Osservatorio ISNET sulle imprese sociali: il 46,5% votate all’innovazione

Il Terzo settore cresce per volume economico generato e si dimostra più propenso all’innovazione. È questa la fotografia finale scattata dall’Osservatorio ISNET sulle imprese sociali in Italia. Giunto alla XVII edizione e realizzato con il Patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e dell’Istituto Italiano di Tecnologia, il report si base sulle moderne sfide affrontate da 400 organizzazioni nazionali ad alto impatto sociale che compongono il panel di riferimento di ISNET.

Rispetto ad un anno fa, le imprese sociali che segnalano un aumento del valore economico sono cresciute del 5,4%

Sul fronte dell’andamento economico, dai dati forniti dall’Osservatorio ISNET si evince un trend positivo. Rispetto ad un anno fa, le imprese che stimano un segno più sotto alla voce delle entrate aumentano del 5,4% (dal 43,1% del 2023, la percezione sull’aumento delle entrate è salita al 48,5%). Dopo il brusco tracollo registrato nel 2020, l’annus horribilis della pandemia, i valori sono tornati stabilmente sopra i livelli pre-coronavirus. Ad occupare un’importante fetta degli introiti delle organizzazioni prese in esame sono i contratti e le convenzioni con Enti pubblici e/o locali. Il 55,7%, infatti, arriva da questa voce. Una crescita dell’1,3% rispetto al 2023 e del 2,2% con quanto registrato nel 2022 (clicca qui per consultare il report).

Il podio relativo alla composizione degli incassi è completato dalla vendita di prodotti e servizi a cittadini (19,6%) e dalla vendita di prodotti e servizi ad aziende (14,2%). Se i primi fanno segnalare una lieve flessione dello 0,3% rispetto ad un anno fa, i secondi recuperano uno 0,9% sul 2023.

Brusca frenata, invece, sul fronte dei contributi pubblici per la realizzazione di progetti. Una voce che è passata dall’avere un’incidenza del 7,5% all’attuale 2,1%. Mentre si notano valori anticipati da un segno positivo per quanto concerne sia i contributi e finanziamenti da Fondazioni (+1% rispetto al 2023 ed incidenza del 5% nelle entrate) sia i contributi, liberalità e donazioni da cittadini ed aziende (+2,3% sul 2023, per una voce che vale il 3,5% nella composizione degli introiti).

Report Osservatorio ISNET: le lavoratrici delle 400 imprese sociali considerate sono il 66,5%

Il report dell’Osservatorio ISNET sulle imprese sociali analizza altresì le caratteristiche dei dipendenti. Il numero di donne impiegate nelle organizzazioni cresce del 4% rispetto ad un anno fa, arrivando a superare il 66% (2 lavoratori su 3). Sull’età dei lavoratori da segnalare la quota del 27,6% di under 35. Un dato in aumento del 7,2%, che permette alle imprese sociali di recuperare il gap in termini di innovazione.

Terzo settore ed innovazione

Sviluppo di nuovi prodotti e servizi, miglioramento dei servizi o prodotti esistenti, nuove categorie di clienti, individuazione di nuovi mercati o aree geografiche in cui operare e miglioramento dei processi e dell’organizzazione interna. Sono queste le variabili prese in esame dal report ISNET per valutare gli innovatori sociali, che un anno fa erano il 48%, mentre nel 2024 hanno toccato quota 58,5% (il 28,5% si definisce molto innovativi ed il 30% si ritiene mediamente innovativi).

Il dato che balza agli occhi è quello del miglioramento dei processi e dell’organizzazione interna. Rispetto al 2023, si segnala un +16,5%. Significativo anche il +13% nel miglioramento dei prodotti e/o dei servizi esistenti, mentre si denota un segno più sia nelle performance delle voci relative allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi che precedentemente le imprese non avevano (+3%) sia nell’individuazione di nuove categorie di clienti (+1,5%). Segno meno solo per la variabile relativa all’individuazione di nuove aree geografiche in cui operare. La quota persa in un anno è del 3,5%.

Il report, inoltre, disegna una rete dinamica. Negli ultimi 12 mesi, le imprese sociali del Panel ISNET hanno dichiarato nel 63% dei casi (+4,7% rispetto al 2023) di aver avviato nuove collaborazioni informali, mostrando performance economiche migliori (+9,1% rispetto ad un anno fa) e maggiore capacità di innovazione (74,6%).

Sarà sicuramente da monitorare nel corso dei prossimi anni la questione relativa all’impiego di nuove tecnologie per lo svolgimento delle attività. Oggi, il 53,5% delle realtà evidenzia una certa resistenza a servirsi di robotica, sensori innovativi, big data, intelligenza artificiale, digitalizzazione dei processi e nuovi materiali. La risposta più frequente fornita da questo campione è stata: “no, perché non adatta a risolvere le nostre esigenze”. Il restante 46,5%, invece, sta utilizzando (6%), sperimentando (6%) o sta pensando (18%) di implementare nel lavoro quotidiano l’apporto delle ultime tecnologie.

La spinta della Regione Marche all’innovazione sociale: 8 milioni di euro per due avvisi

Già nel 2025, la spaccatura tra pro e contrari alle nuove tecnologie potrebbe essere differente. La percentuale di chi dichiarerà di utilizzarle e provarle aumenterà. Oltre al bando sull’AI del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, a spostare l’ago della bilancia potrebbero essere anche i contributi regionali volti a favorire l’innovazione nel non-profit. Le Marche, in questo senso, sono un modello.

Lo scorso 24 febbraio, la Regione governata da Francesco Acquaroli ha presentato due avvisi pubblici che consentiranno alle imprese sociali di trovare soluzioni efficaci, efficienti e sostenibili per rispondere ai nuovi bisogni dei cittadini.

Dalla nota di Palazzo Raffaello si deduce che “verranno selezionati progetti fondati sulla ricerca e la sperimentazione di azioni innovative che amplino l’offerta dei servizi di interesse sociale sul territorio marchigiano. Contemplano l’attivazione di servizi, metodologie, strumenti e modelli organizzativi nuovi, inconsueti, sperimentali, capaci di soddisfare bisogni sociali in ambiti che incidono sulla qualità della vita, autonomia e partecipazione attiva alla vita comunitaria”. Ogni intervento proposto dovrà generare valore e vantaggi per le persone a rischio emarginazione sociale, disoccupati da lungo tempo, donne e giovani a rischio di povertà educativa.

Se la prima linea di intervento, che finanzierà progetti per una durata massima di 18 mesi, è rivolta alle imprese sociali iscritte al RUNTS e alle cooperative sociali (entrambe devono avere sede legale e/o operativa nelle Marche), la seconda, che valuterà progettualità della durata massima di 24 mesi, è destinata agli Enti di Terzo Settore iscritti al RUNTS.

Il finanziamento, che arriverà dal Fondo Sociale Europeo plus 2021/2027, sarà nel primo caso di 3 milioni di euro (link al bando) e di 5 milioni di euro per il secondo (link al bando). Il termine ultimo per presentare le domande, infine, è fissato rispettivamente per il 31 marzo e per il 14 aprile 2025.

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