Consiglio straordinario, ReArm Europe, 26 sì e un no, Meloni: “Tutti gli sforzi possibili per la pace”

È terminato nella tarda serata di giovedì 6 marzo il consiglio europeo straordinario, e non ufficiale, così come ha tenuto a sottolineare il Presidente Meloni, durante il quale il piano da 800 miliardi per la difesa, proposto da Ursula von der Leyen, ha ottenuto 26 sì e un solo no, quello ungherese. Si tratta, ovviamente, di un risultato preliminare, considerando la non ufficialità dell’incontro.

Sono stati discussi i punti illustrati nei giorni precedenti dalla Presidente della Commissione, e si è affrontato ampiamente il tema della difesa, anche in vista di possibili confronti tra USA e Ucraina – , previsto per la prossima settimana- e USA e UE. 

Il vertice

Da alcune settimane, in particolare da quando Donald Trump è entrato nel merito della questione tra Russia e Ucraina, si susseguono continui sviluppi di complessa gestione. L’equilibrio tra tutte le parti in gioco è fragilissimo e ogni passo sembra portare a qualcosa di nuovo.

C’è confusione tra l’opinione pubblica, non c’è una vera e propria linea comune tra gli Stati membri UE, o almeno non ancora, così come manca, all’apparenza, una stabilità da parte degli USA sul rapporto con l’UE e l’inclusione della stessa nei negoziati, ammesso che si concretizzeranno. 

L’incontro di ieri a Bruxelles, al quale ha preso parte anche il Presidente ucraino Zelensky, ha inteso gettare le basi per il prossimo futuro, trovando dei punti di totale accordo tra tutti i Paesi e altri che invece necessitano di ulteriori confronti. 

Lo ha specificato Giorgia Meloni, durante il punto stampa, quando si è detta soddisfatta del “fatto che sia stata accolta una proposta che l’Italia faceva da tempo e cioè di scomputare le spese di difesa dal calcolo del rapporto deficit/pil”. Si è dichiarata però perplessa, ad esempio, sulla reperibilità dei fondi, relativamente alle criticità legate al debito.

consiglio ue
Phocredits: @licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT Presidenza del Consiglio dei Ministri – WEB

Si debbano immaginare – ha chiarito in proposito il Premier – strumenti di garanzie europee per gli investimenti privati, sul modello per capirci di InvestEU, quindi stiamo facendo delle proposte per cui si possano reperire anche delle risorse per favorire gli investimenti e quindi anche creare posti di lavoro, aiutare le aziende, con delle garanzie europee per quegli investimenti”. 

Ad ogni modo, durante il summit è stato rafforzato il concetto di sostegno e supporto all’Ucraina, cosa per cui Zelensky ha ringraziato l’Europa affermando di “non farci sentire soli”, così come è stato nuovamente riproposto il tema di inviare truppe europee in Ucraina solo dopo il raggiungimento di un accordo di pace, o quantomeno una tregua duratura. Anche in questo caso non tutte le parti ritengono sia la via più saggia da intraprendere. La Francia caldeggia l’opzione, l’Italia, ad esempio, ha fatto diversi passi indietro rispetto a questa possibilità.

Meloni ha infatti spiegato: “Sono molto, molto perplessa su questa proposta. La considero anche molto complessa. […] Inviare truppe, non meglio identificate, truppe europee, insomma, francesi, britanniche, piuttosto che… è la soluzione più complessa e forse la meno efficace. L’ho detto, l’ho ribadito, ho anche escluso la possibilità che in questo quadro possano essere inviati soldati italiani”. 

Il “ReArm Europe”: le opzioni al vaglio del consiglio

Utilizzare i fondi coesione non spesi, su cui Meloni ha avuto un appunto da fare, riferendo che dal proprio punto di vista quei fondi non andrebbero impiegati in armi, la possibilità di inserire nuove misure, come richiesto da Berlino, che garantiscano la sostenibilità del debito, dare una nuova possibilità al Patto di stabilità; investire nei settori della difesa aerea e missilistica, sistemi di artiglieria, missili e munizioni, droni e sistemi anti-drone, abilitatori strategici, mobilità militare, intelligenza artificiale, guerra informatica ed elettronica e realizzare un nuovo strumento europeo, con un potenziamento di 150 miliardi di euro, per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle capacità di difesa: questi alcuni dei temi di maggiore interesse indagati durante l’incontro. 

Altri invece, sono i principi portanti sulla fine del conflitto che portano la firma dei 26 Paesi, esclusa l’Ungheria di Orban. Il primo è molto semplice: fare in modo che non vi siano negoziati sul conflitto da cui venga esclusa l’Ucraina. Altresì, non possono essere portati avanti negoziati che intendano intaccare la sicurezza dell’Europa, senza il coinvolgimento diretto dei Paesi UE.

Un altro diktat di questo documento riguarda la tregua: non può esserci una tregua se non come primo step di un processo che porti alla pace mondiale. E su questo punto i firmatari spingono: qualsiasi accordo deve essere accompagnato da garanzie di sicurezza per l’Ucraina, e scoraggiare future nuove aggressioni da parte della Russia. 

Resta un ultimo elemento da considerare è che la pace, secondo l’UE, deve andare a rispettare “la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”. 

Meloni: “sta passando un messaggio sbagliato per i cittadini”

A margine del consiglio straordinario, Meloni ha tenuto a specificare, in questa complessità, che il termine “riarmo” non è propriamente calzante rispetto agli intenti dell’Europa. “Il concetto di difesa in Europa – ha spiegato il leader italiano alla stampa – è un concetto un tantino più ampio della parola riarmo. Credo che la parola riarmo non sia la parola adatta per parlare di quello che stiamo facendo“.

“Il concetto di sicurezza e il concetto di difesa oggi – ha proseguito – è un concetto che riguarda moltissimi domini della vita quotidiana dei cittadini e quindi non semplicemente essere dotati di adeguate armi, che pure sicuramente è un tema, ma riguarda il tema delle materie prime, della cybersicurezza, delle infrastrutture critiche, riguarda tantissimi domini dei quali anche noi ci dobbiamo occupare quotidianamente”. 

Dunque ha insistito: “Quindi forse stiamo dando dei messaggi che per i cittadini non sono chiarissimi e penso che su questo bisogna insieme chiarire che cosa stiamo facendo”.

 

Phocredits: @licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT Presidenza del Consiglio dei Ministri – WEB

Altro dall'autore

Post correlati

Advertismentspot_img

Ultimi articoli

Solidarietà tra donne. Essere di parte. Ma quale parte?

Ancora nel 2025 si discute sul ruolo della donna nella società, insistendo spesso sulla dicotomia: donna generatrice e donna lavoratrice, in carriera....

Sanità, nella valutazione del Ministero in testa c’è il Veneto. 8 Regioni ...

Tre aree considerate e punteggi da 0 100 per ciascuna voce volta ad analizzare la qualità delle cure ospedaliere, della prevenzione e dell’assistenza ...

“Vento e Radici”: un progetto che solca il mare dell’inclusion...

Un'iniziativa innovativa ha preso il largo nel Golfo di Gaeta, portando con sé un vento di cambiamento e inclusione. Il progetto "Vento e Radici" ha v...

Vuoi rimanere aggiornato? Iscriviti alla newsletter di Risorse.news