Il 17 giugno, presso la Sala Koch del Senato della Repubblica, è stato presentato il progetto “Campioni di vita”. Nato dalla cooperazione tra l’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile e Gestione Cittadella srl, e realizzato in collaborazione con OPES, l’iniziativa si prefigge di portare all’attenzione degli studenti e dei soggetti più fragili messaggi positivi e di speranza. Non solo, per innescare il cambiamento culturale ed estirpare dalla società tutti quei fenomeni devianti che rientrano nella sfera del bullismo e del cyber bullismo, si affiderà alle parole e alle testimonianze dei Campioni dello spettacolo e dello sport. Hanno già risposto presente all’appello dei promotori personaggi del calibro di Carlo Verdone, Niccolò Fabi e Gabriele Corsi, ma anche sportivi come Elisa Di Francisca, Manuel Bortuzzo, Francesco Bonanni e Alessia Zecchini (clicca qui per vedere l’intervista a questi 4 testimonial del progetto). Ad implementare la nutrita schiera di super testimonial non potevano mancare i fighter. Stefano Maniscalco, Matteo Fiore ed Emanuele Blandamura sono pronti a fornire il loro personalissimo contributo e la loro esperienza per mettere k.o o al tappeto ogni forma di devianza, violenza e prevaricazione.
Campioni di vita: il commento di Stefano Maniscalco e Matteo Fiore
Al margine della conferenza di presentazione, i primi a commentare il progetto sono stati Stefano Maniscalco e Matteo Fiore.
«Il consiglio che mi sento di dare ai giovani – ha dichiarato Stefano Maniscalco a risorse.news – è quello di praticare sport di inclusione. Noi atleti abbiamo l’obbligo e il dovere di portare e mandare messaggi importantissimi a tutti quei ragazzi che si approcciano ad una disciplina. Ad esempio, noi che pratichiamo karate possiamo far capire alle nuove generazioni il significato della parola rispetto. Ogni incontro, come sapete, inizia con “il saluto”, ossia la prima, vera forma di rispetto».
Alle parole del plucircampione del mondo di Karate ed attuale allenatore delle Fiamme Gialle hanno fatto seguito quelle di Matteo Fiore, campione del Mondo U21 di karate nella categoria 84 kg. «Lo sport ti dà la consapevolezza delle tue capacità. Ti permette altresì di aumentare l’autostima, aiutandoti a relazionarti anche con le altre persone. Personalmente, mi ha aiutato a sviluppare un carattere espansivo. Sono convinto che qualsiasi disciplina possa rivelarsi come il principale alleato nel contrastare il bullismo in maniera sana e con un atteggiamento positivo »
Messaggi forti e chiari quelli mandati dai due karateki che hanno risposto all’appello di Campioni di Vita. Bullismo, cyber bullismo, disagio giovanile, ma non solo. I due fuoriclasse dell’arte marziale giapponese sono impegnati anche nella lotta al fenomeno del drop out, ossia l’abbandono della pratica sportiva.
«Essendo io un figlio d’arte – ha affermato Maniscalco – e provenendo da una famiglia di artisti marziali, lo sport lo faccio da quando sono nato. Altrettanto, hanno fatto le mie sorelle, Laura e Michela, campionesse di karate e di judo. Il consiglio che mi sento di dare ai giovani è quello di praticare sport per poter sognare, per crescere a livello fisico e psicofisico ed anche per superare alcuni blocchi o complessi a livello mentale».
Matteo Fiore, invece, ha battuto il tasto su come lo studio non possa necessariamente escludere lo sport. La sua storia lo testimonia.
«Ormai esiste la credenza che non si può studiare e fare sport contemporaneamente, ma questo non è vero: io sono uno studente – ha specificatoFiore – di ingegneria e riesco a creare un equilibrio tra sport e studio. Non riesco a comprendere come quei ragazzi di 14 o 15 anni smettano di praticare una disciplina per dedicarsi unicamente allo studio. Per far sì che ciò non accada, serve una grande forza di volontà e chiaramente anche il supporto da parte dei genitori».
Inclusione, rispetto, consapevolezza, autostima e forza di volontà. Non potevano toccare concetti e valori più importanti i due Campioni.
Emanuele Blandamura: «Il coraggio oggi è solo fisico, mentre è raro quello morale»
L’ex pugile e Campione europeo Emanuele Blandamura, invece, ha risposto alla domanda “che consiglio darebbe a vittime e carnefici per poter superare una fase della vita segnata da episodi di bullismo e cyber bullismo”.
«Inizialmente vorrei citare Mark Twain: il coraggio ai giorni d’oggi è solo fisico, mentre è raro quello morale. Oggi dico ai ragazzi di coltivare più una forza interiore, piuttosto che una fisica, la quale non porta a nulla. Io credo che sia essenziale dire alle nuove generazioni, quest’oggi, che non hanno bisogno di sermoni, ma di esempi».
Il Campione europeo dei pesi medi ha concluso invitando le nuove generazioni a lavorare su loro stesse e a “sporcarsi le mani” per completare il processo di maturazione, diventando delle persone migliori.
Hanno contribuito all’articolo: Matteo Perito e Federico Ferlisi