Il gioco del calcio può sembrare semplice e banale. Le principali regole e l’obiettivo finale sono comprensibili a tutti: vince chi, al termine dei tempi regolamentari, riesce a schiaffare il maggior numero di volte il pallone in fondo alla porta avversaria. Per trovare la via della rete e della gloria, però, si possono percorrere strade differenti. Il modo con sui si sigla un goal è espressione di un’azione che ha le sue fondamenta in principi, ideali, filosofie e stili calcistici che possono risultare diametralmente opposti. Come il pragmatismo ed il relazionismo associativo o funzionalismo. Da una parte c’è chi predilige la praticità, il genio del singolo individuo ed il machiavellico “il fine giustifica i mezzi”; dall’altra, invece, possiamo trovare chi rincorre il sublime, la bellezza del gioco e l’estasi del goal nella costruzione di un’azione corale, coinvolgendo e rendendo partecipi tutti gli interprete della squadra. Quest’ultimo modo di vedere, leggere ed interpretare il calcio è quello utilizzato dalla Roma Calcio Amputati.
Lo stile della Roma Calcio Amputati
Sin dalla sua nascita, l’Associazione Sportiva Dilettantistica presieduta da Arturo Mariani ha sempre adottato il relazionismo associativo. Che sia impegnata su un rettangolo di gioco in una partita della massima serie di calcio amputati oppure in una iniziativa a carattere sociale o di sensibilizzazione sull’importanza di permettere a tutti, indipendentemente dalle condizioni psico-fisiche o dalle proprie abilità, di praticare uno sport, il sodalizio giallorosso è un esempio di ricerca del goal in maniera collettiva e non individuale. La via per raggiungere l’obiettivo parte da una costruzione dal basso, chiama in causa tesserati, coinvolge sostenitori e persone accomunate dagli stessi valori ed esalta le caratteristiche e le qualità di ogni singolo protagonista.
Tutti spingono il pallone in fondo al sacco. Tutti scrivono il loro nome nel tabellino dei marcatori. Tutti esultano per un goal di squadra. Tutti gioiscono per un successo. Ne è dimostrazione anche l’ultima rete siglata: l’ingresso della Roma Calcio Amputati e dell’Academy ProAbile, la scuola di calcio inclusivo voluta da Arturo e Stefano Mariani, tra le As Roma Academy.
Un risultato che da una parte testimonia l’ottimo lavoro svolto dall’Associazione Sportiva Dilettantistica che tra le sue fila annovera “ragazzi in gamba” e “proabili”, dall’altra mostra la fiducia e la sensibilità del club professionistico presieduto da Dan Friedkin. La AS Roma, seguendo l’esempio di alcuni top club di Premier League, è il primo team di Serie A ad avvicinarsi al calcio amputati.
L’importanza di entrare tra le As Roma Academy
«È un passaggio epocale – dichiara Arturo Mariani, presidente e calciatore della Roma Calcio Amputati -. È un passaggio storico che segnerà veramente una spaccatura tra quello che è stato fino ad oggi e quello che succederà nel futuro prossimo. Questa è l’evoluzione che ci aspettavamo e che sognavamo quando ancora non esisteva nulla. Un passaggio del genere è una possibilità che diamo veramente a tanti giovani, a tanti bambini e a tante promesse di avvicinarsi allo sport e di renderlo finalmente, uso una parola un po’ impropria, normale per tutti. Quello che è mancato in qualche modo a me da piccolo e a tanti altri ragazzi.»
Il legame con l’AS Roma, già forte per la presenza nell’organigramma societario e tecnico di figure del calibro di Simone Perrotta (l’ex calciatore giallorosso e Campione del Mondo nel 2006 ricopre la carica di vicepresidente) e Mauro Bencivenga (il settantunenne ex tecnico delle giovanili della Lazio e della Roma è uno dei Maestri dell’Academy ProAbile), diventa ancora più solido. Il riconoscimento è senza dubbio un valore aggiunto, ma aumenta anche il carico di responsabilità.
«Essere una As Roma Academy è motivo di orgoglio – continua Mariani -. Per certi versi, diventiamo professionisti, anche se manteniamo lo stesso cuore e lo stesso spirito che ci hanno sempre contraddistinto. Le persone che ci hanno supportato ed aiutato sono state e sono tuttora fondamentali. Spesso mi trovo a riflettere sull’impatto e sul valore sociale generato da ognuno di loro.
Di Simone Perrotta, fin da quando gli ho presentato l’idea della Roma Calcio Amputati, mi ha colpito la sua disponibilità, il suo grande cuore e la responsabilità di mettersi al nostro servizio per realizzare qualcosa di concreto, di importante. Parlare di Mauro Bencivenga mi emoziona. Quando entra in campo con i ragazzi della nostra Academy ProAbile, lui mette tutto sé stesso, la sua esperienza e la sua passione. Potrei continuare citando anche realtà, come il gruppo Kinto – Toyota, che ci accompagnano allo stadio o agli allenamenti o nel nostro percorso sportivo.»
