Lo scorso 17 gennaio il Parlamento Europeo ha dato il via libero definitivo a una misura sul greenwashing che andrà a definire nella piena trasparenza l’etichettatura dei prodotti. Altresì, la direttiva, intende vietare la strumentalizzazione di dichiarazioni ambientali che possano risultare fuorvianti per i consumatori.
Passo dopo passo
Nel marzo 2022, la Commissione europea ha lavorato per aggiornare le norme rivolte ad agevolare le scelte dei consumatori, così da sostenere in maniera concreta la transizione verde. Nel settembre 2023, dunque alcuni mesi dopo, il Parlamento e il Consiglio europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulle norme aggiornate.
Greenwashing: in cosa consiste la nuova direttiva europea
E si arriva così al gennaio del 2024, dove nella plenaria di Strasburgo con 593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni è arrivata l’ufficialità della direttiva che mira a “proteggere i consumatori dalle pratiche di marketing ingannevole e ad aiutarli a fare scelte di acquisto migliori”. Al fine di raggiungere lo scopo, si andranno ad aggiungere all’elenco UE delle pratiche commerciali vietate tutta una serie di abitudini errate inerenti al marketing.
Si parte proprio dalla pubblicità ingannevole. L’obiettivo del Parlamento Europeo è quello di rendere l’etichettatura netta, trasparente e soprattutto affidabile. Ma in che modo? È presto detto. La nuova misura metterà al bando termini come “ecologico”, “biodegradabile” o “clinicamente neutro”, senza che vi sia una prova certa di quanto dichiarato dall’azienda.
Rientrano in tale contesto anche tutte le affermazioni inerenti alla produzione di CO2. Ovvero, la direttiva vieterà “l’affermazione secondo cui un prodotto ha un impatto neutro, ridotto o positivo sull’ambiente a causa dei sistemi di compensazione delle emissioni”.
Inoltre, con questa novità sarà possibile utilizzare solo etichette di sostenibilità basate su sistemi di certificazione ufficiali o stabiliti da autorità pubbliche.
Durabilità
Un altro tema posto al centro della misura sul greenwashing è quello della durabilità. Anche in questo caso al centro sono posti i consumatori, che devono essere messi al corrente dell’effettiva durabilità di un prodotto. In qualche modo, dunque, le aziende dovranno offrire maggiori garanzie sul prodotto in toto e quindi non solo sulla pubblicità che lo riguarda.
Il Parlamento Europeo riporta un esempio esplicativo: “non sarà possibile affermare che una lavatrice durerà 5.000 cicli di lavaggio se ciò non è vero in condizioni normali”.
In futuro, quindi, “le informazioni sulla garanzia dovranno essere più visibili e verrà creata una nuova etichetta armonizzata per dare maggiore risalto ai beni con un periodo di garanzia esteso”.
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Il commento della relatrice del Parlamento Biljana Borzan
La relatrice del Parlamento Biljana Borzan, S&D, HR, in merito alla legge ha spiegato: “Cambierà la vita quotidiana di tutti gli europei! Ci allontaneremo dalla cultura dell’usa e getta, renderemo il marketing più trasparente e combatteremo l’obsolescenza prematura dei beni. Le persone potranno scegliere prodotti più durevoli, riparabili e sostenibili grazie a etichette e pubblicità affidabili”.
Sul ruolo delle aziende: “non possono più ingannare le persone dicendo che le bottiglie di plastica sono buone perché l’azienda ha piantato alberi da qualche parte – o dire che qualcosa è sostenibile senza spiegare come. Questa è una grande vittoria per tutti noi!”
I prossimi passi
La direttiva sul greenwashing, fa sapere il Parlamento europeo, dovrà ricevere anche l’approvazione definitiva del Consiglio europeo, dopodiché sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Gli Stati membri, poi, avranno 24 mesi per implementarla nel diritto nazionale.
Ad ogni modo, l’UE sta lavorando anche su altri fronti per agevolare il consumo sostenibile. L’istituzione intende, a tal proposito, richiedere alle aziende di corroborare le affermazioni ambientali utilizzando una metodologia standard; secondo poi intende introdurre norme minime nello sviluppo dei prodotti per rendere quasi tutti i prodotti sul mercato sostenibili, durevoli ed ecologici.
Infine, l’UE vuole garantire il diritto dei consumatori di far riparare i prodotti e promuovere la riparazione invece di gettare via e acquistare nuovi prodotti.