Sarebbero serviti la penna veloce, lo stile limpido ed il ritmo serrato di Osvaldo Soriano per raccontare nel miglior modo possibile una storia nella quale si mescolano i sogni mancati di un giovane calciatore e il suo impegno civico, la speranza e la giustizia sociale, il lavoro in contesti difficili e i progetti concreti. Perché la vita e l’intraprendenza di Ranieri Salvini, un venticinquenne di Firenze che sta svolgendo con OPES un progetto di Servizio Civile all’estero, avrebbero tutti i crismi per essere inserite tra le pagine di Fútbol o di Ribelli, Sognatori e Fuggitivi, due tra le opere più importanti firmate dal giornalista e scrittore argentino.
C’è il calcio, inteso sia come gioco sia come nuovo esperanto in grado di far dialogare persone di provenienze, etnie ed estrazioni sociali differenti. Ci sono personaggi “imperfetti” che giocano partite senza fine, contro avversari reali o per la vita. Ci sono la passione per quella palla fatta di cuoio o composta da materiali recuperati per strada e la volontà del protagonista, che non è utopia, di migliorare il mondo in cui viviamo attraverso delle semplici azioni, non solo sportive. In sintesi, ci sono tanti elementi che segnano l’immaginazione collettiva e che invitano il lettore a riflettere. Proprio come i racconti di Fútbol o di Ribelli, Sognatori e Fuggitivi.
Convocazione: il talento di un classe ’99
Classe ’99, Ranieri Salvini è stato baciato dal talento. All’età di 8 anni entra nel vivaio della Fiorentina ed in viola rimane fino all’età di 18 anni, indossando anche la fascia di capitano. I suo avversari si chiamano Gianluigi Donnarumma, Alessandro Bastoni, Davide Frattesi, Gianluca Scamacca e Andrea Pinamonti, mentre tra i suoi compagni di squadra figura un altro calciatore della Nazionale italiana come Nicolò Zaniolo.
Capacità e passione non gli mancano. Il ragazzo ha qualità, ma non è assistito dalla buona sorte. Due operazioni alle anche lo tengono lontano dal campo per 10 mesi, costringendolo addirittura ad un periodo di completa immobilità. Lascia la Fiorentina, anche per dei problemi con lo staff medico, e si accasa nelle vicina Empoli, dove viene aggregato alla squadra Primavera insieme a calciatori del calibro di Hamed Traorè e Samuele Ricci.
A minare definitivamente il percorso di crescita di un giovane in rampa di lancio ci si mettono altri due infortuni alle ginocchia, prima il destro e poi il sinistro. In due anni Ranieri Salvini subisce quattro interventi chirurgici. L’ultima operazione lo induce a rivedere tutti i suoi obiettivi e le sue priorità. Decide quindi di investire sulla sua formazione e di iscriversi all’Università. La scelta non è casuale ed è collegata al suo percorso sportivo e alle difficoltà affrontate: psicologia.
Sul campo per il riscaldamento: da Firenze a Padova, passando per Corinto e le favelas brasiliane
Tre anni a Firenze e poi la specialistica a Padova in Psicologia di comunità, promozione del benessere e cambiamento sociale. In cinque anni raggiunge il suo obiettivo e si laurea. Il calcio non è un ricordo, ma un elemento importante nella sua vita. Anche durante il periodo universitario quella passione non lo lascia. Ritorna, seppur sotto forme differenti. Emerge in altri contesti e diventa uno strumento di dialogo, comunicazione, aggregazione, inclusione e cambiamento sociale.
Come in Grecia, dove Ranieri Salvini, seguendo le sue attitudini e la sua disposizione innata a migliorarsi e a confrontarsi con situazioni difficili, mette a disposizione di un Community Center le sue competenze professionali e le sue qualità umane. A Corinto, all’interno di una struttura che funge da centro di accoglienza e di primo soccorso per immigrati, richiedenti asilo e rifugiati, non è solo un insegnante di informatica o di inglese. Veste anche i panni del tecnico-educatore. Allieta le giornate di bambini e bambine, ragazzi e ragazze con un pallone.
