Si chiama Jordan Bardella, ha 28 anni e presto potrebbe assumere la carica di Primo Ministro francese. Potrebbe, inoltre, definirsi un influencer a tutto tondo; milioni di follower (potenziali elettori), decine di reel e video Tik Tok realizzati sulla scia della popolarità di alcuni trend, e fanpage come se piovesse.
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La “Politica” Influencer: la storia avanti Bardella
Un titolo irriverente. Lo sappiamo. Ma è così, nell’era dei social anche un potenziale Premier può classificarsi come influencer. Insomma, è stata sdoganata, nel corso del tempo, quell’aura totalmente istituzionale, quella tendenza fisiologica a interporre una barriera inviolabile tra figura politica e cittadino. I dibattiti hanno assunto nuove forme; dal confronto televisivo si è passati alle sferzate su Twitter (nuovo X), per poi arrivare ai reel Instagram e Tik Tok.
Un confronto a distanza che coinvolge in prima persona gli utenti e che quindi elude gli ostacoli e dimezza le distanze, restituendo così una nuova immagine del politico: una donna o un uomo che utilizza i social proprio come gli altri, che ad esempio apre le porte di Palazzo Chigi su Facebook e lo racconta con estrema spontaneità, come nel caso del Premier Giorgia Meloni.
Il Presidente del Consiglio, infatti, tramite le proprie pagine Facebook e Instagram, sintetizza il processo di condivisione delle informazioni politiche con, ad esempio, la rubrica “Gli appunti di Giorgia”: un diario professionale – corredato da hashtag e caratterizzato da effetti video iper social – letto dalla stessa Meloni (rigorosamente dal suo ufficio o da un luogo anonimo) in tono colloquiale. Un modus operandi che fa breccia negli utenti perché si permea di autenticità, di semplicità.
Il “Sì” dell’utenza social italiana
Nel 2018 il Censis pubblicava il 15° Rapporto sulla Comunicazione all’interno del quale si approfondiva proprio questo aspetto. “In merito al ruolo svolto dai social network nella comunicazione politica” scriveva l’istituto di ricerca italiano “gli italiani si dividono tra fautori e detrattori in due parti quasi uguali. Il 16,8% ritiene che il ruolo oggi svolto dai social network nella comunicazione politica sia prezioso, perché così i politici possono parlare direttamente, senza filtri, ai cittadini.
Il 30,3% pensa che siano utili, perché in questo modo i cittadini possono dire la loro rivolgendosi direttamente ai politici. Invece, il 23,7% crede che siano inutili, perché le notizie importanti si trovano nei giornali e in tv, il resto è gossip. Infine, il 29,2% è convinto che siano dannosi”. In pratica quasi il 50% dei cittadini accoglieva all’epoca positivamente questa nuova realtà politica virtuale.
Sulla scia positiva di questa nuova comunicazione digitale ingabbiata in un post o estesa in un video, quasi tutti gli esponenti del mondo politico hanno scelto di aderire, di entrare a gamba tesa tra commenti, cuori, elementi salvati e stories. Lo fa Giuseppe Conte con i reel potenziati da effetti e musiche di impatto, lo fa Matteo Salvini con i meme e con le numerose foto postate in compagnia della sua famiglia, e lo fa Elly Schlein con i caroselli, o con i video in musica mentre, ad esempio, balla con Elodie e Annalisa (due artiste super social) durante i Pride di Roma e Milano.
Il processo, come è noto, è globale. Basti pensare alle campagne elettorali di Donald Trump. Negli USA Tik Tok è demonizzato per le sue origini (cinesi, per quei pochi che non lo sapessero), ma i social network viaggiano comunque su numeri pazzeschi. Quasi 25 i milioni di follower che Trump vanta su IG; 17,1 milioni sono invece gli utenti che seguono Biden. Anche tra i due, in vista delle Presidenziali, è in atto una battaglia social interessante da analizzare. Durante le ultime ore, l’attuale Presidente USA ha pubblicato un post in cui sono concentrate “le bugie” di Trump, un affondo diretto, crudo.
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Trump, dal canto proprio, ha risposto pubblicando uno scatto in cui è ritratto il suo avversario con un anomalo colorito della pelle dalle sfumature arancio, le stesse che spesso vengono riconosciute al Tycoon. Nessuna caption, nessuna emoji, ma il messaggio è chiarissimo: “vi posto questa immagine, commentatela voi”.
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Questo tipo di scontro, guardando ai numeri, appassiona più di dei confronti televisivi, coinvolge più delle tappe in piazza.
