Accessibilità, inclusione, sostenibilità e responsabilità. Le parole del rugby che hanno un impatto sociale

Guarda il reportage sulle parole del rugby, girato in occasione del match del Sei Nazioni tra Italia e Irlanda


Il vocabolario della lingua italiana nasconde al suo interno parole significative e potenti. Ciclicamente, alcune di queste assurgono a diventare popolari. Entrano con facilità nel linguaggio comune, con il rischio che il loro significato e la loro valenza sfuggano ai più. Per sprigionare tutta la loro essenza, allora hanno bisogno di essere convertite in esempi. Grazie ad un fatto concreto, termini apparentemente leggeri, come accessibilità, inclusione, sostenibilità e responsabilità, possono diventare keyword d’impatto. Parole chiave capaci di produrre degli effetti nella società.

Tra chi cerca di affermare l’essenza di questi 4 vocaboli, che sono anche solidi valori e principi basilari, c’è sicuramente la Federazione Italiana Rugby.

Crediamo fortemente che i valori di questo sport – ha dichiarato a risorse.news Leonardo Ghiraldini, Consigliere della Federazione Italiana Rugby ed ex giocatore della Nazionale – debbano essere vissuti in campo ma anche fuori. Promuoviamo la sostenibilità, che fa rima con rispetto, coerenza e responsabilità, l’inclusione e l’accessibilità, in modo che tutte le famiglie, i bambini e le bambine, le ragazze e i ragazzi possono vivere l’evento e godere dell’incredibile atmosfera che si respira allo Stadio”.

In occasione del Sei Nazioni, la FIR ha inviato un input che è destinato a fare scuola e a cambiare l’esperienza di vivere una partita di rugby allo stadio. Anche a chi ha una disabilità visiva.

Fino allo scorso 23 febbraio, una simile festa dello sport era off limits a ciechi e ipovedenti. All’interno di un catino come lo Stadio Olimpico, con 65.000 anime trepidanti, avrebbero potuto percepire lo svolgimento di un’azione dall’abbassarsi o dall’alzarsi dei decibel del rumore di sottofondo, ma non avrebbero potuto decifrare né la posizione del pallone sul rettangolo di gioco, né la giocata di un rugbista e neppure cogliere tante piccolissime sfumature che contribuiscono a descrivere una partita e l’atmosfera.

A partire dal match tra Italia e Francia, e successivamente pure con il confronto tra Italia e Irlanda, il mondo della palla ovale italiana ha dato effettivamente forma e sostanza alle parole inclusione e accessibilità. Tecnicamente, lo ha fatto con un servizio di audiodescrizione digitale che, tramite l’app Connect Me Too, ha permesso a persone con disabilità visiva di vivere la partita di rugby allo stadio, di essere coinvolte nello spettacolo e di seguire le fasi del match.

Cos’è il progetto Connect Me Too?

In questa occasione, la Federazione Italiana Rugby – ha aggiunto Tony D’Angelo, business development manager di Connect Me Too – ha voluto invitare allo Stadio anche tifosi ciechi, ipovedenti e pluridisabili visivi, affinché potessero usufruire di questo servizio meraviglioso che è l’audiodescrizione immersiva, un servizio che consente loro di stare qui, di vivere l’atmosfera e di seguire il match del Sei Nazioni, tramite un commento iperdescrittivo. Non è una radiocronaca, perché i dettagli raccontati sono infinitamente di più. Si passa dal descrivere le maglie ai capelli dei rugbisti, alcune volte si raccontano le regole di questo sport in modo da coinvolgere pure i neofiti”.

Connect Me Too ha di fatto riportato in tribuna appassionati, come il Signor Pietro Turco, che hanno perso la vista.

Ho ritrovato il piacere di venire allo stadio per seguire un match di rugby – ha confidato il Signor Pietro Turco -. A distanza di 25 o 30 anni, grazie all’audiodescrizione, sono potuto ritornare. A parte il risultato (Italia – Francia, primo match in cui è stato sperimentato il servizio di Connect Me Too, è terminata 24 a 73 per i transaplini, n.d.r.), è stata una esperienza bellissima”.

Per Pietro ed altre tre persone non vedenti presenti al match tra l’Italia e i Campioni transalpini, l’esperienza è stata emozionante. I feedback raccolti dalla FIR non potevano che essere positivi.

