Protesta dei lavoratori agricoli: le motivazioni

Prosegue ormai da diverse settimane la protesta dei lavoratori del settore agricolo. Vi abbiamo raccontato della manifestazione in piazza di Lussemburgo, attraverso una testimonianza diretta (clicca qui per approfondire), ma proseguono i presidi in tutta Europa. In Italia, più specificatamente, gli iconici trattori della protesta stanno attraversando lo Stivale, facendo in modo di essere ampiamente ascoltati dalle istituzioni.

Il Governo, sin dalle prime battute, ha aperto al confronto. Giorgia Meloni già alcuni giorni fa aveva chiarito la posizione italiana sul tema: “Ribadisco che l’approccio ideologico, finora tenuto in Europa, è stato sbagliato: non si può scambiare la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale. In Italia è un tema che abbiamo già affrontato quest’anno con un importante lavoro a favore del mondo agricolo, sia dal punto di vista economico che da quello della sostenibilità. Continueremo a sostenere le loro istanze anche nelle sedi europee”.

Importante anche l’apertura della Commissione europea; Ursula von der Leyen ha dichiarato durante una sessione al Parlamento di Strasburgo: “I nostri agricoltori meritano di essere ascoltati. So che sono preoccupati per il futuro dell’agricoltura e per il loro futuro come agricoltori. Ma sanno anche che l’agricoltura deve passare a un modello di produzione più sostenibile in modo che le loro aziende agricole rimangano redditizie negli anni a venire“. Ciò premesso, la Presidente ha annunciato il ritiro del piano dell’UE volto a dimezzare l’uso di pesticidi, una delle cause scatenanti della protesta. 

Le motivazioni dei lavoratori agricoli

Non solo il tema dei pesticidi, sono diverse le motivazioni che hanno animato le mobilitazioni internazionali. A partire dal Green Deal, passando per la PAC, i terreni a riposo, fino ad arrivare al taglio dell’IRPEF a una richiesta di maggiore trasparenza sui prodotti Made in Italy, alla burocrazia sfiancante e alle agevolazioni sui carburanti per i mezzi agricoli. 

In primo luogo, una questione internazionale, ovvero quella legata al Green Deal. Tra le misure che qualificano la proposta europea c’è la strategia From Farm To Fork che ha il compito di garantire “sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell’ambiente”. Si parla quindi di un sistema alimentare che abbia un “impatto ambientale neutro o positivo e che possa contribuire a mitigare il cambiamento climatico e ad adattarsi ai suoi impatti per invertire la perdita di biodiversità” (definizione fornita dalla Commissione Europea). La strategia, in sé, prevede anche una riduzione sostanziale dell’impiego di pesticidi, la Sustainable Use and Reduction of pesticides. Un elemento non di poco conto per i lavoratori agricoli che riscontrano difficoltà nella gestione dei terreni. 

Sebbene il Green Deal intenda dunque superare le criticità legate ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale, i lavoratori agricoli ritengono che determinate misure non siano sostenibili per l’economia del comparto. 

In questa sfera rientra anche la PAC, ovvero la Politica Agricola Comune, che con le novità introdotte nel 2023 dovrebbe offrire “un contributo significativo alle ambizioni del Green Deal europeo, della strategia ‘Dal produttore al consumatore’ e della strategia sulla biodiversità”. In tal senso, per applicare quanto inteso, sono stati stanziati fondi cospicui.  Di fatto, però, per ottenere il sostegno economico gli agricoltori dovrebbero essere obbligati a tenere a riposo il 4% del terreno, così da agevolare il processo di rigenerazione naturale dei nutrienti. Una condizione che i manifestanti giudicano insostenibile. 

Ancora a livello europeo, i lavoratori agricoli chiedono maggiore chiarezza sulle questioni carne coltivata e farina di insetti e dilazioni sull’introduzione di tali cambiamenti.

Resta un altro quid sulla concorrenza sleale di Paesi extraeuropei che, come è noto,  non sono obbligati a rispettare standard come quelli regolamentati in Unione Europea.

Maggiore trasparenza sul Made in Italy

In ambito circoscritto, un’altra delle richieste riguarda una maggiore trasparenza nella comunicazione delle produzioni Made in Italy. In questo caso, l’Europa si è portata avanti. Lo scorso 17 gennaio il Parlamento Europeo ha dato il via libero definitivo a una misura sul greenwashing che andrà a definire nella piena trasparenza l’etichettatura dei prodotti. La direttiva, inoltre, intende vietare la strumentalizzazione di dichiarazioni ambientali che possano risultare fuorvianti per i consumatori. Dunque, un passo importante che andrebbe incontro alle richieste specifiche sul tema. 

Costi, burocrazia e agevolazioni

La protesta vira anche su burocrazia, spese elevate da sostenere e agevolazioni. In primis, la questione burocratica: iter troppo lunghi e complessi che non facilitano un andamento lineare del lavoro. Senza contare le spese elevate che i lavoratori del settore si trovano a dover affrontare, soprattutto considerando i rincari degli ultimi due anni. In merito, un punto fondamentale della protesta riguarda il prezzo in aumento del gasolio. 

In merito alle agevolazioni fiscali, invece, va considerato il taglio dell’IRPEF agli agricoltori contenuto in un emendamento del decreto Milleproroghe. La modifica in questione va a definire l’esenzione del pagamento dell’IRPEF per i redditi agrari e dominicali fino a 10 mila euro. Inoltre, viene varata una riduzione del 50% dell’importo da pagare per coloro che segnano redditi dai 10 mila ai 15 mila euro.

In un documento ufficiale, il Masaf, Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, scrive: “Sull’Irpef deve valere un concetto chiaro ed equo: no a un’esenzione generalizzata che riguardi anche le grandi imprese e sì a venire incontro agli agricoltori con redditi più bassi, limitando l’esenzione IRPEF ai redditi agrari e domenicali che non eccedono l’importo di 10.000 euro. La maggioranza degli agricoltori ne beneficerà”. 

Infine, è stato poi depositato da Fratelli d’Italia un ulteriore emendamento al decreto Milleproroghe che ha l’obiettivo di posticipare di sei mesi l’entrata in vigore dell’obbligo di assicurazione per tutti i mezzi agricoli.

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