Cultura: una parole, centinaia di sfumature. Il nostro Paese è considerato da sempre il fulcro della cultura occidentale. Un’espressione simbolica che restituisce sentimenti e immagini di immensità ed eternità. Eppure, il settore in questione non è sempre valorizzato come si possa pensare, anzi. La cura dei beni che rendono inestimabile il potenziale italiano, talvolta, viene data per scontata.
Il documento che riporta l’indagine condotta dalla fondazione Symbola, “Io sono Cultura 2022 L’Italia della qualità e della bellezza sfida le crisi”, parte da una dichiarazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che recita così: “L’Italia è, per antonomasia, il Paese della bellezza, delle arti, della cultura. Così nel resto del mondo guardano, fondatamente, verso di noi. La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana. Facciamo in modo che questo patrimonio di ingegno e di realizzazioni – da preservare e sostenere – divenga ancor più una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico.”
Un messaggio d’amore e di profondo rispetto nei confronti delle risorse culturali italiane di cui si dovrebbe tener conto. Il rapporto, ad ogni modo, apre con queste parole per poi riportare i dati del settore culturale nostrano e, contestualmente, per evidenziare le discrepanze tra i concetti sviluppati da Mattarella e i numeri reali.
I numeri della crisi del settore culturale e i cambiamenti che verranno
Il rapporto prende il via dai dati del 2021, il primo step verso la crescita dopo la crisi generata dalla pandemia da Covid-19. In effetti, si nota un segno più che introduce i numeri quasi per ogni indicatore preso in considerazione (crescita in tutti i settori +4,2%); tuttavia, permane il segno meno per quel che riguarda l’occupazione: -0,6%.
L’analisi indaga i cambiamenti avvenuti nel biennio 2019-2021: “le perdite, in termini di ricchezza prodotta, sono state di oltre 3 miliardi di euro – si legge -, e le persone occupate sono state 33mila in meno”. Insomma, un quadro non propriamente roseo. Certo è che il virus ha messo in ginocchio quasi ogni settore, ma ha anche fornito uno slancio e una crescita del mondo digitale. E si riparte da qui, da una riflessione sui servizi virtuali, sui social e sull’esponenziale avanzamento delle piattaforme streaming.
Se da una parte – consistente – la ripresa è lentissima e ricca di ostacoli, dall’altra bisogna guardare alle nuove prospettive, a quelle che sembra determineranno il prossimo futuro del settore. Ecco perché si prevedono investimenti importanti “nelle nuove narrazioni” e “una migliore cura verso le comunità digitali e locali”. Inoltre, per quel che concerne l’occupazione, si tiene conto delle nuove professioni che possono effettivamente risollevare il settore e dargli nuova linfa vitale, come quella del content creator.
Il caso Chiara Ferragni
A proposito di mestieri di tendenza, anche portare gli influencer ai musei sembra stia dando dei frutti. Quando Chiara Ferragni visitò gli Uffizi ci fu in effetti un boom di visite in presenza e nella prenotazione del virtual tour.
Lo studio dei nuovi trend e, allo stesso tempo, l’applicazione di metodi di ricerca sperimentale sembra contribuiscano fortemente a un’evoluzione positiva del settore. La fondazione fa riferimento al team di ricerca del Cultural Analytics Lab fondato da Lev Manovich – scrittore, ricercatore e artista, nonché teorico e fondatore della disciplina cultural analytics – che si pone l’obiettivo di applicare i metodi derivanti dall’informatica, visualizzazione dei dati e media art allo studio delle culture, così da ripensare all’idee sulla cultura e ai relativi metodi di studio.
Va pian piano consolidandosi, poi, la “sinergia tra settori che si traduce in un’ibridazione tra generi e formati”. Come ad esempio la diretta interazione tra animazione e fumetto; un mondo ibrido, appunto, dove il cartoon non è più solo associato all’universo bambini. Ne è un esempio pratico la serie tv, di matrice netflixiana, “Strappare lungo i bordi”, basato sulla nota opera di Zero Calcare.