In poco tempo, fa partire altresì gli allenamenti sulla tecnica di base e sull’occupazione degli spazi. La voce si sparge ed il numero di praticanti cresce. Quella che era una semplice attività ludica assume una forma organizzativa e le sembianze di una squadra. Nasce così il Corinto United. Il goal più bello, un tiro nel sette tra il cuore e l’anima, l’ex viola lo sigla quando riesce ad organizzare un’amichevole tra i suoi ragazzi ed una formazione locale. Il Fútbol diventa strumento di integrazione ed inclusione. La palla sprigiona il suo potere straordinario: trasforma i sogni in realtà ed unisce coloro che fuggono da conflitti e miserie con gli indigeni.
“Quell’evento è stato incredibile –racconta a risorse.news Ranieri Salvini -, perché al campo c’erano tante persone, tra parenti dei calciatori, amici e cittadini di Corinto. Una ragazza del Community Center ha preso spunto da quella partita per scrivere una tesi di laurea sul potere dello sport in simili contesti. Lì, poi, capii che potevo rendermi utile, cercando di unire le mie competenze e qualità con la passione per il calcio”.
Dall’istmo di Corinto alle favelas brasiliane, il percorso del venticinquenne prosegue in “contesti di vulnerabilità estrema”. Lo sport, come leva di cambiamento sociale e di promozione di valori e benessere, c’entra anche qui. L’esperienza di 6 mesi in Brasile si rivelerà fondamentale per operare in Sudafrica, dove le baraccopoli si chiamano township ed hanno dimensioni ciclopiche.
L’appello: Ranieri Salvini parte per il Sudafrica
Dopo la laurea, arriva l’idoneità per svolgere il Servizio Civile Universale all’estero. Ranieri Salvini, che aveva scelto un progetto di OPES in Sudafrica, parte per Capetown. “Sentivo che era la scelta giusta per me – ammette il giovane -. È un’opportunità incredibile per andare in ogni parte del mondo ed operare nel terzo settore, formandosi e rendendosi utili. Ho scelto il Sudafrica che ha l’indice di Gini, il coefficiente che misura le differenze tra i redditi e quantifica le disuguaglianze, più basso. Vuol dire che è il Paese con più disparità e disuguaglianza economica al mondo”.
La povertà, le disparità tra etnie e la sperequazione economica si rivelano peggiori di quelli che il volontario di OPES aveva visto in Brasile. La segregazione razziale, nonostante le lotte e l’eredità lasciata da Nelson Mandela, esiste ancora. Le città si dividono in quartieri e per colori della pelle. E le baraccopoli, che in Brasile arrivano ad ospitare anche 100.000 persone, come nel caso di Rocinha a Rio de Janeiro, in Sudafrica contano anche 1,2 milioni di abitanti, come Khayelitsha, uno slum – per non dire ghetto – di Città del Capo.
Per un giovane intraprendente e con una formazione universitaria come quella che si è costruito Ranieri Salvini, l’occasione fornitagli da OPES è incredibile. Il giovane si divide tra progetti differenti che puntano sia a favorire l’inclusione sociale sia a migliorare le condizioni e la qualità della vita di chi rischia di rimanere ai margini della società. In un istituto di bambini ciechi e ipovedenti, ad esempio, mette a disposizione le sue competenze da psicologo. Come in Grecia ed in Brasile, poi, offre pure altri servizi che spaziano dall’alfabetizzazione alla pratica sportiva. Il calcio, anche a Città del Capo, si palesa come esperanto e codice linguistico universale. La sua capacità nell’arte pedatoria gli apre delle porte e gli consente di integrarsi in un contesto dove i bianchi sono ancora i conquistatori e dove c’è tanta diffidenza.
