Scuola e accessibilità in Italia: i numeri sulla carenza di insegnanti specializzati e sulla persistenza delle barriere scolastiche

All’inizio del mese di febbraio l’ISTAT ha pubblicato il report “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità 2022/2023”, condividendo dati poco confortanti sul sistema scuola in materia di inclusione e accessibilità. I numeri determinano una forte discontinuità nella didattica, raccontano di una carenza di ausili didattici, nonché della presenza persistente di barriere scolastiche che limitano l’esperienza degli alunni.

Scuola e inclusione: 338 mila gli alunni con disabilità che frequentano gli istituti italiani di ogni ordine e grado

Un primo dato interessante per l’anno scolastico 2022/2023, dunque, riguarda il numero di alunni con disabilità che frequenta la scuola (di ogni ordine e grado): 338 mila, che si traduce nel 4,1% (fonte MIUR) del totale degli iscritti (21 mila in più rispetto all’anno precedente). E sebbene ci siano delle note incoraggianti come, ad esempio, il +10% degli insegnanti di sostegno che corrisponde a 1,6 alunni per insegnante (un ottimo risultato perché migliore da quanto previsto dalla legge), c’è il rovescio della medaglia da considerare: 1 insegnante su 3 non ha una formazione specifica e adeguata e il 12% viene assegnato nettamente in ritardo. 

Gender gap: gli alunni con disabilità sono prevalentemente maschi

Il report dedica un paragrafo importante alle differenze di genere. Stando infatti ai numeri, sono prevalentemente i maschi a rappresentare la fetta più importante di alunni con disabilità. Per la precisione: 229 maschi ogni 100 femmine

“Tale evidenza – spiega l’ISTAT – è in linea con le statistiche epidemiologiche che da tempo evidenziano sensibili differenze di genere in vari disturbi dello sviluppo neurologico, tra cui i disturbi dello spettro autistico e i disturbi del comportamento e dell’attenzione”.

A tal proposito, va aggiunto che la criticità più frequente è la disabilità intellettiva, che riguarda il 37% degli studenti oggetto dell’indagine. La quota, però, cresce se si fa riferimento alle scuole secondarie di primo e secondo grado che contano rispettivamente il 42 e il 48%. 

A seguire, si trovano: i disturbi dello sviluppo psicologico (32% degli studenti), che aumentano nelle scuole del primo ciclo, in particolare nella scuola dell’infanzia (57%); frequenti anche i disturbi dell’apprendimento e quelli dell’attenzione, ciascuno dei quali riguarda quasi un quinto degli alunni con disabilità, entrambi sono più diffusi tra gli alunni delle scuole secondarie di primo grado (rispettivamente il 26% e il 21% degli alunni).

Meno ripetute invece le problematiche relative alla disabilità motoria (10,5%) e alla disabilità visiva o uditiva (circa 8%), con differenze poco rilevanti tra gli ordini scolastici.

Vanno altresì considerate altre rilevazioni in merito all’autonomia degli studenti. Quasi un terzo degli studenti (ovvero il 28%) ha problemi a spostarsi all’interno dell’edificio, nel mangiare, nell’andare in bagno o nel comunicare. 

Tra questi, oltre un quinto, ha problemi più gravi, in quanto non è in grado di svolgere autonomamente nessuna delle quattro attività. La maggiore difficoltà per questi studenti si riscontra nella comunicazione (21%) e nell’andare in bagno (19%), meno frequenti le difficoltà nello spostarsi o nel mangiare (rispettivamente il 13% e il 9%).

Carenza di insegnanti specializzati

Va da sé che a scuola esiste un supporto per gli alunni con disabilità, ma c’è un problema: gli insegnanti di sostegno sono 228mila, quasi 218 mila nella scuola statale (fonte MIUR) e circa 10 mila nella scuola non statale (fonte ISTAT), tuttavia 67 mila di questi (dunque il 30%) però sono stati selezionati dalle liste curricolari. Si tratta, perciò, di docenti che non hanno una formazione specifica per il sostegno ma che vengono utilizzati per far fronte alla carenza di figure specializzate. 

Si tratta di un fenomeno che si ripete con maggiore frequenza nelle Regioni settentrionali dove la quota di insegnanti curricolari che svolge attività di sostegno sale al 42%, mentre si riduce al 15% al Sud. 

Formazione in tecnologie educative

In tema di carenze, si inserisce la scarsa formazione in tecnologie educative. In merito l’ISTAT spiega: “Nel predisporre una didattica personalizzata gli insegnanti possono avvalersi di numerosi strumenti tecnologici e informatici (programmi di video-scrittura, sintesi vocale, riconoscimento ottico di caratteri, eBook e audiolibri, fogli di calcolo, programmi per la creazione di mappe e molti altri strumenti). Questi strumenti sono in continua evoluzione ed è quindi fondamentale il progressivo aggiornamento degli insegnanti per favorirne un uso corretto”. 

Nonostante ciò, la formazione dei docenti per il sostegno in tecnologie educative specifiche per gli alunni con disabilità risulta ancora poco diffusa: solo in una scuola su quattro (24%) tutti gli insegnanti hanno frequentato almeno un corso, nell’8% delle scuole nessun insegnante per il sostegno ha mai frequentato un corso specifico di aggiornamento per l’utilizzo di tali tecnologie. Stessa sorte anche per l’utilizzo: solo nella metà delle scuole tutti gli insegnanti utilizzano la tecnologia a supporto della didattica inclusiva, nelle restanti scuole l’utilizzo è limitato a pochi insegnanti o completamente assente.

Barriere scolastiche

Un’altra nota stonata riguarda le barriere fisiche. Il report, a tal proposito, individua che solo il 40% degli istituti risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. 

Al Nord si registrano valori superiori alla media nazionale con il 44% di scuole a norma; mentre peggiora, raggiungendo i livelli più bassi, nel Mezzogiorno con il 36%. 

Specificatamente, la Regione più virtuosa è la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, con il 74% di scuole accessibili; di contro la Liguria e la Campania si distinguono per la più bassa presenza di scuole prive di barriere fisiche (rispettivamente 29% e 30% delle scuole). 

Quando si fa riferimento a barriere e aspetti limitanti ci si riferisce, ad esempio, alla mancanza di ascensori non adeguati, oppure all’assenza di rampe e bagno a norma. 

L’ISTAT, ad ogni modo, paventa la possibilità di rimuovere larga parte di tali barriere con la realizzazione dei progetti finanziati con fondi PNRR per rendere innovativi, sostenibili, sicuri e inclusivi tutti gli edifici pubblici adibiti a scuole, avviati a partire dal 2024. 

Di fatti, come si legge sulla pagina web ufficiale PNRR istruzione  – Futura, “I due grandi ambiti di investimento sulle infrastrutture sono l’edilizia scolastica (nuove scuole, asili e scuole dell’infanzia, mense e strutture per lo sport, messa in sicurezza degli edifici) e gli ambienti innovativi e gli strumenti per la didattica digitale”; ciò significa che gli oltre 2 miliardi di euro stanziati andranno sì a lavorare sulle strutture, ma anche sull’adeguamento necessario per rispondere alle esigenze di tutti i cittadini, in particolar modo degli studenti e delle loro famiglie.

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