“Dentro e fuori dal ring”: Blandamura presenta in Campidoglio il nuovo libro scritto a 4 mani con Antonino Mancuso

Grandi ospiti, una platea entusiasta, una cornice spettacolare: la presentazione del libro “Dentro e fuori dal ring: non conto le vittorie, ma le sconfitte che ho vinto”, scritto a quattro mani da Emanuele Blandamura e Antonino Mancuso, in Campidoglio, Sala della Protomoteca, è stata un successo.

A introdurre il nuovo volume (edito da DFG Lab) nel mondo libro, un illustre parterre: Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Alessandro Onorato, Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, Silvia Salis Vicepresidente vicario CONI, Marco Perissa, Segretario VII Commissione Cultura, scienza e istruzione, Juri Morico, Presidente Nazionale OPES, e Alberto Tappa, Segretario Generale FPI. 

Gli interventi, che hanno accompagnato i protagonisti durante la presentazione, sono stati coordinati dal giornalista RAI Stefano Buttafuoco

Un “incontro” di incontri

Sei i capitoli in cui Emanuele Blandamura e Antonino Mancuso ripercorrono il vissuto dell’ex campione europeo di pesi medi, ma non nella consueta chiave autobiografica, bensì connotandola di un valore pedagogico. 

Lo hanno ben spiegato i due primi attori. Blandamura, infatti, ha chiarito alla platea che “ho già scritto un libro autobiografico, ma mi sono incaponito perché volevo dare qualcosa ai ragazzi, fare arrivare a loro, ma anche alle istituzioni, un forte segnale, volevo che capissero che si può perdere sul ring, ma non perdere l’insegnamento ecco perché ‘non conto le vittorie, ma le sconfitte che ho vinto’”. Un ammonimento che passa per il pugilato “uno sport talmente nobile, talmente alto, che soltanto chi ha coscienza può davvero comprenderlo”.

Poi c’è chi ha studiato i racconti dell’adolescenza nebulosa, labirintica e complessa dell’atleta e ha cercato di riproporli come caso studio. “Questo libro – ha spiegato Antonino Mancuso – nasce così, durante una serata, una manifestazione sportiva. Emanuele mi ha detto ‘Professò, facciamo un libro insieme’. E quella sera abbiamo pensato a che tipo di libro fare, un’autobiografia l’aveva già fatta. Lui mi ha raccontato tutto, le sue storie e io ho cercato di capire come interpretarlo. Questo libro è un caso studio in cui sono state sviscerate tematiche che fanno parte della crescita dell’individuo, del periodo dell’adolescenza, quello più difficile”. 

Emanuele Blandamura e Antonino Mancuso: insieme per lo sport e l’impegno sociale

Una coppia inedita quella autrice del libro che il padrone di casa, Onorato, ha identificato come “due persone che appaiono molto diverse, ma legate tra loro da una matrice che è l’impegno sociale” e che intendono lo sport “come uno strumento molto utile per la formazione”. In effetti, Blandamura grazie al ruolo di testimonial che ricopre per OPES e per la Federazione Pugilistica Italiana, porta nelle scuole la propria esperienza, facendo della divulgazione e della condivisione uno strumento potentissimo. 

Mancuso, dal canto proprio, negli istituti ha militato in qualità di docente e gli elogi che ha ricevuto dai componenti del tavolo di confronto hanno qualificato come eccelso il suo impegno nel campo dell’istruzione, facendo ricorso allo sport come “antidoto sociale”, ma anche prezioso espediente per insegnare i valori fondamentali.

Il Viceministro Bellucci ha definito l’opera “un atto di generosità” perché le storie raccontate sono messe a servizio degli altri e possono “contagiare le persone”. 

La storia di Emanuele – ha aggiunto – dà la dimensione del fatto che se lui ce l’ha fatta, allora ce la possono fare anche gli altri. Abbiamo bisogno di esempi come questo. In lui ci si può riconoscere. Il libro, questo libro, può essere un incontro. Gli incontri sono quelli che non ti fanno sentire solo, senza di loro la nostra vita sarebbe diversa e le difficoltà che incontriamo ci lascerebbero piegati. Gli incontri sono quelli che si fanno in una palestra, con un maestro – ancora in riferimento alla biografia del Sioux, ndr –, con uno psicoterapeuta, o un amico. Gli incontri fanno la differenza”. 

Silvia Salis: “Un libro innovativo”

Leggendo questo libro, la cosa che ho trovato innovativa è che è difficile leggere una biografia con elementi, delle nozioni di psicologia” così ha invece aperto il proprio intervento la numero due del CONI, che poi ha proseguito puntualizzando l’importanza degli schemi che determinano gli atteggiamenti, le reazioni, e che consentono di comprendere perché si provano certe emozioni “non siamo rapiti da ciò che ci capita”. 

Ha inteso poi esprimere una celebrazione della nobile arte, ammonendo quella prospettiva, talvolta offerta anche dai media, che il pugilato sia sinonimo di violenza: “Ho conosciuto tanti pugili, e hanno tutti una caratteristica: sono le persone più educate e rispettose che abbia incontrato nella mia vita. Emanuele è l’emblema di questo, l’ho conosciuto attraverso OPES e la nostra amicizia è cresciuta rapidamente”. Un monito dunque a considerare lo sport in quanto veicolo di valori che sappia insegnare la disciplina e il rispetto per sé stessi e gli altri. 

Sul secondo autore Salis non ha avuto dubbi: “Il professor Mancuso lo conosco da tanti anni e so che quando gli studenti ti amano così, un motivo c’è”. 

A proposito di OPES, il Presidente Morico, rivolto ai due protagonisti della serata, si è detto “curioso della storia che abbiamo scritto, che avete scritto e che deve essere ancora da vivere. Riuscite sempre a tirare fuori qualcosa di buono nelle persone con cui vi confrontate”. Morico ha anche evidenziato la lucidità con cui Blandamura sappia fare autoanalisi, condividere con gli altri i valori e proporre iniziative forti, interessanti come ad esempio: “L’intuizione geniale di annoverare la sconfitta tra le cose che hanno un grande valore e che quindi va custodita e ogni tanto rispolverata per capire cosa si possa imparare da quella volta, da quella sconfitta”. 

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