Si gioca: un torneo in una piazza ed inizia l’avventura con il Bazuka United
Lo invitano ad un torneo di calcetto che si svolge in una piazza. Gli spalti non ci sono, ma a bordo campo c’è il pubblico delle grandi occasioni, perché quello è il main event di un’intera comunità. Le porte? Rudimentali, tanto per utilizzare un eufemismo. Lui, con il pallone fra i piedi, ci sa fare. Lo vedono tutti. Impressiona talmente tanto che alcuni ragazzi lo invitano a far parte del Bazuka United, squadra che lotta per entrare nel semi-professionismo sudafricano. Salvini diventa così il primo bianco nella storia del club.
L’esperienza è talmente forte ed intensa dal punto di vista emozionale che l’ex calciatore della Primavera dell’Empoli decide di registrarla. Nasce così il documentario “The way of sport”, quasi 17 minuti di immagini emblematiche, testimonianze toccanti, emozioni intense e racconti suggestivi di un’esperienza di vita. Di Ranieri Salvini ma anche di Onele, Enock e Gama, rispettivamente calciatore, presidente ed allenatore del Bazuka United, società sportiva che si allena al Lwandle Sports Centre su un campo sintetico diviso tra 32 differenti formazioni.
Rete! Da un’azione corale nasce il goal: “The way of sport”
“The way of sport – La via dello sport” non è un semplice titolo, bensì una exit strategy. Una via per emergere, per mettersi in evidenza e per uscire da una condizione grama come quella di una township. “Uscire da qui – specifica Ranieri Salvini – vuol dire uscire da un contesto dove vivi in una casa che non ha muri, porte e finestre, dove quando piove l’acqua entra, dove qualche sera non mangi e i servizi, anche quelli più banali, sono inimmaginabili, con code di 40 minuti per entrare in un supermercato”.
Per i sudafricani la via dello sport non è rappresentata dal rugby, nonostante gli Springbocks siano la Nazionale più titolata al mondo con 4 coppe alzate al cielo, ma dal calcio.
“È lo sport più praticato nel mondo e la motivazione è banale: si può giocare con qualsiasi cosa – racconta l’ex giocatore delle giovanili gigliate -. Come spiego nel documentario, qui i bambini raccolgono i preservativi usati e gettati per strada, ci mettono dentro qualsiasi tipo di carta, come l’involucro del pane, poi lo gonfiano, fanno un nodino ed, infine, giocano con quello”.
Nel cortometraggio, Salvini dà voce ai suoi compagni di squadra e ai dirigenti del Bazuka United perché vuole che siano loro i protagonisti, gli unici titolati ad indicare e ad illustrare le vie per lasciare una situazione difficile ed insoddisfacente, con rifiuti ovunque, sovraffollamento, assenza di parchi o di aree dove i bambini possono giocare, con strade governate dalla criminalità e con delle aspettative di vita che non sono altissime.
“Quello che manca di più – sottolinea Salvini – è la possibilità di tenere lontano i giovani dalla strada. Ed il calcio, in questo caso, può rivelarsi salvifico. È l’unico elemento in grado di garantire il cambiamento sociale. In più, c’è una quantità di talento inimmaginabile. La mia squadra è prima in classifica e se mantiene questa posizione fino alla fine, il prossimo anno potrebbe giocare in un campionato semi-professionistico. Per i ragazzi significa guadagnare dei soldi”.
Fine primo tempo: intervallo e si ritorna in campo, magari in uno nuovo finanziato tramite una raccolta fondi
L’ex viola si allena e suda con i suoi nuovi compagni per raggiungere l’obiettivo. Il posto non glielo regala nessuno. Come il campo su cui allenarsi. “A volte – racconta Salvini – si arriva allo stadio e non si può giocare”. Per questo motivo, il volontario del Servizio Civile di OPES, a titolo personale, ha avviato una raccolta fondi, affinché il Bazuka United e la comunità locale abbiano una nuova struttura per praticare il gioco del calcio.
“Un obiettivo ambizioso – ammette il venticinquenne toscano -. Se una parte arrivasse dalla raccolta fondi ed un’altra dal Sindaco della comunità, allora potremmo rendere concreti i nostri intenti e costruire delle opportunità per il tessuto sociale di Città del Capo”.
