Arriva l’educazione finanziaria nelle scuole: tutto ciò che c’è da sapere

L’anno scolastico è iniziato da poco e sono diverse le novità con cui studenti e studentesse si troveranno a doversi confrontare. Una di queste riguarda l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione finanziaria nel primo e nel secondo ciclo di istruzione. Lo scopo è quello di educare i giovani cittadini di domani sul tema, consentire che siano preparati ad avere un rapporto consapevole con il denaro, e fare scelte responsabili in diversi ambiti: finanziario, assicurativo e previdenziale. Questo insegnamento prepara i giovani anche a controllare situazioni di pericolo come eventuali raggiri e truffe a cui ognuno può essere soggetto. 

Le indicazioni da seguire per avviare un percorso ben definito sono contenute nel programma PISA – Programme for International Student Assessment –, vale a dire un’indagine internazionale promossa dall’OCSE. L’iniziativa, pensata per verificare alcune competenze degli studenti quando sta per terminare l’obbligo scolastico, pone anche il confronto con gli altri Paesi OCSE in merito all’insegnamento dell’educazione finanziaria, nel caso specifico, e produce best practice o quanto meno restituisce suggestioni sulle buone pratiche. 

In cosa consiste l’educazione finanziaria

La prima cosa da sapere è che l’insegnamento farà parte delle ore dedicate all’educazione civica: come chiarito sul sito ufficiale www.invalsiopen.it, quest’ultima è una materia trasversale che in effetti può includere anche altre declinazioni del vivere quotidiano come la capacità di effettuare scelte finanziarie in piena coscienza. 

D’altra parte, osservando l’attuale contesto sociale in cui si muovono i giovani, la necessità di avere un’adeguata educazione in questo settore risulta molto più incalzante rispetto al passato. 

L’insegnamento della materia andrà a coinvolgere tutto il corpo docente perché si  riesca pian piano a realizzare uno schema di “proposte formative su finanza, risparmio e investimento”.

Quanto alla metodologia questa si traduce in laboratoriale, ovvero che consente a studentesse e studenti maggiore dinamismo nelle interazioni con i “contenuti finanziari seguendo percorsi dinamici già a partire dalle prime classi della scuola primaria e di procedere poi lungo l’iter formativo aumentando i livelli di profondità e di complessità delle richieste”.

La simulazione in uno spazio concreto, in effetti, mette la persona di fronte alla situazione; dunque si tratta di un’esperienza olistica che mette i giovani coinvolti nella circostanza di confrontarsi con situazioni quasi reali e di doverle risolvere nella maniera più congeniale possibile. Ciò facilita anche il fare rete con i compagni di classe; insieme è possibile anche discutere e dialogare sulla complessità di un dato compito da eseguire nella modalità laboratoriale. 

Il Programma PISA

Nel Programma PISA, come si diceva in apertura, è per l’appunto evidenziato che “la literacy si riferisce non solo alla capacità degli studenti quindicenni di applicare le conoscenze e le competenze nelle principali aree disciplinari, ma anche alla loro capacità di analisi, di ragionamento e di comunicazione efficace mentre formulano, risolvono e interpretano problemi in una varietà di situazioni”.

Questo significa che l’insegnamento e l’apprendimento anche di “nuove” materie deve essere attivo e che la scuola si fa promotrice di una preparazione concreta e pratica di quanto si dovrà affrontare una volta lasciati i tanto temuti banchi di classe.  

Infatti, le indagini OCSE PISA inerenti all’educazione finanziaria hanno rivelato che allo stato attuale e senza un’indicazione specifica il livello di preparazione di studentesse e studenti nel nostro Paese relativo alla materia è medio-basso. 

Vengono anche individuate le motivazioni che portano a questo risultato. Oltre all’approccio scolastico, va considerato il tema dello studio appropriato della matematica e che magari all’interno delle famiglie nostrane se ne parla pochissimo. In particolar modo in quei nuclei in cui sia il reddito, sia il livello di istruzione è più basso. In qualche modo, dunque, una conoscenza più approfondita della materia va anche a incidere sulle differenze socio-economiche.

Un ulteriore riferimento è alla continuità “con l’inserimento dell’Educazione finanziaria tra le materie curriculari”. Infatti chi ha beneficiato di questo particolare insegnamento ha acquisito senza dubbio maggiori contenuti e competenze. 

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