% ha poi aderito, il 21% lo ha fatto ma in maniera incostante e il 9% invece ha declinato.

Molte di queste, circa il 60%, ritiene di fare già prevenzione adeguatamente, il 9% non ritiene consoni gli orari o i giorni degli appuntamenti indicati nella lettera, il 7% ammette di avere timore di scoprire qualcosa che non vorrebbe, il 6%, invece, pensa che non sia necessario sottoporsi allo screening, il 5% non ha fiducia nel tipo di protocollo e, infine, il 2% non aderisce a causa di esperienze poco positive provate da altre persone. 

Tumore al seno e screening: la forbice tra Nord e Sud

Il Rapporto AIOM offre, a tal proposito, la possibilità di andare con una lente di ingrandimento in giro per l’Italia e capire che sussiste anche in questo caso un gap da colmare tra il Nord e il Sud della Penisola. 

Innanzitutto è necessario sapere che le “attuali linee di indirizzo per gli screening oncologici sono definite all’interno del Piano Nazionale per la Prevenzione 2020-2025 e del Piano Oncologico Nazionale 2023-2027.

Alla definizione di queste linee ha concorso anche l’Osservatorio Nazionale Screening (ONS), un network di coordinamenti regionali di screening, che svolge funzioni di supporto tecnico per il Ministero della Salute e per le regioni”. I due piani si pongono i medesimi scopi e tracciano azioni di consolidamento degli screening LEA e di sviluppo dei nuovi screening in sintonia con le recenti raccomandazioni del Consiglio Europeo.

Ed è anche importante sapere che si deve tener conto della capacità di offerta del SSN (i cui valori dell’indicatore si attestano all’85,9% per il mammografico – range dal 101,6% al Nord al 58,3% al Sud), ma anche della partecipazione dei cittadini.

“I dati di adesione – recita il documento – pubblicati nel Rapporto breve ONS sul 2021, evidenziano, analogamente alla estensione, un gradiente Nord-Sud. L’adesione complessiva al programma mammografico è del 56,2% con importanti differenze tra macroaree (Nord 64,7%; Centro 50,2%; Sud e Isole)”. 

È dunque evidente che per fronteggiare l’ostacolo è basilare adeguare l’offerta nella macroarea Sud e Isole (per quanto riguarda lo screening mammografico, solo Molise e Sicilia sono in grado di garantire un’offerta superiore al 90%, mentre Abruzzo, Basilicata, Campania, Puglia e Sardegna garantiscono l’invito rispettivamente al 60,1%, 69,1%, 53,4%, 47,3% e 50,8% della popolazione avente diritto) ma anche lavorare sulla partecipazione, in cui va incluso anche il Centro Italia. 

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