Secondo tempo: Ranieri Salvini, il Bazuka United ed il bello del calcio
Separare il calcio dalla quotidianità e dalla vita, soprattutto in certi contesti, è pressoché impossibile. Tra “risate e pianti, pene ed esaltazioni”, tanto per citare Osvaldo Soriano, questo gioco, basato su una fitta rete di passaggi e su conclusioni che devono terminare in fondo ad una rete, permette di toccare il cielo con un dito e di abbattere barriere, ostilità, pregiudizi, stereotipi e differenze culturali e linguistiche. E poi, insegna.
“Quello che gli do io – riferisce Salvini – è una dimostrazione emblematica di come ci si possa integrare in un ambiente simile. Che poi è ciò che qui manca di più. Quello che sto insegnando alle persone che incontro è di aprirsi maggiormente all’interazione, perché i bianchi non sono tutti uguali, non sono tutti colonialisti. Quello che loro danno a me è inspiegabile. Io non avevo mai pianto di emozione nella mia carriera calcistica. Qui, invece, è successo quando abbiamo vinto un torneo di Pasqua davanti a quasi 3.000 appassionati, con i bambini che alla fine gioivano insieme a noi per la vittoria. Ti fa comprendere il potere delle piccole cose, dello sport e di quanto basti poco per rendere felice una persona. Sto imparando la loro lingua e le usanze locali; in più, mi fanno capire l’importanza della spiritualità e della fede, che a me manca”.
Il legame che si è creato tra Ranieri Salvini e la comunità del Bazuka United è viscerale. Anche quando è stato costretto a non allenarsi a causa di un infortunio al tendine d’Achille, l’ex viola si è presentato al campo ed è stato vicino ai suoi compagni di squadra in occasione di una partita del campionato.
Alla fine dell’anno di Servizio Civile Universale e dell’esperienza con il progetto di OPES in Sudafrica mancano ancora alcuni mesi. Ranieri Salvini ha però le idee chiare su quello che vorrà fare una volta terminata questa avventura: “Il mio obiettivo è quello di andare a lavorare in contesti umanitari con le ONG. Questa esperienza con OPES e con il Servizio Civile Universale mi ha permesso di crescere sia come psicologo sia come project manager. Il Servizio Civile Universale è un’opportunità gigantesca, e lo sto comunicando e condividendo il più possibile. È il sogno di una persona della mia età: ti permette di andare in un Paese del mondo, di imparare nuove lingue, di conoscere nuove culture e di realizzare un progetto, mettendo le proprie soft e hard skill al servizio di una comunità e di un’attività. Operi nel terzo settore e ti senti utile veramente. A queste età non ci sono esperienze più formative del servizio civile e dell’Erasmus. Non posso generalizzare, ma, riferendomi alla mia esperienza con OPES, posso solo dire che l’opportunità è enorme e che tutto è organizzato benissimo. Non posso far altro che sponsorizzare con tutto il mio cuore il Servizio Civile Universale”.
Extra time
Prima di lasciare Città del Capo, però, c’è la raccolta fondi da completare ed il sogno di donare un nuovo campo sportivo alla comunità sportiva della township e al Bazuka United. “Spero che le persone, guardando il documentario, possano sposare la causa e sostenerla”, conclude Salvini.
Questa è la storia di un ragazzo intraprendente, di un giovane attivo, di un ex calciatore del vivaio della Fiorentina, che ha superato le sfide della vita, che non si è abbattuto, che ha investito su sé stesso, che si è laureato in psicologia, che ha girato il mondo e che in questo momento sta vivendo un’esperienza arricchente in Sudafrica con OPES ed il Servizio Civile Universale. Con l’esperanto del gioco del Fútbol che glorifica le iniziative umane di Ribelli, Sognatori e Fuggitivi. E pure di volontari del Servizio Civile Universale.
Triplice fischio
Se vuoi guardare il documentario, clicca qui.
Per sostenere la causa promossa da Ranieri Salvini e contribuire a costruire un’opportunità per il Bazuka United e per tanti giovani calciatori di Cape Town, clicca qui.