La scorsa domenica, 26 novembre 2023, la città di Bruxelles si è riunita in corteo per sostenere la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il tema, in Belgio, è molto sentito, e, in particolare nella regione della capitale, dove cultura vallona (a prevalenza francofona) e fiamminga si intersecano. In tale contesto, sono nate diverse realtà che richiedono a gran voce attenzione sull’argomento e creano percorsi di informazione ed aiuto per le vittime.
In assenza di statistiche ufficiali, delle realtà sociali come StopFeminicide hanno creato degli spazi online di attivismo ed informazione, e contano che nel periodo di attività dell’organizzazione, dal 2017 ad oggi, sono stati compiuti almeno 208 femminicidi. Inoltre, secondo un sondaggio di Amnesty International del 2020, il 20% delle donne intervistate ha subito una violenza sessuale, ed il 47% dei Belgi ha vissuto una forma di abuso; in particolare ne sono stati esposti i membri della comunità LGBT+ ed i migranti, cioè i gruppi più vulnerabili.
La convenzione di Istanbul
Il Belgio ha ratificato la convenzione di Istanbul, istituita nel 2016, per la prevenzione e la
lotta contro la violenza sulle donne, e lo stato ha istituito una serie di interventi in casi di
violenza domestica, come l’allontanamento del carnefice dal domicilio e dagli spazi
frequentati dalla vittima, e un alloggio apposito per chi ha subito violenza all’interno
dell’ambiente familiare. Il principale strumento di monitoraggio del fenomeno della
discriminazione di genere è portato avanti da EIGE, l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di
Genere, che ha sviluppato il Gender Equality Index.
Le statistiche vogliono che l’indice generale dell’UE ammonti ora a 70.2, con un incremento di 1.6 punti dal 2022. In Belgio, l’indice segna un totale di 76, calcolato su gap economici, educativi, di accesso a conoscenze e lavoro, e salute, mentre in Italia il punteggio raggiunto è di 68.2.
Bruxelles: il Volontari del Servizio Civile di OPES Aps raccontano la manifestazione del 26 novembre
I volontari del Servizio Civile Universale di OPES Aps in Belgio hanno partecipato alla
manifestazione cittadina del 26 Novembre e si sono imbattuti in una particolare installazione. L’associazione Vie Féminine ha portato in piazza una serie di valigie, con il motto “Après les violences, la réparation!”, incitando a prestare attenzione alla situazione delicata che le donne vittime di violenza domestica vivono anche dopo essersi allontanate dal domicilio familiare. Il progetto si concentra sui bisogni, allegoricamente scritti sopra le valigie e contenuti da esse, di queste donne: essere credute, raggiungere una sicurezza anche economica e avere accesso a cure specifiche per la loro condizione.
Con queste valigie marciamo per coloro che non se ne sono potute andare
L’associazione ha quindi evidenziato che “oggi, è con le nostre valigie riempite di questi bisogni che noi marciamo per l’eliminazione della violenza di genere. è con queste valigie che noi abbandoniamo le case luogo di violenza per costruire qualcosa di migliore. Con queste valigie marciamo anche per coloro che non se ne sono potute andare.” (leggi anche l’intervista a Katia Pacelli, dedicata al progetto “La Valigia di Salvataggio”, clicca qui)
In Belgio come nel resto d’Europa, il tema della violenza di genere sta acquisendo sempre più rilevanza. Come dichiarato dalle realtà unite contro le violenze di genere, è fondamentale creare spazi di dialogo, educazione, e prevenzione per rendere chiara l’urgenza con cui va contrastato il problema, includendo anche percorsi di recupero e cura per le vittime.
di Aurora Passarini
Volontaria Servizio Civile di OPES – Estero (Bruxelles)