Tennis, a New York Sinner, Vavassori ed Errani scrivono la storia

Implacabile. Formidabile. Fenomenale. Senza dubbio, storico. Jannik Sinner è il primo italiano a trionfare agli US Open. La 55ª vittoria su 60 partite disputate nel 2024, pari al 91,66% dei match giocati, è valsa il secondo major della stagione. Dopo il successo agli Australian Open, il ventitreenne di San Candido si è confermato il migliore del Pianeta sulle superfici veloci. La nuova era del tennis, con Sinner ed Alcaraz a dividersi equamente i 4 slam del calendario, è ufficialmente iniziata.

Dagli States, insomma, è arrivata una risposta esemplare da parte del numero 1 del tennis, alle prese con le critiche dovute alla rinuncia al torneo olimpico per via di una tonsillite e con la spinosa vicenda clostebol dalla quale è stato scagionato ed assolto. In un momento decisamente complicato, Sinner ha lavorato a testa bassa con il suo team ed ha fatto parlare il giudice supremo: il campo.

Sul cemento di Cincinnati e di Flushing Meadows ha sconfitto i due padroni di casa, rispettivamente Francis Tiafoe e Taylor Fritz. Contro tutto e contro un pubblico che parteggiava per i propri beniamini, ha vinto il più forte. Con lucidità, freddezza, coscienza dei propri mezzi, compostezza e gestione dei momenti e delle emozioni, Sinner ha mostrato al mondo intero il suo talento. Ogni colpo ed ogni giocata hanno sottolineato i motivi per cui il ragazzo dai capelli rossi è in cima alle classifiche ATP. Gli 11.180 punti ottenuti nei tornei disputati l’hanno issato nell’élite del suo sport. In precedenza, solo Novak Djokovic, Roger Federer, Rafa Nadal, Andy Murray, Pete Sampras, Daniil Medvedev e Andre Agassi avevano superato la vetta degli 11.000.

 

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La vittoria di Sinner a Flushing Meadows

L’impresa sul cemento dell’Arthur Ashe non è stata per nulla facile. Mentre Dei del tennis come Djokovic e Alcaraz salutavano anticipatamente la compagnia, pagando forse a caro prezzo lo sforzo olimpico, Sinner è riuscito ad avanzare, ad isolarsi dalle chiacchiere da bar, dalla pressione mediatica e a fare il suo mestiere: giocare a tennis divertendosi.

Liquidati gli statunitensi McDonald (2-6, 6-2, 6-1, 6-2) e Michelsen (6-4, 6-0, 6-2), l’azzurro ha spazzato via al terzo turno l’australiano O’Connel (6-1, 6-4, 6-2), soffrendo poi contro uno dei padroni di casa, il numero 14 del seeding Paul (7-6, 7-6, 6-1). Ai quarti, invece, è andata in scena una sorta di finale anticipata contro quel Daniil Medvedev che solo qualche anno fa sbadigliava quando giocava contro l’altoatesino. Da dominatore del campo, Sinner ha inflitto un 3-1 (6-2, 1-6, 6-1, 6-4) al numero 5. Quindi, l’approdo in semifinale, dove si è sbarazzato dell’amico britannico Draper con un 7-5, 7-6, 6-2.

Sinner batte Fritz 6-3, 6-4, 7-5

Domenica 8 settembre, invece, l’ultimo ostacolo: Taylor Fritz, capace di aggiudicarsi al quinto set il derby di semifinale contro Francis Tiafoe. Sul rettangolo di gioco è andata in scena una battaglia di nervi e di muscoli. Se i primi due set sono scivolati via con tranquillità e con un Sinner in pieno controllo della situazione (parziali: 6-3, 6-4), nel terzo lo statunitense, grazie anche alla spinta del pubblico, ha avuto un sussulto che ha creato qualche grattacapo all’italiano.

Dopo aver tenuto il servizio nel primo game, nonostante il passivo di 0-40 e tre palle break per l’avversario, Sinner è tornato a macinare gioco e a dominare. Nel corso del sesto game, con Fritz al servizio, il numero uno ha avuto due palle break per decretare la fine anticipata della finale. L’imprecisione su una risposta ad una seconda palla ed una steccata grossolana, però, hanno rimesso in carreggiata il ventiseienne di San Diego. L’Arthur Ashe ha cominciato ad alzare i decibel, infondendo fiducia ed entusiasmo al suo beniamino. Gli oltre 23.000 paganti hanno accompagnato Fritz in quella che a quel momento sembrava un’autentica impresa, tant’è che nel settimo game è arrivato il break. Sfruttando il suo turno al servizio, Fritz è riuscito a portarsi addirittura avanti 5-3. Da lì in poi, però, Sinner ha fatto scattare l’interruttore del Campione.

Dopo aver tenuto il servizio nel nono game, ha restituito il contro-break all’ultimo gioco utile. Conquistato il punto del 5 pari, il numero 1 ha continuato imperterrito la sua azione. Con il suo stile calmo, pacato e lucido, ha consegnato alla storia il terzo set con il punteggio di 7-5.