Tutti insieme per una nuova cultura sportiva
Ogni singolo pianeta di questa galassia chiamata ASD Roma Calcio Amputati, insomma, si adopera per abbattere barriere fisiche e culturali, per far crescere una nuova cultura sportiva, per affermare quei valori, come l’inclusione, l’integrazione, il sacrificio, il rispetto, lo spingersi oltre i limiti e la passione, che sono i pilastri della nostra società e per avvicinare quante più persone possibili alla pratica sportiva. Perché questa, oltre ad essere un diritto garantito e tutelato dalla Costituzione italiana, è una leva che migliora la qualità della vita di un individuo.
La funzione sociale e pedagogica dello sport, però, non è compresa da tutti. Ci sono ancora troppe resistenze. Tante ragazze e tanti ragazzi rimangono tuttora confinati all’interno di quattro mura. Non hanno la possibilità di vivere la loro vita appieno, né di esprimersi, di entrare in contatto con altri individui e neppure di sentirsi parte integrante del contesto sociale. Per ribaltare concezioni e condizioni, figlie ancora oggi di un retaggio culturale che tende ad escludere chi viene considerato “diverso”, serve una gigantesca opera di sensibilizzazione.
La Roma Calcio Amputati, con grande senso di responsabilità verso la società, si è assunta l’onere di svolgere la sua parte. Ogni giorno, attraverso messaggi, post sui social network e parole, cerca di favorire il cambiamento. E quando alla comunicazione serve una sorta di booster ulteriore, interviene con altre strategie ed attività. Gli OPEN DAY e le partite del cuore diventano così la rappresentazione esemplare, visibile e tangibile, di tutto ciò che lo sport incarna e trasmette.
Il valore degli OPEN DAY e delle Partite del Cuore Pro promosse dalla Roma Calcio Amputati
«Come successo allo Stadio Olimpico per la partita Roma – Monza di Serie A – specifica il presidente della ASD Roma Calcio Amputati -, vogliamo creare sempre più dei momenti di sensibilizzazione, sia negli impianti sportivi sia nelle scuole. Vogliamo realizzare altresì delle partite del cuore, dove chi entra in campo gioca con le stampelle, provando così ad immedesimarsi nella nostra condizione di calciatori amputati, con malformazioni o agenesie di arti. Gli OPEN DAY e le Partite del cuore sono momenti di aggregazione e divertimento che si rivelano impattanti. Il valore che riescono a generare ha un peso specifico inimmaginabile.»
A tal proposito, si avvicina a grandi passi il primo appuntamento della stagione. Sabato 18 novembre, a partire dalle ore 10:00, presso gli impianti sportivi della Jem’s Soccer Academy (via del Fosso di Dragoncello, 201 – 00124 Roma), sono in programma un OPEN DAY e una Partita del Cuore Pro. Se la sessione di allenamento a porte aperte permetterà a chiunque di avvicinarsi allo sport e di conoscere la Roma Calcio Amputati e l’Academy ProAbile, il match amichevole di sensibilizzazione, in programma alle ore 11:00, chiamerà sul rettangolo di gioco rappresentanti delle istituzioni, dello sport e del Terzo Settore, atleti olimpici e paralimpici, ex Campioni, attori, influencer, giornalisti e sostenitori del sodalizio giallorosso.
Lo scorso anno, accanto ad Arturo Mariani e ai “ragazzi in gamba” della Roma Calcio Amputati, scesero in campo Simone Perrotta, Max Tonetto (ex calciatore e compagno di squadra di Simone Perrotta nella As Roma), Ubaldo Righetti (ex calciatore della As Roma), Alessandro Onorato (Assessore allo Sport, Cultura e Grandi Eventi del Comune di Roma), Emanuele Blandamura (ex pugile), Dario Piantadosi (calciatore freestyler professionista e performer), Leonardo Bocci (attore ed influencer) e Juri Morico (Presidente Nazionale OPES – Ente di Promozione Sportiva riconosciuto da CONI E CIP).
Quello che accadrà alla Jem’s Soccer Academy sarà un altro manifesto della funzione sociale e pedagogica dello sport. Sarà altresì espressione di una società aperta ed inclusiva. Sarà pure il biglietto da visita di quel modo di interpretare una disciplina sportiva e la vita che abbiamo definito con l’espressione relazionismo associativo. Sarà il bello del calcio.
Può sembrare un gioco banale, in realtà non lo è affatto.