L’estate italiana è sinonimo di relax, divertimento e scoperta. Secondo i dati più recenti di Confcommercio, ben il 47% degli italiani sceglie di trascorrere le proprie ferie all’insegna del riposo. Un dato che sottolinea quanto sia importante per i cittadini staccare la spina dalla routine quotidiana e ricaricare le energie. Anche per quest’anno, il mare si conferma la regina indiscussa delle vacanze estive, con una percentuale di preferenza che supera di gran lunga le altre destinazioni (secondo i dati di Osservatorio Turismo Confcommercio, parliamo del 39%).
Tuttavia, anche le città d’arte esercitano un forte fascino, con il 10% dei connazionali che sceglie di visitare musei, monumenti e borghi storici, contro il 12% che predilige la montagna.
Caro vacanze: i prezzi schizzano alle stelle
La buona stagione 2024 si prospetta come un periodo costoso per le vacanze degli italiani. Le analisi di Assoutenti confermano aumenti di prezzo su tutte le voci di spesa, dai voli agli alloggi, passando per trasporti marittimi e servizi balneari.
Secondo l’indagine congiunta tra Assoutenti, Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc), i rincari estivi si fanno sentire anche quest’anno. Nelle 37 località balneari monitorate, l’aumento medio delle tariffe relative al mese di agosto si attesta al +19,6%.
Altresì i costi dei traghetti evidenziano un trend al rialzo (+6,3% rispetto all’anno precedente), con variazioni a seconda della rotta. Analogamente, anche i voli nazionali e internazionali mostrano aumenti significativi: per esempio un volo da Roma alle Maldive per una famiglia con due bambini può arrivare a costare fino al +44,2% rispetto al 2023.
Sempre secondo Assoutenti, il mese ideale per partire e poter risparmiare sull’intera vacanza è giugno: prenotare in questo mese avrebbe comportato un risparmio fino al 25% dei costi, considerati i prezzi di agosto.
Aumentano le Bandiere Blu, ma la qualità dell’acqua del nostro mare com’è?
Allo stesso tempo, l’Italia conferma la sua leadership nel turismo sostenibile: le Bandiere Blu nel 2024 sono aumentate del 4,3% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il numero record di 236 Comuni (il totale delle spiagge dove sventola il vessillo internazionale arriva a 485, ossia l’11% dei lidi premiati a livello mondiale). La Liguria (34 località) mantiene il primato, ma anche Puglia (24 bandiere), Campania e Calabria (entrambe con 20 vessilli) registrano ottimi risultati. Le Marche (19) scalzano dal quarto posto la Toscana, scesa al quinto e con una bandiera blu in meno rispetto al 2023.
Mare, ma non solo. Particolarmente significativa è la crescita del turismo sostenibile nei laghi, con 23 Bandiere Blu assegnate. Il riconoscimento internazionale della Fee (Foundation for Environmental Education), che si basa su rigorosi criteri ambientali, premia l’impegno delle amministrazioni locali per la tutela del territorio e la qualità dei servizi offerti ai turisti.
Il mare Adriatico soffocato dalla mucillagine: un allarme per l’ambiente e l’economia
Purtroppo, non mancano le criticità. L’Alto Adriatico, dalle Marche al Friuli Venezia Giulia, è alle prese con un fenomeno preoccupante: la proliferazione di mucillagine, vaste chiazze verde-marroni che deturpano le coste. Questa sostanza viscosa, prodotta da microalghe, è innescata da un eccesso di nutrienti riversati in mare dal fiume Po.
L’inquinamento di nutrienti come azoto e fosforo, favorito dalle attività umane e dall’aumento delle temperature, stimola una crescita eccessiva delle alghe, che rilasciano per l’appunto la mucillagine. Sebbene non sia dannosa per la salute umana, questa fioritura algale ha bensì un impatto negativo sull’ecosistema marino.
Come ha riferito Legambiente in una nota stampa, dietro a questo fenomeno c’è anche il peso della agro-zootecnica.
“Secondo i più recenti dati pubblicati dall’ISTAT – si legge nel comunicato -, le regioni del Nord si intestano un consumo di fertilizzanti che rappresenta il 62% del dato nazionale per l’azoto e del 58% per il fosforo. Stesso discorso per gli allevamenti intensivi: nel Nord si concentra il 67% di bovini e il 90% dei suini allevati in tutta Italia.
Il tutto si traduce in un grosso peso per l’Adriatico, in termini di azoto e fosforo. Uno studio di Autorità di Bacino del Po e le università di Ferrara, Parma e Torino ci dice che 251mila tonnellate di azoto finiscono ogni anno nei fiumi e nelle falde e da qui, nell’alto Adriatico mentre il quantitativo di fosforo ammonta a 73mila tonnellate all’anno”.
Articolo realizzato con il contributo di Matteo Perito