“L’età fragile” è il titolo del romanzo che si è aggiudicato l’edizione LXXVIII del Premio Strega. Il volume, firmato da Donatella Di Pietrantonio (già vincitrice dello Strega Giovani 2024, nonché del Campiello 2017 con “l’Arminuta”), era tra i favoritissimi. Dunque, nessuna sorpresa né per la stampa né per gli altri cinque finalisti (quest’anno a concorrere per il titolo era la sestina composta da: Dario Voltolini, Chiara Valerio, Raffaella Romagnolo, Paolo Di Paolo e Tommaso Giartosio, oltre alla vincitrice) del riconoscimento letterario targato Fondazione Bellonci e Liquore Strega.
Einaudi potrà esibire in bacheca il 16esimo Strega della propria storia e può gioire perché il romanzo di Di Pietrantonio, partendo da un episodio di cronaca realmente accaduto sulla Maiella, negli anni Novanta, viaggia in equilibrio tra la vita e la morte, tra il lavoro duro e una classificazione dei ruoli sociali a volte illogica, un equilibrio che i lettori amano tenere; l’indagine dell’animo umano applicata a un fatto vivo nella memoria è qualcosa di estremamente contemporaneo e affascinante.
A tutte le sopravvissute
Questa è la dedica che occupa la prima pagine del volume di Donatella Di Pietrantonio: “A tutte le sopravvissute”. Altro riferimento attuale, sentito. Perché le aggressioni e le violenze di genere sono all’ordine del giorno e di sopravvissute ne è pieno il mondo.
C’è una madre che non capisce più sua figlia, i suoi silenzi, c’è un padre che lì, su quella montagna, “è stato giovane, io solo bambina”. C’è un’aria che manca. C’è un bosco in cui non “c’è solo quello che vedi”. C’è un campeggio abbandonato che “dopo diventa tuo, perché dopo il fatto non lo voleva nessuno”, e c’è il patriarcato: “Nemmeno io lo voglio, è un posto che fa paura”, un commento che passa del tutto in sordina, inascoltato, mai nemmeno preso in considerazione, perché il padre ha già deciso che “andremo dal notaio per la donazione”. “Le decisioni già prese, che non posso cambiare”.
Il fatto a cui si riferisce il padre di Lucia, la voce narrante nonché protagonista del volume, si configura nell’episodio di cronaca lasciato alla memoria storica collettiva come “il delitto del Morrone”; un evento che nell’agosto del 1997 scosse l’Abruzzo, l’Italia intera. Il 20 del mese, infatti, si consumò un crimine brutale e disumano: un pastore macedone, Halivebi Hasani, tolse la vita a due ragazze, Diana Olivetti e Tamara Gobbo; mentre Silvia Olivetti fu l’unica a salvarsi. Le tre giovani, in gita, avevano chiesto indicazioni al pastore che dopo avergliele fornite le seguì per poi sparare colpi di pistola fatali e tentare di abusare di una di loro, Diana. Silvia Olivetti riuscì a salvarsi fingendosi morta.
Di Pietrantonio torna in quel bosco con Lucia che riflette su stessa l’angoscia di quel crimine efferato, che non sa come gestire sua figlia Amanda, non riesce più rendere intelligibile il loro legame nonostante la vita e le distanze (in riferimento al trasferimento della giovane a Milano per frequentare la Statale). E riflette allora sui ruoli sociali, sul peso della memoria nella vita in progressione, sulla serietà del contesto globale per la quotidianità di ognuno.
Lo Strega in tour
Da Villa Giulia è “L’età fragile” a esserne uscito vincitore, ma questa edizione dello Strega è stata connotata da un sodalizio, da un forte senso di cameratismo tra autrici e autori in lizza. A favorire questa percezione il lungo tour pre-evento finale, ma anche le parole spese da tutte e tutti loro per spegnere le polemiche e puntare i riflettori sui libri, unici protagonisti di questa storica iniziativa culturale.
Ad ogni modo, lo Strega Tour proseguirà per la vincitrice della LXXVIII edizione toccando: il 7 luglio Lonato del Garda, il 9 luglio Roma (Festival Letterature), il 21 luglio il Festival della Marina di Villasimius, il 26 luglio Vieste (Il Libro Possibile), il 3 agosto Marciana Marina, l’8 agosto Cortina d’Ampezzo (Una Montagna di Libri), per poi riprendere alla fine del mese e concludersi in autunno.
Credits/MUSA