L’intelligenza artificiale non può essere esclusa dal sistema scuola. Lo sostiene il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, (ve ne abbiamo parlato qui) ma è anche opinione di chi la scuola la vive quotidianamente. Il fenomeno ChatGPT, ad esempio, ha coinvolto anche i giovani che vivono con grande curiosità ciò che ruota attorno al mondo virtuale. Un po’ perché nativi digitali e un po’ perché, in effetti, innovazione e progresso generano inevitabilmente interesse.
Scuola e intelligenza artificiale
Si tratta di un tema che ha dato vita a diverse controversie: c’è chi ritiene che lo strumento possa invalidare l’apprendimento da parte degli studenti e chi invece lo vede come un’opportunità per espandere i loro orizzonti. Come ogni novità, quindi, il binomio scuola-IA trova terreno fertile per dibattiti e riflessioni.
D’altra parte, il tema ChatGPT è stato centralissimo nelle ultime settimane; la questione privacy, infatti, ha portato il Garante prima a disattivare il sistema in Italia perché, e qui entra in gioco anche il fattore giovani, oltre alla potenziale raccolta illecita di dati, si verificava la mancanza di filtri da parte di OpenAI in merito all’età degli utenti. In breve: i minori di 13 anni sarebbero stati esposti a risposte poco inidonee rispetto al loro grado di sviluppo. Tuttavia, il servizio è tornato disponibile dopo alcune rassicurazioni da parte di OpenAI e allo stato attuale non vi sono vincoli di utilizzo.
I potenziali benefici
Si torna quindi alle scuole. ChatGPT, come hanno rilevato diversi docenti di istituti scolastici aperti all’inserimento dell’IA nel programma di formazione, è un ottimo strumento, ad esempio, per le ricerche, per allenarsi nelle conversazioni in lingua straniera e per sviluppare la creatività; i docenti lo valutano come un plus. Attenzione, però, tutti sono concordi che sarebbe necessario applicare un metodo di educazione specifico all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Francesca Di Liberti, Preside dell’Istituto Regina Margherita ed ex presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Torino, come riporta Orizzonte Scuola, ha dichiarato in merito: “I ragazzi la usano e c’è molta curiosità. Vediamo in questo un’accelerazione. È fondamentale che gli studenti sviluppino capacità di argomentazione e pensiero critico”.
Dello stesso parere è anche Franco Francavilla, Preside del Liceo D’Azeglio, che però specifica: “La scuola deve attrezzarsi per gestire le potenzialità e i rischi di questo strumento OpenAI, poiché escluderlo è irrealistico”.
Lo ribadisce anche Giuseppe Inzerillo, preside del Liceo Scientifico Galileo Ferraris, che chiarisce: “I chatbot avranno un impatto importante sull’educazione. È necessaria una fase di formazione per garantire un utilizzo corretto della tecnologia. L’introduzione a scuola va gestita e governata, ma è ancora prematuro parlare di un uso sistematico da parte degli studenti”.
I docenti
Un altro aspetto di questa potenziale rivoluzione riguarda il lavoro dei docenti. Grazie al supporto, debitamente considerato e introdotto, dell’IA potrebbero lavorare più agevolmente sugli aspetti tecnico e burocratico del mestiere (come la progettazione e la preparazione del materiale didattico).
A proposito di docenti, in occasione del G7 di Toyama il Ministro Valditara ha ribadito: “l’intelligenza artificiale è di grande importanza ma il ruolo del docente resta comunque insostituibile. Il docente deve essere formato per governare l’intelligenza artificiale”. Anche perché non va mai dimenticato che le “relazioni umane sono fondamentali”.