PNRR e Neet: a che punto siamo?

Tra i vari obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si trova il miglioramento della condizione economica giovanile. In particolare vi è l’intento di ridurre la percentuale di NEET, cioè Not in Education, Employment or Training

Chi sono

Rientrano nei NEET tutti quei giovani tra 15 e i 34 anni che non studiano e non lavorano. La diffusione di tale fenomeno è in stretto collegamento con il contesto socio-economico di appartenenza e risulta essere al centro di numerosi dibattiti all’interno della comunità europea, data la sua rilevanza.  

I giovani NEET presentano caratteristiche estremamente eterogenee tra loro. Infatti, è difficile tracciarne un unico profilo definitorio. Ne fanno parte coloro che hanno abbandonato precocemente la scuola; oppure giovani che con un diploma o un titolo universitario, non riescono a trovare lavoro e ancora giovani madri che non avendo di supporto una rete sociale adeguata, non riescono a perseguire né percorsi di formazione né trovano un impiego.

Essere NEET ha conseguenze negative sia per i giovani stessi, perché sperimentano una condizione di emarginazione sociale dalla quale è difficile uscire, sia per la società che in questo modo affronta una perdita di capitale umano enorme. 

Secondo i recenti dati Eurostat riferiti al 2022, l’Italia risulta registrare la percentuale più alta  ( 17,7%) tra i 27 Stati UE di NEET uomini, mentre nella classifica europea delle NEET di sesso femminile è al secondo posto (20,5%). Questi numeri sono ancora ben lontani rispetto all’obiettivo del 9% previsto dal piano di azione sul Pilastro Europeo dei Diritti Sociali del 2030.  

Le missioni del PNRR rivolte ai Neet

Per mitigare il fenomeno, le istituzioni governative europee stanno studiando dei sistemi. La questione della condizione dei giovani risulta essere all’interno del PNRR come tematica trasversale alle 6 missioni proposte nel 2021. In particolare sono fondamentali la missione 1 relativa alla digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo e la missione 2 in merito alla rivoluzione verde e transizione ecologica, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione giovanile. Altrettanto importante è la missione 4, che concerne il  campo dell’istruzione e della ricerca, attraverso la quale si auspica verranno diminuite le percentuali di dispersione scolastica.  

Nonostante le linee guida dettate dal decreto interministeriale del 7/12/2021 prevedano che il 30% delle assunzioni nei progetti finanziati dal PNRR sia riservato a giovani e donne, dai dati di Openpolis risulta che ben il 69% dei bandi pubblicati finora non rispetta tale clausola. 

Tutto ciò evidenzia come le misure adottate dal PNRR, ad oggi, non siano pienamente sufficienti per diminuire la percentuale di NEET presenti in Italia.  

 

di Elena Lodi

Volontaria Servizio Civile Universale

Altro dall'autore

Post correlati

Advertismentspot_img

Ultimi articoli

Il G7 di Inclusione e disabilità parla delle e alle persone

Si è tenuto in questi giorni ad Assisi il primo, storico, G7 di Inclusione e Disabilità, alla cui riunione ministeriale, durante la fase conclusiva, h...

Più risorse per il Servizio Civile, il Governo stanzia 620 milioni fino al 2027

Nessun taglio per il Servizio Civile Universale. Anzi, al contrario, il Governo Meloni ha deciso di potenziare le risorse a disposizione di un istitut...

Sanità e formazione: le riforme per le facoltà di infermieristica e medicina

Novità in vista per gli studenti che decideranno di intraprendere un nuovo percorso di studi in medicina o infermieristica. Se da una parte si va vers...

Vuoi rimanere aggiornato? Iscriviti alla newsletter di Risorse.news