Stesso discorso vale anche per la Francia, in particolar modo per Jordan Bardella: la sua buona stella è frutto anche di questo lungo percorso. È sempre così: chi viene prima, spiana la strada.
Si scrive Bardella, si legge successo
Questo non significa che non si debba essere in gamba per brillare. Bardella nasce in una famiglia umile, è per il 75% italiano (a suo dire) e fa della politica lo strumento più immediato per incidere nella storia, per proteggere “l’unità”. Bollato come giovanissimo dai media, ma non solo, la peculiarità forse però più interessante del probabile nuovo Premier francese è rappresentata dalle sue capacità comunicative. Quasi due milioni di follower su Tik Tok, non è lontano dal milione su Instagram, vanta pagine di supporter degne dell’influencer più blasonato. Il Delfino di Le Pen non vince solo alle urne, stravince soprattutto sui social.
Un successo di certo imputabile alla giovane età, ma sarebbe troppo esemplificativo. Perché Bardella, in realtà, contrariamente ad altri politici internazionali, presenta degli account estremamente curati, sobri, istituzionali. O meglio, questo nel wall di immagini e reel, nella biografia; perché poi una volta resa dinamica l’interazione con i post la musica cambia, in particolar modo su Tik Tok: video creati sull’onda del trend del momento, bagni di folla, carezze per gli animali da fattoria, mani strette ai lavoratori del mondo agricolo, ma non solo, selfie in piazza, montaggi alla Steve Jobs.
Forse è proprio questo equilibrio tra il super social e l’istituzionale che accalappia l’attenzione degli utenti, in particolar modo dei più giovani. Probabilmente rende totalmente credibile l’impegno politico di Bardella, giovane, propositivo, curato nell’aspetto e assolutamente giusto come volto francese nel mondo. Contrariamente ai veri e propri influencer, il già deputato europeo non condivide mai momenti privati, ma solo momenti di vita vera che incrociano l’impegno politico e la più varia umanità per cui intende immolarsi.
Il sobrio Mr. Fantastique
Anche le numerosissime fan page presenti su IG e Tik Tok non canzonano la sua figura con emoticon smielate e frasette da romanzetto rosa (a parte i rari Mr. Fanstique corredati di dedica in musica), ma ne elogiano le idee politiche, ne esaltano le capacità. Si guardi, ad esempio, la pagina “Jordan Bardella Fan”, nella description si legge: “Fan di Jordan, foto e tweet dedicati al nostro leader politico ispiratore. Unisciti a noi nel sostenere le sue idee innovative”.
@bardellavsp On prefere bardella😇 #jordanbardella #jordanbardellaedit #jordanbardella2027 #rn #rassemblementnational #viral #parati #xybca #fyp #gabrielattal #gabrielattaledit #attalxbardella #bardellaxattal #attal ♬ son original – bardellavsp
Se il pubblico social, in particolare la fascia di età 15-24, ha sempre riconosciuto in lui ottime capacità comunicative, i media francesi sono spesso stati poco benevoli nei suoi confronti paragonandolo a una barbie, a una marionetta di Marine Le Pen idonea solo ad acchiappare like. Durante le ultime settimane, chiaramente, l’approccio è cambiato.
Anche perché, e questo va specificato, si fa riferimento a un militante, a un uomo che già a 16 anni aveva definito il suo percorso, aveva scelto una carriera e anche con chi portarla avanti; che siede al Parlamento europeo dal 2019 e che guida il Ressemble National dal 2022. Mica uno sprovveduto che si è trovato a ottenere un altisonante 32% al primo turno così, per puro caso? Poco cale la sua relazione sentimentale con la nipote di Le Pen: Bardella è nato per la politica.
Complici la sua strategia social e le parole d’amore verso la Francia e i francesi, il numero uno di RN si appresta a definire una politica che garantisca: “la sicurezza, la pace fiscale, la difesa del lavoro. Chiamo i francesi che credono nella libertà a raggiungerci per consolidare questa dinamica e far vincere l’RN contro chi vuole distruggere la Repubblica […] Voglio diventare il primo ministro di tutti, aperto al dialogo e all’unità della nazione”. Una sfida rivoluzionaria che parte da posizioni complesse da gestire, come quelle in merito a intelligenza artificiale (scettico, non favorevole all’utilizzo che se ne fa attualmente), all’accesso limitato al lavoro statale ai cittadini con la doppia cittadinanza e a una paventata e desiderata Frexit.
Libertè, Fraternitè, Socialitè.
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