Con Connect Me Too il Sei Nazioni di rugby è sempre più inclusivo, i feedback ricevuti dalla FIR

Per me, già solo leggere che loro avevano finalmente vissuto un’esperienza completa del nostro sport, del nostro evento, è stata una grande vittoria e un piacere – ha riferito con entusiasmo Simona Gherardi, referente della FIR per l’accoglienza delle persone con disabilità allo Stadio Olimpico -. Al tempo stesso, i commenti positivi ricevuti ci danno la forza per fare in modo che questo servizio venga fornito ad ogni occasione, anche agli eventi di novembre (a novembre si disputeranno le Autumn Nations Series, n.d.r.) e pure alle nostre franchigie, come Benetton e Zebre. Se un nostro appassionato vuole seguirci, per me è fondamentale trovare il modo per aiutarlo”.

 

Ti riempie il cuore portare avanti iniziative di questo calibro – ha specificato il consigliere federale Leonardo Ghiraldini -. A volte non ci rendiamo neanche conto del bene generato da una iniziativa del genere e di quanto poco basti per fare felici delle persone, rendendole partecipi dell’atmosfera che si respira ai nostri eventi. I feedback sono stati assolutamente positivi. Non ci dobbiamo fermare qua, dobbiamo aumentare ancora di più servizi e rendere questo evento sempre più aperto a tutte e tutti”.

L’eco mediatica è stata enorme. La notizia ha fatto subito breccia nell’opinione pubblica. Per il match tra Italia e Irlanda, ha raggiunto lo Stadio Olimpico anche il Signor Francesco Cusati. Al termine del primo tempo, con gli Azzurri in grado di tenere testa alla terza forza mondiale del rugby, le sue impressioni sul servizio di audiodescrizione e sulla possibilità di vivere il Sei Nazioni nuovamente in mezzo ai tifosi sono state queste.

Il rumore di fondo e il tifo fanno parte del gioco, ma grazie all’audiodescrizione riesco a comprendere tutto quello che accade e soprattutto posso immaginarmi come si svolgono le azioni di gioco – ci ha confidato il Signor Francesco Cusati, che per la prima volta ha potuto provare il servizio e l’app Connect Me Too -. Il rugby è molto complesso, ma grazie all’audiodescrittore riesco a comprendere e a capire tutto”.

Parole, tante parole, per un racconto iperdescrittivo che non tralascia nulla

3 minuti e 30, ancora 0 a 0, rimesso a laterale per l’Irlanda, poco fuori dai 10 metri della metà campo, sul settore di sinistra, pronto a battere Dan Sheehan, che nel frattempo ha avuto un piccolo consulto con i propri compagni per decidere se battere lunga o corta la rimessa”. Queste sono le parole di Michele Cassano, l’audiodescrittore chiamato a descrivere le gesta di Brex, Menoncello, Allan, Ioane e Capuozzo e ad arricchire il racconto di particolari.

Eseguire una radiocronaca iperdescrittiva ha la sua bella dose di responsabilità. Bisogna far ricorso ad un ampio vocabolario per aiutare l’ascoltare non vedente a re-immaginarsi nella sua testa ogni azione o situazione.

C’è una certa responsabilità – ha ammesso candidamente il giornalista Michele Cassano -. Direi che i termini arricchita e re-immaginata sono i migliori per descrivere il servizio e il nostro compito. La responsabilità è quella di far immergere le persone non vedenti dentro la partita, di spiegare loro tutti i dettagli e, pian, piano, portarli dentro le azioni che si sviluppano su tutto il perimetro di gioco e all’interno delle emozioni che magari i giocatori stessi stanno vivendo.

Abbiamo una bella responsabilità, ma facciamo questo lavoro sempre con piacere. La cosa più bella è confrontarsi con gli ascoltatori al termine della partita e magari ricevere un loro grazie, perché hanno capito qualcosa in più e si sono emozionati vivendo le fasi del match”.

Gli occhi di Michele si sono sostituiti agli occhi dei suoi ascoltatori. Hanno avuto la stessa funzione di una telecamera: hanno seguito il pallone, catturato immagini e movimenti, si sono soffermati su particolari ed hanno eseguito zoom su dettagli significativi per il flow narrativo. Da buon regista e narratore, ha preso per mano il tifoso non vedente e lo ha accompagnato ad immergersi sempre più nel contesto del Sei Nazioni di rugby. La sua preparazione, profonda ed accurata, gli ha permesso di adempiere ad un lavoro così impegnativo ed importante. Oltre alla voce e alle conoscenze dello sport, c’è molto di più.

È importantissimo – ha specificato Michele Cassanoandare a dettagliare tutto quello che riguarda l’aspetto, il look anche dei giocatori e poi tutto quello che è il campo ma anche il contorno”.