Sorprende invece la resilienza della “vecchia” radio nel ramo dell’audiovisivo. Se la televisione ha sofferto la competizione con le piattaforme di streaming, la radio ha tenuto salda la propria posizione e non si è lasciata sopraffare dai podcast o dalle app di musica. Lo dimostra il numero di ascoltatori sempre crescente. Ciò significa anche che è giusto guardare verso il futuro, ma non bisogna lasciare indietro ciò che c’era prima e che può, a ragion veduta, offrire ancora grandi possibilità.
Quanto all’intrattenimento più in generale, con lo stop ai concerti e alle rappresentazioni live, i lavoratori dello spettacolo hanno subito un contraccolpo importante. L’estate del 2022 ha però rappresentato un punto di svolta: sono tornati i concerti e le manifestazioni. Numeri impressionati che hanno, in parte, risollevato le sorti del settore. Il cammino, comunque, sembra essere ancora lungo. L’instabilità dettata dal prossimo futuro intimorisce.
Sinergia tra cultura e ambiente
Un altro elemento da considerare è la congiunzione cultura e ambiente. D’altra parte si va verso le transizioni digitale ed ecologica, per cui non sarebbe saggio escludere questo binomio dall’equazione di ripresa.
Si tratta, come si legge nel rapporto di un “un tema che permea a vari livelli i settori, le loro governance e i modelli relazionali, dalla crescente necessità di misurare gli impatti nei processi culturali e creativi alla creazione di figure professionali in grado di prendere decisioni strategiche nella direzione della piena sostenibilità, fino a reti tra organizzazioni e nuovi prodotti e servizi. Su quest’ultimo aspetto, l’architettura e il design si rivelano particolarmente virtuosi: da un lato, il mondo dell’architettura e delle professioni tecniche sta facendo i conti con i bonus edilizi.
Dall’altro, i progettisti sono chiamati a tradurre l’emergente consapevolezza ambientale in una nuova comprensione progettuale, attraverso la riciclabilità, il riuso, meno sprechi, l’utilizzo di materiali migliori e vicini”. Nel capitolo dedicato si trova una lunga dissertazione sulle fonti rinnovabili e su come “innovare i propri prodotti o servizi secondo una visione ecologica e circolare di lungo termine, facendo leva sulla creatività di cui è dotato naturalmente il settore per sostenere il processo di rivoluzione ecologica di cui abbiamo bisogno”.
L’evoluzione del turismo culturale
Il rapporto si sofferma in particolar modo sull’evoluzione del turismo culturale, argomento che si può estendere oltre i confini italiani. Il 2022 ha visto una crescita importante del turismo, e questo è un fatto. Tuttavia, considerando il persistere del conflitto in Ucraina, e quindi la scarsità di visitatori russi, e l’avvicendarsi di varianti del Covid, la situazione resta in bilico.
Pertanto, anche su questo fronte, l’intenzione è quella di cercare nuove strade. Nuovi orizzonti sì, ma che includano le infinite risorse non utilizzate e inespresse del Paese.
Nella sezione dedicata al turismo, la fondazione riporta quanto rilevato dalla pubblicazione Travel and Tourism Development Index 2021: “l’Italia vanta alcuni punti di forza, dalle ricchezze culturali ai servizi turistici e l’apertura internazionale, ma registra tuttora insufficienze sul versante della competitività dei prezzi, della pressione sulla domanda di viaggi, dell’ambiente imprenditoriale. Sono aree cruciali, per il miglioramento delle quali è indispensabile un’azione integrata tra legislazione statale, regolamentazione locale, azione imprenditoriale e pratiche sociali.
Infine, una notazione sul concetto di inclusività. Si sta facendo in modo di rendere le strutture che ospitano opere e spettacoli e le città stesse in cui questi risiedono più inclusive, sia sotto l’aspetto strutturale e architettonico, sia attraverso il coinvolgimento più massivo di associazioni ed enti volti proprio all’integrazione.
Un piano per risplendere
Tenuto conto delle sfaccettature e dei cambiamenti che sta subendo e continuerà a vedere la cultura nostrana e internazionale, bisogna pensare concretamente ai piani da attuare per tornare a risplendere. Sarà compito del nuovo governo prendersi cura del nostro patrimonio artistico e culturale attivando politiche utili alla crescita di un settore immenso ed eterno, ricordando che: “La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana” (Sergio Mattarella).