Il recente rapporto Istat rivela un quadro demografico complesso: calo delle nascite, invecchiamento della popolazione e in particolare un’impennata significativa dell’emigrazione di giovani cittadini, attratti da opportunità all’estero.
L’Italia di fronte a un bivio demografico
Se da un lato si registra un lieve calo della popolazione residente, con un numero totale che arriva a 58,934 milioni al primo gennaio 2025 (una diminuzione dello 0,6% rispetto all’anno precedente), dall’altro emerge con forza un fenomeno di cui si parla spesso, ma mai arrivato a questi livelli. Una vera e propria “fuga di cervelli” verso l’estero.
Nel corso del 2024, ben 156mila connazionali hanno viaggiato oltre i confini in cerca di nuove opportunità, segnando un impressionante aumento del 36,5% rispetto al 2023. Un dato che spaventa, ma che peggiora ulteriormente se si considerano altresì i 35mila stranieri che nel frattempo hanno acquisito la cittadinanza italiana, il numero totale di persone che hanno lasciato il Paese nel 2024 sale a 191mila, con un incremento complessivo del 20,5%.
Ma quali sono le mete più ambite?
Le destinazioni più gettonate dai cervelli in fuga sono principalmente tre: la Germania, che accoglie il 12,8% degli emigrati, seguita da vicino dalla Spagna (12,1%) e dal Regno Unito (11,9%). Questi dati riflettono probabilmente una combinazione di fattori, tra cui opportunità lavorative, migliori condizioni economiche e, in alcuni casi, uno stile di vita percepito come più attraente.
Ma perché i nostri giovani lasciano il Paese?
La principale ragione per cui tanti italiani, soprattutto giovani, decidono di andare via è lo stipendio: nel Bel Paese, le paghe sono spesso molto basse. Però, alcuni giovani partono “per scelta”, magari perché le loro famiglie possono sostenere le spese e vogliono studiare o trovare un lavoro diverso all’estero.
Altri, invece, emigrano perché semplicemente ne hanno bisogno: cercano una vita e un lavoro migliori, con meno criticità, e caratteristiche diverse a livello di società e stile di vita. Talvolta, in Italia, un giovane viene percepito come pigro o senza esperienza e deve faticare molto per ottenere poco; all’estero è più facilmente considerato una persona con delle capacità da sviluppare. Bisogna proseguire nel lavorare su incentivi e opportunità cper invogliare i giovani a restare.
Problema invecchiamento
Nel 2024 si è registrato un nuovo minimo storico, con sole 370 mila nascite, superando il precedente record negativo di ben 30 anni fa, nel 1995, dove si registrarono 536 mila parti. Il tasso di fecondità peggiora con un altro dato che riguarda il numero di figli per donna, dove la media è scesa a 1,18. Questo significa che la Penisola è uno dei paesi al mondo dove nascono meno bambini.
Questa tendenza si riflette anche nella composizione delle famiglie italiane, che appaiono sempre più “ristrette”. In vent’anni, la media dei componenti per famiglia è scesa da 2,6 agli attuali 2,2 (media dell’anno 2023-2024). Un ulteriore numero emblematico è che oltre un terzo delle famiglie (il 36,2%) è ad oggi composto da una sola persona, un aumento significativo rispetto al 25,5% di due decenni fa, dato che ci mette tra gli ultimi posti in Europa.
Visualizza questo post su Instagram
Quindi, l’unica “Italia” che sta diventando sempre più grande è quella formata dagli italiani che vivono fuori dal nostro Paese. Uno studio chiamato “Rapporto Italiani Nel Mondo 2024“, realizzato dalla Fondazione Migrantes, fornisce ulteriori informazioni su questo argomento.
Ringiovanimento di italiani all’estero
Oggi, più di 6 milioni di italiani vivono all’estero. La regione da cui partono più persone è la Sicilia, seguita da Lombardia e Veneto. Molti di coloro che lasciano l’Italia provengono dal Sud Italia.
Nel corso del 2023, quasi 90 mila italiani si sono registrati all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) con l’intenzione di vivere all’estero.
Il dato significativo riguarda l’età di chi ha lasciato l’Italia nel 2023: la maggior parte erano giovani adulti tra i 18 e i 34 anni (45,5%), seguiti da persone nella fascia d’età 35-49 anni (23,3%). Complessivamente, quasi il 70% di chi ha emigrato nel 2023 aveva meno di 50 anni, confermando come i giovani e i giovani adulti siano i principali attori di quello che si inquadra come fenomeno migratorio italiano. A questi si aggiunge anche una percentuale di minorenni (14,7%) e una quota molto più bassa di persone con più di 65 anni (5,5%).
La comunità italiana all’estero mostra quindi un ringiovanimento. Oggi, più della metà (51,5%) di chi vive fuori dall’Italia si è trasferita da meno di quindici anni, superando la quota di chi risiede all’estero da più tempo. In particolare, una fetta consistente (28,2%) si è spostata tra i 5 e i 15 anni fa.
Foto Copertina: Riconoscimento editoriale Shutterstock/ ID Foto: 1454754227 / Collaboratore foto: Olena Yakobchuk