La facoltà di Ingegneria per l’ambiente e il territorio dell’Università di Roma La Sapienza ha proposto, tramite l’insegnamento di Sviluppo sostenibile dell’ambiente e del territorio, un progetto che è andato ad indagare quali sono le dinamiche che contribuiscono alla continua erosione del terreno su cui sorge Civita di Bagnoregio. A curare questo studio sono stati gli studenti di detto corso, in particolare: Veronica Ciarcià, Giuseppe Corea, Maria Ludovica Guelpa, Sara Formicola, Alice Greco e Lorenzo Celi.
Civita di Bagnoregio e la sua storia
Detta anche “La città che muore”, Civita di Bagnoregio, fondata 2500 anni fa dagli etruschi, in provincia di Viterbo, è riconosciuta come uno dei borghi più belli d’Italia. Per raggiungerla è necessario percorrere, esclusivamente a piedi, un ponte in cemento armato.
La particolarità di questo borgo è insita nel suo appellativo “La città che muore”: il terreno su cui poggia è soggetto a continua erosione e il rischio, più che concreto, è quello che la cittadina, per l’appunto, sprofondi.
“Rendiamo Civita più sostenibile”
Il progetto “Rendiamo Civita più sostenibile” si è sviluppato partendo dalla problematicità dell’overturism, ovvero quel fenomeno relativo all’impatto negativo che il turismo ha sulla qualità di vita dei residenti di un determinato luogo, ma anche sull’esperienza stessa del visitatore.
Si consideri che dal 2019 il turismo è aumentato in maniera esponenziale e che negli ultimi cinque anni la presenza così importante di visitatori ha causato un’erosione di 30 cm di terreno nella piazza centrale di Civita. A fronte di questi centimetri, che all’apparenza possono sembrare pochi, si deve tenere a mente che prima di questo cambiamento il terreno sottostante a Civita era in condizioni più o meno stabili da circa mille anni.
Definito ciò, viene però a crearsi un paradosso: da una parte si ha un terreno estremamente fragile che non ha la capacità di sostenere un turismo così accentuato, dall’altra, quest’ultimo, costituisce la principale, se non unica, risorsa economica del borgo. La domanda a questo punto sorge spontanea: come si possono limitare i danni?
Una proposta per salvare Civita di Bagnoregio
Gli studenti del corso di Sviluppo sostenibile dell’ambiente e del territorio, durante la loro permanenza a Civita hanno avuto la possibilità di interagire, anche attraverso la somministrazione di alcuni questionari, con i residenti del posto e con alcuni turisti. Dai dati raccolti si evince una scarsa informazione su quali siano effettivamente le ripercussioni di un turismo così aggressivo su una cittadina così a rischio.
I ragazzi che hanno lavorato a questo progetto hanno proposto un’alternativa che si basa sull’istituzione di un sistema di prenotazione, cosicchè sia più facile gestire l’afflusso dei turisti. Questa modalità di prenotazione si svilupperebbe suddividendo l’ingresso a Civita in due fasce orarie diverse (08:00 – 16:00 e 16:00 – 24:00). Al momento della prenotazione online, dopo aver scelto la fascia oraria desiderata, sarà necessario dichiarare il numero di persone che accederà al sito turistico. Una volta effettuato il pagamento dei ticket di accesso, che è di 5 euro cadauno, sarà rilasciato un QR Code da esibire quando ci si recherà in loco. Nel momento in cui si giungerà al limite delle prenotazioni consentite per una determinata fascia oraria, il sito provvederà a bloccare le prenotazioni.
A un’iniziativa del genere va data fiducia, soprattutto per la salvaguardia di un borgo così bello che merita di essere vissuto al meglio e per più tempo possibile.
di Sara Ciarcià,
Volontaria Servizio Civile
Foto di Gabriele Merlino Photographer su Unsplash