La quantità di parole che viene usata dall’audiodescrittore è infinita – ha sottolineato Tony D’Angelo di CMT -. Ci sono dettagli sul posizionamento del pallone, sui corpi che si scontrano e naturalmente tutto questo ha bisogno di una formazione. Siamo partiti l’anno scorso, grazie al patrocinio della Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano ONLUS e della FIGC, la Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Abbiamo avuto così la possibilità di fare i primi corsi di audiodescrizione per formare appositamente le persone che devono e dovranno occuparsi di realizzare questa tipologia di servizio. Ora li stiamo facendo anche per il rugby e per il basket. Come potete immaginare, il servizio offerto è trasversale a tutti gli sport”.

Un servizio che viene testato sul campo e che si migliora grazie anche ai suggerimenti degli utilizzatori

Il servizio di audiodescrizione offerto dall’app Connect Me Too, fruibile sia allo stadio sia collegandosi da casa, è in continua evoluzione. Il confronto tra i responsabili del progetto, la FIR e i tifosi è continuo e costante. Anche durante lo svolgimento della partita tra Italia e Irlanda sono stati raccolti suggerimenti per migliorare l’esperienza. Ogni aspetto, a partire dal monitoraggio di tutte quelle criticità che avrebbero potuto compromettere la ricezione dell’audio, è stato curato nei minimi particolari.

Tra l’altro – ha illustrato il business development manager di Connect Me Too – ci sono le problematiche di connettività classiche di un posto con tantissime persone presenti. Pertanto, andiamo a verificare che la loro copertura sia sufficiente e che stiano avendo una buona fruizione del servizio. Il confronto ci permette di assimilare ed elaborare i consigli dei nostri tifosi, permettendoci così di migliorare l’app sia dal punto di vista dell’utilizzo sia per quanto concerne il rapporto tra l’interfaccia dell’applicazione e i tool di screen reader presenti negli smartphone. Se un contenuto non viene riscritto con un testo inclusivo alternativo, che permetta al dispositivo di leggerlo correttamente, l’utilizzatore rimane al buio”.

L’app è accessibile, in effetti è facile dialogarci – ha riferito il Signor Pietro Turco -. Ci sono stati dei problemi tecnici sulla ricezione del segnale, che però sono stati prontamente risolti. Sicuramente è un servizio che non è perfetto, come tutte le cose, va comunque potenziato, ma siamo sulla buona strada. Suggerimenti? Il mio è quello di integrare l’autodescrizione con l’audio dell’arbitro, perché il direttore di gara parla molto durante la partita, e devo dire che è una fonte importante di informazione per capire cosa sta succedendo nel campo”.

Tutte le altre iniziative della Federazione Italiana Rugby nel nome dell’inclusione, dell’accessibilità, della sostenibilità e della responsabilità sociale

Permettere ad un appassionato non vedente o ipovedente di sedersi in tribuna e di seguire una partita di rugby internazionale non è stata l’unica iniziativa della FIR ad avere avuto un enorme impatto sociale ed etico. Le attività realizzate durante il Sei Nazioni sono state diverse e, come spiega Leonardo Ghiraldini, ex prima linea della Nazionale ed oggi consigliere federale, riflettono i principi del rugby.

I valori del rugby, come il rispetto, l’inclusione e la responsabilità, che sono vissuti pienamente in campo, poi vengono trasportati anche fuori. Mi manca il campo, assolutamente, – ha riconosciuto con un pizzico di nostalgia Ghiraldini – ma oggi ho la possibilità di vivere e promuovere gli stessi valori anche fuori, con una serie di iniziative che stiamo portando avanti con la Federazione Italiana Rugby.

In ottica di sostenibilità dell’evento ci sono la certificazione ISO 20121 e l’impegno assunto per rispettare le risorse e l’ambiente. In ambito sociale, invece, oltre al servizio di audiodescrizione, dobbiamo menzionare anche la Quiet Room, la stanza che viene riservata alle famiglie con bambine e bambini con disturbo dello spettro autistico, che così possono vivere l’evento in questa stanza in maniera libera”.

La lunga lista delle parole del rugby

Accessibilità. Inclusione. Sostenibilità. Responsabilità. Quattro parole che, grazie agli esempi offerti dal rugby, assumono valore, forma, sostanza e si riempiono di significati. Sono keyword d’impatto, ma non sono le uniche a lasciare un’impronta sulla strada del cambiamento culturale e sociale. Nella lista di termini rilevanti bisogna aggiungere anche i suggerimenti offerti da Simona Gherardi e da Tony D’Angelo.

“Per noi anche accoglienza”, ha sentenziato la prima. Con il secondo che ha contribuito con “Coinvolgimento, connessione, mi viene da dire. La connessione di queste persone con una realtà che magari avevano perso ed è il motivo per cui questo progetto si chiama Connect Me To, collegate anche me, per non lasciare nessuno fuori”.

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