Elisa Di Francisca, la tradizione della scuola di Jesi e le Olimpiadi

E’ la città marchigiana dello sport per antonomasia. Poco più di 40mila abitanti e tanti Campioni con la C maiuscola che hanno contribuito a scrivere pagine leggendarie nella storia dello sport azzurro. Roberto Mancini, ex CT della Nazionale di calcio Campione d’Europa 3 anni fa a Wembley, non è il solo ad avere i Natali a Jesi. Nella città in provincia di Ancona, tra le verdi colline marchigiane e la piana del fiume Esino, sono nati altresì i fenomeni della scherma. Stefano Cerioni, Giovanna Trillini, Valentina Vezzali ed Elisa Di Francisca, solo per citare coloro che hanno già scritto la storia, hanno impreziosito il medagliere del Comitato Olimpico Nazionale Italiano con i loro successi ai Giochi.

Gli esponenti della scuola jesina, perché bisogna parlare proprio di uno stile e di una formazione sportiva ed umana, si sono cinti il collo con 14 medaglie d’oro, 4 d’argento e 8 di bronzo. 26 podi olimpici, più di tante altre nazioni che parteciperanno ai Giochi di Parigi. Più che città, Jesi potrebbe essere la nazione della scherma, in modo particolare del fioretto.

Da Cerioni a Di Francisca, la fucina del Maestro Triccoli ha forgiato i Campioni di 8 Olimpiadi

Cerioni, Trillini, Vezzali e Di Francisca sono cresciuti sportivamente in via Siro Solazzi, la casa del Club Scherma Jesi, e con il motto dell’associazione sportiva dilettantistica “ori e valori”. Uno slogan, ma anche una parola d’ordine, che racchiude un’intera filosofia. Che può essere tradotta così: per raggiungere il successo, bisogna possedere una nobiltà d’animo e fare propri quei pilastri della società che si chiamano lealtà, umanità, sacrificio, autocontrollo, equilibrio psico-fisico, concentrazione e spirito di squadra, soprattutto quando gli assalti non sono individuali ma vengono portati insieme agli altri componenti del team.  

Il trait d’union tra coloro che hanno vinto almeno un oro da Los Angeles 1984 a Londra 2012 (parliamo di 8 Olimpiadi) è facile da individuare. A forgiare il talento di Cerioni, Trillini, Vezzali e Di Francisca ci ha pensato Ezio Triccoli, il Maestro per eccellenza. E’ questo uomo che nel 1947, dopo essere ritornato dalla Seconda Guerra Mondiale e da un’esperienza di prigionia nel più grande campo costruito dagli Alleati in Sudafrica, ha dato vita alla scuola jesina e plasmato il talento degli ori olimpici, oltre al fatto di aver innovato la scherma italiana e costruito un vero e proprio movimento. 

Di Francisca: “Triccoli è stato un educatore”

Il Maestro Triccoli – ricorda a risorse.news Elisa Di Francisca, medaglia d’oro a Londra nel 2012 sia nella prova individuale sia in quella a squadre e medaglia d’argento a Rio De Janeiro nel 2016 nell’individuale – imparò lo scherma in un campo di prigionia da un ufficiale inglese e, forse, si salvò proprio per aver iniziato a praticare questa disciplina. La portò a Jesi, aprì la prima palestra e diede lezione a 4 atleti che sono diventati nel corso della loro carriera Campioni olimpici.

Ma l’aspetto più importante è che il Maestro Triccoli è stato un educatore, un uomo in grado di instradare nella giusta direzione, e con delle regole precise, i suoi ragazzi e le sue ragazze. Non si è sostituito ai genitori, ma è stato capace di aiutare sia coloro che avevano il talento sia coloro che ne erano privi. Naturalmente, riconosceva chi aveva qualcosa in più dal punto di vista agonistico, ma dava la stessa importanza a tutti”.

Da Jesi all’Olimpo, la crescita di Elisa Di Francisca nel segno della tradizione jesina

Dopo aver mancato la qualificazione alle Olimpiadi di Pechino 2008, Elisa Di Francisca, a Londra, nel 2012, si è ripresa la sua rivincita ed ha sistemato i suoi conti con lo sport, con il suo talento, con i sacrifici fatti e con la dea bendata che, in alcuni momenti cruciali, le ha voltato le spalle.

Nella capitale inglese ha conquistato due medaglie d’oro alla soglia dei 30 anni. Il suo cammino nella prova individuale è stato netto. Arginata l’imprevedibilità e la velocità della sudcoreana Hyun-Hee in semifinale, nella sfida per la medaglia più preziosa ha avuto la meglio, dopo un interminabile minuto supplementare, su Arianna Errigo, colei che, a distanza di 12 anni da quella finale, a Parigi sfilerà insieme a Gianmarco “Gimbo” Tamberi dinanzi a tutti gli oltre 400 atleti azzurri. 

