Plurali e innovativi, gli ampi confini della Community dello Sport

Nell’epoca della rete delle reti, di contenuti liquidi e fruibili da qualunque dispositivo e di connessioni a distanza, siamo soliti definire la nostra appartenenza ad un gruppo di persone con una determinata parola di origine inglese: community.

Il termine anglosassone, oggi, non può essere soltanto relegato alla digital life. Per la sua complessità, è necessario che ritorni ad appropriarsi della sua dimensione real e della sua funzione: creare ponti, relazioni, legami di partecipazione e condivisione. Un’impresa non facile, certo, ma c’è chi ha avuto il coraggio di osare e di riuscirci in un ambito, come quello sportivo, contrassegnato troppo spesso dall’estrema competitività e dall’individualismo. L’esempio positivo cui facciamo riferimento è il progetto Sports Community, l’iniziativa promossa da OPES di cui risorse.news è media partner.

Realizzato con il contributo del Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il progetto ha costruito relazioni, proposto soluzioni utili al benessere psicofisico dei cittadini e suggerito delle politiche sociali che potrebbero portare benefici al tessuto sociale. Dopo un cammino lungo 12 mesi, è pronto a diffondere il suo verbo e a presentare i suoi risultati a tutta la comunità italiana, non solo a quella che anima l’universo sportivo. L’impatto di Sports Community sarà notevole, così come la sua rilevanza sociale e la sua eco mediatica. Di questo ne siamo certi. I pregi di una simile e lodevole iniziativa li possiamo sintetizzare in 4 punti.

I 4 pregi di Sports Community

Un progetto fuori dagli schermi

Il primo è racchiuso in un gioco di parole. Sports Community ha riportato il concetto di comunità fuori dagli schermi. Letteralmente. Avviato come un progetto che ha costituito e connesso on-line 5 comunità di pratica composte da professionisti e attori protagonisti in diversi ambiti, ora è pronto a rivelare all’opinione pubblica, ai rappresentanti delle istituzioni, della pubblica amministrazione, del terzo settore e dello sport i suoi risultati. Un anno di lavoro, insomma, sta per essere messo a disposizione delle comunità italiane.

I 5 output innovativi

I 5 output di Sports Community rappresentano senza dubbio un valore aggiunto. Lavorando sui rapporti con le comunità territoriali e la pubblica amministrazione, sulla rigenerazione degli spazi urbani, sull’incentivare la pratica sportiva nelle scuole e nelle università, sul dare valore ai casi di successo presenti sul territorio italiano e sul connubio tra sport e innovazione, le comunità di pratica hanno proposto rispettivamente un kit operativo denominato “Insieme per lo sport”, un progetto pilota come gli “Arcipelaghi del benessere e dello sport”, l’introduzione di una figura come lo Smart Sport Counselor, un evento come Sport in Gala ed un luogo fisico dedicato all’innovation e alle startup come lo Sport Tech Hub.

Se il Kit “Insieme per lo sport” unisce una serie di materiali e documenti utili ad aiutare gli amministratori locali nell’individuare e nel mettere a disposizione spazi e servizi, liberi e gratuiti, a chi promuove lo sport di base, gli “Arcipelaghi del benessere e dello sport” sono pensati per riqualificare gli spazi urbani da un punto di vista fisico ed architettonico. Il loro intento è quello di incentivare la cultura del movimento dei cittadini, facendo leva anche sulla tecnologia applicata al luogo e alla strumentazione presente all’interno di un’area verde dedicata allo sport.

Completamente differente, invece, il pensiero che ha condotto una comunità di pratica ad avanzare una nuova figura. Presto, nel variegato panorama sportivo potrebbe affacciarsi lo Smart Sport Counselor, un professionista in grado di dialogare con il triangolo educativo composto da scuola e università, famiglie e associazionismo sportivo. Il suo ruolo sarà quello di accompagnare i giovani non solo nella pratica sportiva, ma anche nella vita.

Chi ha condotto un’analisi sulle best practice sportive che generano valore economico e sociale, ha ipotizzato l’istituzione di una competizione inclusiva. “Sport in Gala”, questo il nome ideato, rappresenterebbe un’occasione soprattutto per le realtà più piccole. In questa maniera, avrebbero un’opportunità per presentarsi, raccogliere fondi e sostegno, fare networking e avviare partnership.

Infine, nel nome Sport-Tech Hub c’è già tutto il significato ed il valore di un output che è stato immaginato come un luogo in grado di promuovere l’innovazione sociale, economica e tecnologica dell’universo sportivo, ma anche di potenziare l’imprenditorialità e di accompagnare le startup alla loro exit, ossia l’ingresso nel mercato.

Il modello Sports Community parte da una rivoluzione culturale

Come terzo pregio si staglia la rivoluzione culturale portata da Sports Community. Partito da un’indagine dei bisogni e fabbisogni e ispirato altresì dal principio di sussidiarietà, il progetto si è autoalimentato grazie al pensiero, al lavoro e alle interazioni tra i componenti delle comunità di pratica. Le loro competenze, unite alla passione per il lavoro e alla volontà di lasciare un’eredità concreta all’universo sportivo, hanno fatto la differenza. Il successo di Sports Community, insomma, è anche nella rivoluzione culturale e nella metodologia di lavoro che hanno permesso a ciascun membro di mettersi al servizio degli altri, fornendo il proprio personalissimo contributo al risultato finale.

Il senso di appartenenza per favorire il bene comune

L’io in funzione del noi e degli altri costituisce il quarto pilastro portante dell’iniziativa. Siamo essere sociali ed è nella nostra natura stare insieme ed unirsi in community. Preoccuparsi della comunità dei cittadini ed immaginare un futuro migliore vuol dire avere una visione. Significa altresì prestare attenzione alle necessità e ai bisogni della collettività, ma anche anteporre l’interesse a lungo termine di tutti all’immediato profitto di pochi. Con un’espressione: favorire il bene comune.

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