Allarme inquinamento acque italiane: su 394 campioni valutati il 36% è risultato inquinato

Quanto sono inquinate le nostre acque? E perché dovremmo essere più preoccupati di quanto non lo siamo già? A rispondere ci pensa Legambiente. Si è concluso, difatti, il bilancio estivo svolto tra Goletta Verde e Goletta laghi 2024 (due iniziative storiche di Legambiente), che ha dipinto un quadro generale alquanto preoccupante sulla situazione delle acque italiane.  

Una condizione che peggiora di anno in anno. Se nel 2022, sempre dagli studi effettuati dalle associazioni ambientaliste, erano risultati oltre i limiti di legge il 31% delle acque marine e dei laghi monitorate e nel 2023 il 32%, il quadro generale del 2024 non è per niente rassicurante: su 394 campioni esaminati, ben il 36% pare aver superato i limiti di legge, con 101 campioni classificati come “Fortemente Inquinati“. 

L’impronta dell’uomo sull’acqua: le cause dell’inquinamento 

Tra le problematiche che preoccupano maggiormente e che rendono la situazione particolarmente grave: l’inadeguatezza dei sistemi di depurazione, la presenza di scarichi abusivi e l’aumentare degli eventi meteorologici estremi legati dai cambiamenti climatici. Questa, tra le altre cose, rappresenta anche l’elemento più incidente: la siccità che ha caratterizzato il meteo delle regioni del Sud e i violenti nubifragi del Nord, mettendo a dura prova gli ecosistemi acquatici.

Le zone più e meno critiche

Sono diverse le aree che necessitano di particolati monitoraggi: foci fluviali, i canali e i corsi d’acqua che sfociano nel mare o nei laghi. Dai dati raccolti da Goletta Verde risulta che sono le foci dei fiumi ad essere in cima agli spazi più critici con il  47% (185 su 394) dei campioni totali che sono stati prelevati in queste zone. In particolare, il 59% delle estrazioni effettuate in tali luoghi (109 su 185) ha mostrato un inquinamento superiore ai limiti consentiti.

Quanto invece alle analisi condotte nelle acque lacustri e marine si rilevano dati meno allarmanti; solo il 14% dell’elemento raccolto ha evidenziato una qualità che può definirsi scadente.

Acque italiane sotto stress: dati sempre più allarmanti

Il mare resta il tema più discusso e di complessa gestione. L’indagine infatti evidenzia un dato perentorio: un punto inquinato ogni 76 km di costa. Per la prima volta quest’anno, 18 siti costieri e lacustri (tra cui Maggiore, Orta, Trasimeno e Bolsena) sono stati sottoposti a controlli più serrati da parte delle due associazioni. Si è palesato un ulteriore problema: su 45 campioni (32 lungo la costa e 13 nei laghi) ben il 69% di quelli analizzati ha mostrato livelli di inquinamento superiori ai limiti di legge altresì nei mesi precedenti all’estate. Lo stato di salute delle acque, quindi, risulta essere precario e gli interventi sono sempre più urgenti. 

Coste e laghi: un bilancio preoccupante 

Sono stati analizzati in aggiunta 265 punti lungo le coste di 15 regioni, rivelando che il 37% è risultato al di fuori dei limiti consentiti. Parlando dei laghi, invece, ne sono stati analizzati 39 in 11 regioni italiane e su 129 campioni, il 33% è risultato inquinato, mentre il 67% è rientrato nei limiti di legge.

Legambiente chiede un piano d’azione urgente

Legambiente, come sempre, è in prima linea ed espone non solo piani d’azione, ma anche elementi a supporto di un bisogno fisiologico del Pianeta: quello di essere salvato. L’Italia quanto a interventi non risulta essere in linea soprattutto relativamente al tema della  depurazione che è scarsa e inefficiente, rappresentano un problema cronico per il Paese, che ha già sborsato oltre 142 milioni di euro di sanzioni. Serve dunque un piano nazionale ambizioso per risanare le acque e prevenire future penalità.

L’associazione ambientalista ha invitato il Governo a non sottovalutare questa situazione, e a lanciare un piano nazionale per salvaguardare i mari e i laghi italiani. Tra le proposte vi sono: l’ammodernamento delle depurazioni, piani per adattarsi al cambiamento climatico, più aree marine protette e un forte investimento sulle rinnovabili, soprattutto l’eolico offshore. Quest’ultimo, in particolare, richiede una pianificazione accurata per conciliare energia pulita e tutela dell’ambiente marino.

Ha contribuito all’articolo Matteo Perito

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