Una vittoria sudata, meritata, voluta e festeggiata senza troppo clamore con il suo staff. Nell’abbraccio finale tra il tennista italiano e la sua panchina, con a capo i tecnici Vagnozzi e Cahill, è stato possibile intravedere la coesione e l’unità di un gruppo che ha sofferto per una vicenda delicata, ma anche la sintonia e l’amicizia tra persone vere che sanno quanto valgono il trionfo newyorkese, il talento di un ragazzo di 23 anni e l’integrità morale di uno sportivo di sani principi.

 

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L’immagine del torneo: Agassi che premia Sinner

Tra le immagini di questa edizione degli US Open, ce n’è sicuramente una che ha un valore speciale: la consegna del trofeo. Il fatto che sia stato un idolo come Andre Agassi a premiare Jannik Sinner non è passato inosservato. Tra il cinquantaquattrenne di Las Vegas, icona pop degli anni ’90 e primi 2000, ma anche un po’ punk per via dell’outift, e l’italiano ci sono dei punti di contatto. Magari non riscontrabili nello stile fuori e dentro il campo, ma nel lavoro per arrivare al vertice delle classifiche. Quel tratto comune è rappresentato da un signore australiano che, a causa di qualche infortunio di troppo, non è mai entrato tra i top 20 del tennis, ma che da tecnico è considerato un guru della racchetta.

Darren Cahill da Adelaide, classe ’65, è riuscito a riportare un Agassi in declino fisico al vertice dell’ATP e lo stesso ha fatto con il connazionale Lleyton Hewitt e con la romena Simona Halep. Il tocco magico di Cahill, unito all’acume tecnico-tattico di Simone Vagnozzi, che è diventato coach di Sinner dopo la separazione di quest’ultimo dal suo Maestro Riccardo Piatti, ha compiuto l’ennesima magia. Esaltando le straordinarie doti tecniche ed atletiche di Sinner – quelle umane non dovevano essere allenate -, ha consentito al tennista italiano di compiere il decisivo salto di qualità.

 

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Darren Cahill, il guru del Campione

La reazione di Cahill alla vittoria racconta molto di come l’australiano abbia trascorso le ultime settimane. Al match point si è quasi accasciato, nascondendo la testa tra il gomito e l’avambraccio, per poi essere abbracciato dal collega Vagnozzi. Cahill, rappresentando e difendendo il suo allievo dinanzi alla stampa americana, ha permesso a Sinner di dedicarsi esclusivamente al campo, ai suoi obiettivi e di non sprecare energie mentali invano.

Le parole di Sinner a margine della premiazione, unite alla commozione per la fatica e per una difficile situazione che la sua famiglia sta attraversando, hanno reso omaggio ad un team che ha mostrato resilienza e capacità manageriali non indifferenti, andando oltre il lato prettamente sportivo.

I prossimi impegni del numero 1 delle classifiche ATP

Archiviata la parentesi a stelle e strisce, per Sinner si apre ora una finestra di meritato riposo. Il Campione di San Candido non sarà in campo a Bologna per il primo turno di Coppa Davis. Sarà presente solo sugli spalti per tifare e stare vicino ai suoi colleghi, in primis quel Matteo Berrettini che è stato tra i primi a mostrargli pubblicamente vicinanza nei momenti più delicati. Dopo il volo in Oriente per gli ultimi tornei della stagione, Sinner si focalizzerà sulle ATP Finals di Torino. L’obiettivo è infiammare l’Alpitour Arena dal 10 al 17 novembre, magari migliorando lo straordinario risultato dello scorso anno.

Non solo Sinner, anche Vavassori ed Errani fanno la storia a Flushing Meadows

Ma a New York si è compiuta anche un’altra grande impresa. I successi italiani nella Grande Mela non sono stati firmati solo da Jannik Sinner, ma anche da Andrea Vavassori e Sara Errani. La coppia azzurra, infatti, ha trionfato nel torneo di doppio misto. Un altro successo storico, un’altra, l’ennesima, gioia immensa. Mai un duo italiano era stato capace di vince un major.

A Flushing Meadows il torinese e la bolognese si sono ripresi quello che avevano lasciato per strada all’Olimpiade, la prima grande manifestazione giocata insieme. Sulla terra rossa di Parigi erano usciti ad un passo dalla zona medaglie, perdendo contro la coppia olandese ai vantaggi del super tie-break. Negli States, invece, hanno raccolto i dividendi. L’alchimia che si è sviluppata tra i due ha portato i suoi frutti. Anche il doppio misto azzurro è riuscito nell’impresa di battere in finale una coppia born in USA, come quella composta da Taylor Townsend e Donald Young.

A questo punto della stagione parlare di momento magico del tennis azzurro sembra addirittura riduttivo. Se un movimento continua a fare incetta di successi, vuol dire che è in salute e che ha delle solide basi. Non è questione di fortuna, bensì di lavoro, sacrifici, talento, organizzazione, programmazione e di scelte coraggiose, pensate e ponderate. Senza dubbio, azzeccate.

 

Immagine di copertina: Shutterstock – contenuto editoriale – ID 2453147481

Photo di Victor Velter (Jannik Sinner of Italy during the Australian Open AO 2024 men’s final Grand Slam tennis tournament on January 28, 2024 at Melbourne Park in Australia).

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