Ambiente, Copernicus lancia l’allarme: “la maggior parte delle foreste del mondo è in pericolo”

Copernicus, il programma di monitoraggio della Terra coordinato e gestito dalla Commissione europea, attuato in collaborazione con gli Stati membri, l’Agenzia spaziale europea (ESA), l’Organizzazione europea per l’esercizio dei satelliti meteorologici (EUMETSAT), il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (CEPMMT), le agenzie dell’UE e Mercator Océan, lancia l’allarme: la maggior parte delle foreste del mondo è in serio pericolo.

Supportata da dati inappuntabili, la notazione fa cumulo con le ultime rilevazioni in merito al peggioramento dell’aria e alle altre variazioni climatiche che preoccupano esperti e cittadini del mondo. Una crisi, dunque, che richiede interventi repentini e risolutivi per essere quantomeno arginata. 

Copernicus: il declino delle foreste

Recentemente, sul sito web ufficiale del programma di monitoraggio sono stati condivisi dati particolarmente preoccupanti sul tema delicato della deforestazione. Più precisamente, il documento specifica che solo nell’ultimo secolo si sono persi più alberi di quanti se ne siano persi nei 9 mila anni precedenti. Un declino su scala globale che determina, ancor di più, la necessità di “efficaci strategie di monitoraggio e gestione per preservare le foreste rimanenti del nostro pianeta”.

Partendo da tale presupposto il Copernicus Land Monitoring Service va quindi a fornire indicazioni interessanti su numeri e informazioni utili alla definizione delle politiche e degli sforzi di conservazione, “sostenendo le ambiziose strategie dell’UE per fermare la deforestazione e promuovere la protezione delle foreste”. 

L’analisi

È nelle regioni settentrionali dell’Asia che vi è la più grande foresta del mondo; si tratta della Taiga siberiana che si estende dai Monti Urali a ovest fino all’Oceano Pacifico a est, coprendo un’area di poco più di 12 milioni di chilometri quadrati. Un paesaggio rimasto incontaminato per diversi fattori: in primo luogo, la rarità di insediamenti umani, secondo poi le dure condizioni artiche. Va però aggiunto che anche questa area così estesa è stata soggetta a mega-incendi, dettati dai cambiamenti climatici e quindi non dal fattore umano. 

Escluso questo caso particolare, le altre foreste rischiano di essere decimate o addirittura di scomparire. “Per dare un’idea di quanta foresta sia andata perduta nell’ultimo secolo: è più dell’intero continente sudamericano”, scrive il Copernicus nell’articolo dedicato all’analisi del fenomeno. Contrariamente a quanto riferito per la Taiga siberiana, sono gli insediamenti umani a determinare numeri tanto consistenti. Infatti, la realizzazione di campi agricoli (che si declina nel pascolo degli animali e nella coltivazione di colture che diventano mangime per animali) rappresenta il motivo principale per cui il fenomeno di deforestazione continua ad alimentarsi. 

Conseguenze

Va da sé che le conseguenze per il Pianeta sono devastanti. In prima battuta bisogna considerare che le foreste ospitano l’80% della biodiversità terrestre e forniscono habitat a milioni di specie uniche di piante, animali, funghi e microrganismi. Non è un caso che al centro del Global Stocktake dell’ultima COP 28 ci fosse proprio il tema della biodiversità, la sua preservazione e le azioni da compiere per favorire un’evoluzione spontanea. 

Inoltre, le foreste svolgono un ruolo chiave nel “ciclo dell’acqua assorbendo le precipitazioni e rilasciando vapore acqueo nell’atmosfera attraverso un processo noto come traspirazione”. Un altro aspetto da non sottovalutare è la capacità delle foreste di proteggere “il suolo dall’erosione causata dalla pioggia e dal vento e aiutano a mantenere la fertilità del suolo attraverso il ciclo dei nutrienti”. 

Infine, è noto come la qualità migliori in presenza di aree verdi. Le foreste producono il 20% dell’ossigeno mondiale – non è un caso che retoricamente i polmoni del Pianeta si identifichino proprio nelle distese verdi – e hanno un potere di filtraggio dei fattori inquinanti fondamentale. 

Le misure adottate dall’UE

L’Unione Europea non resta a guardare. Nel corso del tempo ha adottato una serie di misure significative volte ad affrontare il problema della deforestazione e del degrado forestale. Tra queste: il regolamento sulla deforestazione (EUDR) e la proposta di quadro per il monitoraggio delle foreste. “L’EUDR – si spiega nell’articolo – introdotto per frenare l’impatto del mercato UE sulla deforestazione globale e sul degrado forestale, impone alle aziende che commerciano in materie prime come bestiame, cacao, caffè, olio di palma, gomma, soia e legno di condurre un’ampia due diligence sulla loro catena del valore”. 

Nel novembre 2023 la Commissione UE ha poi proposto un nuovo quadro di monitoraggio delle foreste. La misura ha il compito di realizzare un sistema completo per monitorare lo stato e le tendenze delle foreste in tutta l’UE, concentrandosi su indicatori specifici relativi al cambiamento climatico, alla biodiversità, alla salute, alle specie esotiche invasive, e gestione forestale. 

Queste, insieme alle altre iniziative al vaglio o già adottate e alle nuove tecnologie messe in campo, dovrebbero porre una limitazione al fenomeno. Tuttavia, l’azione deve essere portata avanti su scala globale e in sinergia con altre iniziative che riguardano più specificatamente la qualità dell’aria, la produzione incontrollata di agenti inquinanti, lo smaltimento dei rifiuti, in larga e piccola scala e così via. Un impegno tanto immenso quanto necessario.

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