52 anni. Ed è ancora tremendamente attraente. Nonostante lo scorrere inesorabile del tempo e i naturali cambiamenti socio-culturali, il Servizio Civile Universale riesce a rimanere sempre giovane. Sorride e parla alle ragazze e ai ragazzi tra i 18 e i 28 anni. Offre loro progetti, percorsi di crescita, possibilità per essere protagonisti o per rendersi utili alla comunità e pure opportunità uniche che esaltano il loro potenziale. Dire che si alimenta dell’energia e della voglia di chi ha tutta la vita davanti non è sbagliato. Forse è proprio questo il segreto della sua eterna giovinezza, insieme a quei ritocchini legislativi che lo hanno persino migliorato ed adeguato ai bisogni della società.
Dall’obiezione di coscienza al Servizio Civile Universale
Il Servizio Civile Universale attuale, infatti, è espressione di quel primo vagito emesso dalla legge n. 772 del 15 dicembre 1972, la cosiddetta legge Marcora, che per la prima volta disciplinò l’obiezione di coscienza. Ma è anche frutto dei successivi passaggi parlamentari descritti dalle leggi n. 230 dell’8 luglio 1998 (nuove norme in materia di obiezione di coscienza) e n. 64 del 2001 (viene istituito il Servizio Civile Nazionale, qualificandolo non più come alternativo e sostitutivo della leva obbligatoria).
Se riesce a rimanere così competitivo ed intrigante agli occhi della gioventù, il merito è anche del Decreto legislativo n. 40 del 6 marzo 2017, il riferimento più recente sulla scelta volontaria di dedicare un anno della propria vita “al servizio di difesa, non armata e violenta, della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori della Repubblica Italiana“, attraverso la realizzazione di progetti da svolgere tanto sul suolo nazionale quanto all’estero. Con questo provvedimento il Servizio Civile è diventato a tutti gli effetti universale. Si è aperto totalmente ai giovani, indipendentemente dal loro genere e dal luogo di nascita.
Perché il Servizio Civile conquista i giovani?
Oggi, grazie anche agli interventi del Governo, non solo finanziari (lo scorso 15 ottobre, il Consiglio dei Ministri ha stanziato 620 milioni di euro fino al 2027 per allargarlo ad un numero maggiore di volontari), questo importantissimo istituto della Repubblica sta facendo breccia. Negli ultimi bandi, considerando sia quello ordinario sia quelli tematici (ambientale, digitale, giubileo e agricolo), per ogni posto disponibile sono state ricevute 4,4 domande. Numeri importanti, come ha riferito il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi.
L’analisi di un dato, come in questo caso, funge da interruttore: accende la luce su un fatto sociale. Merita di essere spiegato ed approfondito oltre il semplice e freddo valore numerico.
Perché i teenager e gli under 28, oggi, ambiscono ad intraprendere un percorso di volontariato con un’organizzazione accreditata al Dipartimento per le Politiche giovanili ed il Servizio Civile Universale?
Le risposte possono essere diverse e tutte giuste. C’è chi imputa il boom al fatto che il 15% dei posti nei concorsi pubblici è riservato a coloro che abbiano concluso il loro anno di Servizio Civile e chi ne fa una questione antropologica. La Gen Z può essere descritta come ansiosa, fragile e ossessionata dai contenuti veicolati tramite uno smartphone, ma è innegabile che sia incline all’attivismo sociale, impegnata nella difesa di valori come l’inclusione e sensibile a tematiche come la sostenibilità ambientale. Di sicuro, le ragazze e i ragazzi nati dopo il 1996 sono affamati di vita e animati dalla voglia di rendere migliore il mondo che hanno ereditato. Con il Servizio Civile Universale possono raggiungere questo nobile intento.
Parlando con i vari Ranieri, Sara, Mariano, Flavia, André, Claudia e le centinaia di volontari che ho avuto il piacere di incontrare, ho capito una cosa: i motivi per cui loro hanno scelto di vivere questa esperienza non sono differenti da quelli che venti anni fa mi condussero a presentare domanda per un progetto di Servizio Civile, dal forte carattere comunicativo, con una pubblica assistenza della mia città natale.
Vivere un’esperienza da protagonisti assumendosi delle responsabilità
La voglia di essere protagonisti rappresenta sicuramente un fattore importante. Che sia dopo aver ottenuto il diploma o la laurea oppure durante il loro percorso di studi, questi ragazzi sentono la necessità di tenere le redini della loro vita. Vogliono sperimentare, mettersi alla prova, rendersi utili ed imprimere la loro impronta nella società. In poche parole, vogliono gestire delle responsabilità. Prima di essere assorbiti completamente dal lavoro, si impegnano, per 12 mesi, in un’attività che li aiuterà a completare il loro processo di maturazione, che li formerà e che altresì consentirà loro di percorrere l’ultimo miglio della loro giovinezza. Sempre seguendo il loro passo, il loro ritmo, le loro idee ed inclinazioni.
Il Servizio Civile Universale non è un ascensore sociale, ma una scala a chiocciola. Ogni gradino è una conquista. Ogni passo, invece, è al tempo stesso scoperta e consapevolezza di sé stessi, delle proprie potenzialità e possibilità. Se mi permettete, questo istituto della Repubblica che il prossimo 15 dicembre compirà 52 anni è il carburante di un giovane. Con una particolarità: a differenza di qualsiasi combustibile che alimenta un motore, non si consuma. Non finisce dopo un certo numero di chilometri, ma continua a produrre energia per il suo scopo specifico. Anche a distanza di decenni dall’ultimo giorno in cui ci si congeda dall’associazione che ha permesso tutto questo.
Non è retorica, bensì testimonianza di qualcosa che ho vissuto in prima persona e che, come me, hanno provato migliaia di ragazzi. Se siamo quello che siamo, è merito anche del Servizio Civile Universale. Quel percorso lascia sedimentare in ognuno di noi strati e strati di soft e hard skill, ma anche valori. Guardando indietro, posso solo ringraziare l’organizzazione che mi ha dato la possibilità di avvicinarmi alla comunicazione sociale e di raccontare chi si dedica agli altri e si prodiga per favorire il bene comune.
Oggi, posso dirlo forte: la formula del Servizio Civile Universale funziona. Qualcuno lo vorrebbe rendere obbligatorio, io invito le istituzioni a lasciarlo così. Un lifting per adeguarlo ai tempi va bene, l’importante è che rimanga libero, volontario e che consenta agli adulti di domani di essere sempre dei protagonisti attivi della società.