Corsi e ricorsi storici: gli esseri umani restano ostinati e accentratori. Due tratti che impediscono di guardare con lucidità ai pericoli incombenti, nonostante ci sia una segnaletica chiassosa e sgargiante a indicarli.
Nel caso della questione ambientale – e del poco tempo che resta per risalire la china – si annoverano: i numeri perentori scanditi dal climate clock, le voci di tutte le realtà che rivolgono il proprio impegno alla questione ambientale, e il caos-richiesta-di-aiuto generato dal Pianeta stesso.
In overshoot
Nel 2023 le risorse del Pianeta Terra che avrebbero dovuto essere “centellinate” durante i 365 giorni che compongono l’anno erano terminate ufficialmente il 2 agosto. Quanto al 2024 il budget naturale è stato già praticamente prosciugato: come rammenta overshootday.org, infatti, la data X è fissata al 5 giugno. Ovvero tra un paio di settimane.
C’è un altro dato, che interessa l’Italia più da vicino: il Bel Paese è in overshoot dalla giornata del 19 maggio (fonte: Global Footprint Network); lo scorso anno, invece, si entrava ufficialmente nella fase di debito con il Pianeta il 15 maggio. In generale, dunque un andamento costante. Non propriamente un’informazione positiva. Per comprendere appieno l’entità della questione è importante quantificare il deficit: al fine di soddisfare i bisogni dell’essere umano all’Italia, ad esempio, servirebbero 2,6 Pianeti Terra (e le relative risorse).
Il WWF lancia l’allarme: “L’Italia è tra i Paesi più che consumano più risorse”
Al termine del G7 dedicato al clima dello scorso aprile – tenutosi a Torino nella Reggia di Venaria – i ministri hanno riferito di una dichiarazione congiunta che indica la necessità di perseguire gli obiettivi concordati durante la COP 28, cosa che si traduce, ad esempio, nel: progressivo abbandono dei combustibili fossili, ridurre le emissioni, aumentare la sicurezza e la sostenibilità delle materie prime critiche e così via. Insomma, un impegno importante che però necessita di attuazioni immediate, così evidenziano i dati inerenti all’overshoot.
E sulla base di quanto evidenziato dal Global Footprint Network, il WWF ha ritenuto necessario chiarire che “per soddisfare i consumi annui degli italiani sarebbero necessarie più di 4 Italie. È necessario invertire questo trend”. L’organizzazione sottolinea anche che tutta la teoria fino a ora espressa su quanto debba essere fatto per invertire la rotta è inutile se non applicata.
“A fronte di un gran parlare di ecosostenibilità, transizione energetica ed ecologica – spiega il WWF tramite i propri canali ufficiali – la verità è che per gli abitanti del Belpaese l’equilibrio con la Natura e le sue risorse è lungi da essere raggiunto. In generale, in Europa tutti consumano più di quanto gli ecosistemi producano naturalmente in un anno”.
Andando ad approfondire la questione, il WWF ricorda che il verificarsi sempre più precoce dell’overshoot non fa che dimostrare “l’aumento della pressione sui sistemi naturali del Pianeta”. L’Italia non è certo ai livelli del Qatar (che aveva già dato fondo alla “razione” di risorse nel febbraio 2024), o degli Stati Uniti, ma resta uno tra i Paesi che “consuma più rapidamente le proprie risorse”.
La biocapacità
Per intendersi, in Italia sono 60 i milioni di abitanti, 4 gli ettari globali pro capite (dati WWF): ciò significa che l’impatto di ciascun cittadino è sicuramente superiore alla biocapacità (vale a dire le risorse ecologiche) disponibile del Paese.
Esistono delle misure da adottare, come già anticipato, ma è l’urgenza e soprattutto la determinazione delle concretezza dei risultati a essere principale. Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia, commentando l’overshoot, ha acceso i riflettori su un focus fondamentale, di cui spesso non si ha considerazione: ossia, pensare che ogni “sforzo” fatto dal singolo (ma non solo) in materia di sostenibilità sia un “atto di generosità” verso il Pianeta.
In effetti, per quanto si faccia informazione – e a proposito di questo, su risorse.news abbiamo approfondito come venga concepita la gestione della comunicazione sul tema sia da parte dei cittadini che dei governi del mondo – le lacune ci sono e non sono di poco conto.
Una ricerca effettuata da Ipsos, in collaborazione con ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), nel 2022, andava proprio a interrogare i cittadini sulle competenze in materia di ambiente e sostenibilità.
Partendo proprio dalle basi, nell’indagine – che ha visto il coinvolgimento di 1200 soggetti di età compresa tra i 16 e i 65 anni – si legge che il significato profondo e attento della parola sostenibilità non è pienamente compreso.
“La quasi totalità degli italiani – recita lo studio – è a conoscenza del concetto di sostenibilità (95%) che viene definita prevalentemente come l’adozione di misure in difesa dell’ambiente (85%). Più in dettaglio, la necessità di conciliare lo sviluppo economico e il rispetto dell’ambiente è citata dal 34% dei rispondenti, soprattutto dalla business community (43%)”.
Altresì, se molti ritengono che la questione ambientale sia rilevante, il 35% degli italiani non ritiene che si tratti di una vera e propria priorità. Da qui la necessità di sensibilizzare affinché tutti possano fare la propria parte con consapevolezza, sapendo ciò che comporta anche il gesto meno significativo, e spostare sempre più avanti nel tempo la data dei futuri overshoot.