Ecosistema scuola 2024: il rapporto di Legambiente denuncia divario crescente tra Nord e Sud

Puntuale come ogni anno è arrivato il Rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente. Questa edizione, la XXIV per la precisione, ha inteso evidenziare la forbice tra il Nord e il Sud della Penisola relativamente agli interventi di manutenzione straordinaria, ma non solo; l’indagine ha anche considerato come i paradigmi potrebbero cambiare con l’autonomia differenziata (osservando anche come il gap infici gli obiettivi del PNRR che dovrebbero tendere a una perequazione), i passi da fare in termini di transizione ecologica e a livello strutturale per fare in modo che studenti e studentesse possano usufruire al meglio degli spazi dedicati alle attività di apprendimento, sportive e ricreative.

Ecosistema scuola: i presupposti

113 è il numero delle amministrazioni che sono state invitate a partecipare all’indagine. In 100 hanno inviato le informazioni richieste (inerenti all’anno 2023) a Legambiente per poter produrre il documento, ma in alcuni casi sono risultate incomplete. Questo è di certo il primo dato da cui partire. Secondo poi, è necessario chiarire che il Rapporto si riferisce a scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado (in totale 7024 strutture, di cui solo 58 costruite in base ai criteri di bioedilizia) e che il calcolo comprende una popolazione di studenti di un milione e trecento mila. 

Dichiaratamente, lo scopo dell’iniziativa è quello non solo di verificare lo stato di salute delle scuole italiane, ma anche di esaminare e comprendere se nel corso dell’anno siano state realizzate delle attività spendibili come best practice per tutti gli istituti del Paese. Altresì, il documento mira a fornire dettagli importanti sulla gestione ordinaria delle spese. 

Uno degli elementi fondanti di questa particolare edizione è l’emergenza infrastrutturale: in Italia, infatti, una scuola su tre necessita di interventi di manutenzione urgenti. Ma c’è di più, perché il dato sale sensibilmente al Sud, dove la percentuale registrata è del 50%, in soldoni: una scuola su due. 

L’appunto significativo mosso da Legambiente è che nonostante nel 2023 siano stati stanziati fondi maggiori per la manutenzione straordinaria delle scuole (42 mila euro in media, anziché 36 mila), le cose non sono poi così diverse da quanto registrato nell’anno precedente. 

Ancora, l’associazione si dice anche preoccupata per i ritardi su digitalizzazione, trasporti, servizi per lo sport ed efficientamento energetico e in questo quadro l’autonomia differenziata rischia di non supportare l’universo scuola, in particolar modo se ci si riferisce alle scuole dal Centro in giù. 

Rapporto Legambiente nel dettaglio: il gap tra Nord e Sud

Il documento è stato recentemente presentato a Napoli, e non è un caso che sia stata scelta una città del Sud Italia. Questo perché, come spiegato già in apertura, è centralissimo in questo documento il divario tra Nord e Sud della Penisola sotto diversi aspetti. 

Basti pensare, ad esempio, che su 100 amministrazioni che hanno preso parte all’indagine, 50 hanno dichiarato di aver beneficiato di fondi nazionali per edilizia scolastica al fine di “realizzare interventi di diversa tipologia attinenti a 277 edifici scolastici, (93 del Nord, 62 del Centro, 61 del Sud e altri 61 delle Isole) e per una media di 980mila euro a edificio”. 

Al Nord della Penisola si trovano anche le scuole in cui è stato effettuato il maggior numero di interventi sugli edifici scolastici per l’efficientamento energetico; solo il 20,9% degli edifici infatti utilizza fonti di energia rinnovabile, con un picco al Nord (24,3%), per l’appunto, e un minimo nelle Isole (14,1%). Solo il 16,4% delle scuole ha visto realizzati interventi di efficientamento negli ultimi 5 anni e di tutti gli edifici scolastici, solo il 6,7 % si trova in classe A.

Spiccano per l’impegno in tal senso le seguenti città: Brescia, Siena, Pordenone, Varese, Gorizia, Modena, Firenze, Rovigo, e Bergamo. Al contrario, le città che proprio non hanno impianti di energia rinnovabile nelle scuole sono Agrigento, Aosta, Brindisi, Vibo Valentia, dunque una prevalenza netta di città del Mezzogiorno. 

L’importanza dello sport

Anche lo sport, come le nuove abitudini fondamentali per il rispetto dell’ambiente, è uno di quegli elementi imprescindibili, fortemente legato alla scuola per diverse ragioni. La prima riguarda il benessere psicofisico dei giovani, non sono nemmeno trascurabili poi: il potere dello sport di generare inclusione, la capacità di supportare e formare le persone in fase di crescita, e indirizzare le generazioni più giovani anche verso percorsi lavorativi. Un argomento caro anche al Governo Meloni che vede diverse iniziative istituzionali in corsa per avvalorare e concretizzare quanto espresso dall’articolo 33 della Costituzione. 

Guardando al Rapporto, su scala nazionale solo il 47,9% degli edifici scolastici è dotato di palestre o impianti per lo sport, spazi che a loro volta solo per il 59% restano aperti anche in orario extrascolastico. C’è un’ulteriore distinzione da fare: degli edifici con impianti sportivi solo il 21,8% ne presenta sia indoor che outdoor, nella maggioranza dei casi (il 73,5%) sono solo indoor, senza quindi che si possa consentire la pratica sportiva all’aperto. 

Sebbene il 95,6% degli impianti risulta agibile e per l’8% nel 2023 ha beneficiato di interventi di manutenzione, il 26,8% ha bisogno però di riqualificazione urgente; anche in questo caso il numero cresce drasticamente se rapportato al Centro-Sud, dove sale sopra al 40%.

La prospettiva di Legambiente all’introduzione dell’autonomia differenziata

Con l’autonomia differenziata – ha riferito Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente – si rischia di aumentare i divari tra le scuole del Nord e del Sud. Di questo passo, senza un investimento sui LEP, rischiano le aree più fragili del Paese, come il Sud e le aree interne, non solo di non recuperare i ritardi sull’edilizia scolastica ma anche di restare indietro sui servizi scolastici”. 

In proposito Cappelletti ha fornito un’ulteriore riflessione sulla necessità di una didattica inclusiva e innovativa con “laboratori, palestre, mense, nuovi ambienti di apprendimento. Ma anche le condizioni di lavoro sono fondamentali: gruppi classe più piccoli, un isolamento termico che consenta di stare in classe senza disagi, scelte di sostenibilità che migliorino lo stato generale degli edifici. Tutto questo potrebbe essere realizzato se la messa a terra dell’autonomia differenziata aprisse una stagione con al centro un grande piano di rigenerazione partecipata delle scuole per connettere bisogni e azioni”.

La Presidente di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato, ha invece sottolineato in maniera decisa che “Abbiamo scelto Napoli, capitale del Mezzogiorno, per evidenziare ancora una volta il divario tra Nord e sud del Paese in termini di edilizia e servizi scolastici, ma soprattutto per chiedere con atti concreti un’accelerata sul fronte della transizione ecologica ancora troppo timida in ambito scolastico dove assistiamo a ritardi, poca volontà politica e scarsa programmazione“.

Poi ha concluso: “È giunto il tempo di ‘alzare l’asticella della qualità’, con obiettivi e prestazioni da raggiungere che garantiscano davvero la sostenibilità ambientale e la salubrità degli edifici, la qualità indoor, il benessere e la salute”.

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