“Migliorare, un compito di tutti”: l’AGA raccontato dai volontari di OPES Valencia

Sei mesi a Valencia, sei mesi da quando abbiamo lasciato Roma, un po’ meno dalla DANA e, soprattutto, sei mesi in cui abbiamo offerto il meglio delle nostre capacità sia per i progetti già esistenti sia per quelli nati durante il nostro breve periodo con OPES.

Abbiamo intrapreso questo viaggio con lo sguardo puntato all’obiettivo, essendo al tempo stesso giocatori e pallone, pronti a lasciarci trasportare dagli eventi, sperando che il nostro contributo potesse rappresentare un gol vincente per gli altri.

Ma nulla avrebbe potuto prepararci a uno degli aspetti meno noti — e a ragione — del volontariato: ciò che si riceve in cambio. Nel desiderio di onorare il privilegio di aver incontrato tante persone straordinarie lungo il cammino, credo che uno dei modi migliori per esprimerlo sia attraverso un’esperienza che ci ha arricchiti profondamente, sia a livello personale che professionale. Permetteteci di dedicare queste righe all’evento organizzato da Samarucs con EGLSF il dal 27 febbraio fino al 02 marzo 2025.

Dove il concetto di “normale” semplicemente non esiste

Di per sé, AGA significa Annual General Assembly. Solo con l’ingresso in scena di EGLSF (European Gay & Lesbian Sports Federation) si comprende la vera portata di un’iniziativa simile. In termini generali, lo scopo di questa assemblea è riunire rappresentanti da tutta Europa per discutere, pianificare e riferire sui progressi chiave relativi all’inclusione nello sport e alla visibilità LGBTQ+ nel continente.

In molti modi, rappresenta il principale forum per prendere decisioni cruciali all’interno dell’organizzazione, tra cui l’elezione dei membri del consiglio di EGLSF e la scelta della prossima città ospitante degli EuroGames.

Detto ciò, chiunque abbia avuto il privilegio di partecipare può facilmente riconoscere che questo incontro rappresenta molto più di questo. Attraverso innumerevoli workshop, progetti, presentazioni, conversazioni e risate, l’AGA offre uno spazio sicuro in cui i rappresentanti dei club provenienti da tutta Europa possono esprimersi liberamente sulle loro iniziative, preoccupazioni, successi e sfide. Si promuovono strumenti, strategie e pratiche per contribuire allo sviluppo dell’inclusione nello sport, un settore di grande rilevanza sociale.

Lo descriverei addirittura come un fine settimana in cui ogni preconcetto su ciò che è “normale” viene messo da parte, e i partecipanti sono invitati ad abbracciare la versione più autentica di se stessi, lasciando andare tutte le barriere imposte dal mondo in cui viviamo. Una visione ristretta potrebbe concentrarsi esclusivamente sulle tematiche LGBTQ+, ma anche concetti normativi come l’idea che una dieta onnivora sia quella “normale” durante i pasti sono esclusi dal linguaggio ammesso. “Normale” semplicemente non esiste; esiste solo ciò che siamo veramente.

Ciò che rende davvero speciale l’AGA è la sensazione di condivisione che si respira per tutta la sua durata. Non si tratta solo di incontri istituzionali o discussioni formali, ma di un vero e proprio momento di crescita collettiva. In ogni angolo si assiste a confronti spontanei, esperienze che si intrecciano e nuove collaborazioni che prendono vita. L’atmosfera è quella di una grande famiglia che, anno dopo anno, continua a espandersi, arricchendosi di nuove voci e nuovi spunti.

Molti di noi, partecipando a un evento di questa portata, hanno sentito un profondo senso di appartenenza, un’energia unica che ha alimentato il desiderio di contribuire attivamente alla causa. L’inclusione non è solo un concetto astratto, ma qualcosa che si respira in ogni interazione, in ogni sguardo e stretta di mano.

Vale anche la pena ricordare che si tratta di un evento storico, che si svolge annualmente sin dalla nascita dell’organizzazione nel 1989. Fedele al suo impegno per la diversità, si tiene ogni anno in una località diversa, in collaborazione con un club membro locale. Quest’anno è stato reso possibile grazie a Samarucs, il club sportivo LGBTQ+ di Valencia, fondato nel 2003. Prendendo il nome da una specie di pesce valenciano, il club conta più di 500 membri e condivide i valori fondamentali di EGLSF.

Grazie al coordinamento di Sara Massini (Head of International Relations and European Affairs Department di OPES) e della nostra OLP Alessia de Iulis (Project Coordinator di ENGSO), abbiamo lavorato sotto la guida di Angélica Saenz (Project Manager di Samarucs), che ci ha diretti negli aspetti logistici e pratici del nostro volontariato durante l’AGA 2025. Testimoniando lo straordinario lavoro svolto nei giorni 27, 28 febbraio e 1 e 2 marzo, appare chiaro il motivo per cui Samarucs sarà anche l’ente coordinatore dei Gay Games 2026, che si terranno a Valencia.

AGA: la prospettiva di un volontario SCU

Non è necessario entrare nei dettagli delle nostre mansioni specifiche, poiché è evidente che, in quanto volontari rappresentanti sia OPES che il Dipartimento per le Politiche Giovanili, il nostro comportamento e il nostro impegno dovevano essere impeccabili in ogni momento. Crediamo che il caloroso saluto e il ringraziamento espresso da Angélica prima della nostra partenza dimostrano che abbiamo raggiunto questo obiettivo. Ciò che vale la pena sottolineare, tuttavia, sono i momenti di lavoro di squadra, la condivisione dei compiti e il costante supporto reciproco che abbiamo dimostrato durante l’evento.

Ogni giorno è stato una nuova sfida, un’opportunità di apprendimento e miglioramento. Abbiamo scoperto quanto sia essenziale la collaborazione e come, attraverso la sinergia, sia possibile superare ogni ostacolo. L’esperienza dell’AGA ci ha insegnato che il volontariato non è solo un atto di servizio, ma un percorso di crescita personale e professionale che lascia un segno indelebile.

Nei momenti più incerti dell’evento – una situazione ben nota a chiunque abbia mai organizzato una conferenza di tale portata – potevamo sempre contare su Angélica, che ci ripeteva con fermezza: “Qualunque cosa accada, alla fine si risolve tutto”. Nonostante il peso delle responsabilità sulle sue spalle, trasmetteva l’immagine di una persona forte e competente, con una fiducia incrollabile nel proprio team e nella nostra volontà di dare il massimo.

Ogni volta che sorgeva un dubbio, Jon Landa, figura chiave nell’organizzazione dei Gay Games 2026, con la sua esperienza nel settore ci aiutava a orientarci, ricordandoci con semplicità: “Qui siamo tutti liberi, niente stress, ragazzi”. Raramente, nel percorso di un volontario, si riceve così tanto riconoscimento durante l’esperienza stessa, eppure ogni partecipante, dirigente ed esecutivo ha saputo salutarci cercando di ricordare i nostri nomi con la massima gentilezza. E non possiamo non menzionare le ultime parole che il comitato principale ci ha rivolto alla chiusura dell’AGA 2025:

Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza di voi”.

Forse non concluderemo questa esperienza sentendoci più “normali”, ma sicuramente ne usciremo persone migliori, più consapevoli e con una visione del mondo ancora più ampia, pronte a portare avanti lo spirito di inclusione e solidarietà ovunque andremo.

 

Di André Urbàn, Claudia Fornaro e Madalina Robu

volontari del Servizio Civile OPES Valencia

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