Con ogni probabilità, se non ci fosse stato il Covid, a Tokyo avrebbe disputato anche la sua terza Olimpiade. Elisa Di Francisca aveva tutto per fare bene e rimpinguare così il suo personalissimo bottino olimpico. Nel 2019, agli Europei, dopo essere rientrata nel circuit a seguito della nascita di suo figlio, aveva conquistato l’oro contro l’atleta russa che l’aveva battuta in finale a Rio De Janeiro. Ai Mondiali di Budapest, disputatisi sempre nel 2019, aveva ottenuto un bronzo ed un argento, rispettivamente nella prova individuale ed in quella a squadre. 

“Le Olimpiadi? Sono come un esame”

Le Olimpiadi le mancano anche oggi, nonostante abbia appeso il fioretto al chiodo nel novembre 2020. “Rappresentano l’evento più importante per un atleta. Più che una gara – racconta a risorse.news la Campionessa di Jesi nata nel 1982 – sono simili ad un esame. Se ti sei preparato bene ed hai fatto tutto quello che dovevi fare, allora puoi andare sereno e tranquillo. Male che vada perdi e la sconfitta, che fa parte del gioco, ti fa crescere. I Giochi sono una grande emozione”. 

Il programma della scherma, poi, prevede sia le prove individuali sia quelle a squadre. Se nelle seconde tutti gli atleti combattono per portare più in alto possibile la bandiera nazionale, nella prova individuale non si guarda in faccia nessuno. Una volta che la maschera si abbassa e che l’arbitro recita il famigerato “En garde”, cui fanno seguito “Etes Vous prets?” e “Allez”, si tira l’assalto solo per sé stessi. E per delle Campionesse, cresciute in un Paese di 40mila anime e per di più nella stessa palestra e con lo stesso totem come Maestro, non dovrebbe essere stato facile affrontarsi in pedana. 

Era dura – ammette Elisa Di Francisca, accompagnando le parole con una smorfia di sofferenza – ma è uno sport individuale. Combatti, prima, contro te stesso e i tuoi limiti e, poi, contro il tuo avversario. E’ normale che nessuno voglia perdere e che non è facile convivere con chi ti ha battuto, ma l’importante è essere schietti, onesti e dirsi tutto.

Per me, sfidare Giovanna Trillini e Valentina Vezzali, due atlete cresciute nel mio stesso club e dalle quali ho imparato molto, faceva scattare lo spirito di emulazione e mi spingeva ad andare oltre, a provare in tutti i modi di superarle”.

Elisa Di Francisca, la tradizione di Jesi e le Olimpiadi
Elisa Di Francisca è testimonial del progetto Campioni di Vita – No al bullismo

Chi seguirà le orme dei Campioni di Jesi?

Gli ori olimpici non si dimenticano, ma le gare a cinque cerchi e quel clima che si respira solo ogni 4 anni si percepisce che manchino davvero tanto alla campionessa jesina. Di Francisca non vede l’ora di assistere alle gare di Parigi e spera che in pedana altri atleti cresciuti al Club Scherma di Jesi con il motto di “ori e valori” si facciano valere. 

Mi auguro che sia una Olimpiade nella quale i nostri ragazzi e le nostre ragazze possano realizzare i loro sogni – aggiunge l’oro di Londra nel fioretto individuale e a squadre -. Nella scherma abbiamo tanti ottimi atleti, sia nel fioretto sia nella spada e pure nella sciabola, che rappresentano tutte le regioni e anche qualcuno che è cresciuto a Jesi, nelle Marche. Ci sono Alice Volpi e Tommaso Marini e poi c’è il Commissario tecnico Stefano Cerioni che sta facendo un buonissimo lavoro. L’aspetto importante è che ci sono tanti giovani. Vuol dire che il vivaio ed il ricambio ci sono. Adesso sta a loro”.

Il programma del Grand Palais di Parigi

Al Grand Palais di Parigi (clicca qui per consultare il programma), il teatro degli assalti, si prevedono 9 giorni di fuoco. I protagonisti della scherma saliranno in pedana il 27 luglio, subito dopo la cerimonia di inaugurazione, per poi chiudere il loro programma il 4 agosto.

L’Italia dovrà vedersela sicuramente con la tradizione dei padroni di casa. Le aspettative per i nostri portacolori, capitanati e rappresentati dalla portabandiera Arianna Errigo, sono alte.

Del resto, da una Federazione che ha regalato al Comitato Olimpico Nazionale Italiano 130 medaglie (49 del metallo più prezioso, 46 d’argento e 35 di bronzo), ovvero più di ciclismo (63 medaglie) e atletica leggera (65) messe assieme, ci si attende sempre il massimo ed un bel numero di podi. Come da coloro che sono cresciuti a Jesi nel mito di Stefano Cerioni, Giovanna Trillini, Valentina Vezzali ed Elisa Di Francisca e che hanno imparato a tirare di scherma in via Siro Solazzi, tenendo bene a mente il motto “Oro e valori”.

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