Francia al voto: Le Pen sicura, Macron punta sulla “storia di progresso”

È la Francia la grande protagonista di questa estate 2024. Tra i conflitti che minacciano continuamente gli equilibri mondiali, la definizione dei nuovi assetti politici a seguito delle europee di inizio giugno e gli incontri prestigiosi, come l’ultima sessione Outreach pugliese del G7, è la Francia ad avere gli occhi puntati su di sé; in larga misura guardando alle elezioni legislative anticipate (il cui primo turno è fissato per domenica 30 giugno), e poi perché sarà proprio la Grande Nazione a ospitare uno degli eventi sportivi più attesi dell’anno: le Olimpiadi 2024.

Elezioni legislative

Il 9 giugno scorso, valutati i risultati dei primi exit poll, che avevano annunciato una vittoria oltremodo schiacciante de Rassemblement National con il 32%, a fronte del 15% raccolto dal Renaissance, Macron aveva rotto gli indugi chiamando lo scioglimento del Parlamento e convocando nuove elezioni il 30 giugno e il 7 luglio. Una presa di coscienza anche per Marine Le Pen che si era detta pronta a governare “se i francesi vorranno darci fiducia”.
Quel momento è arrivato, i francesi andranno al voto tra poco meno di 72 ore.

E stando a quanto riferito dal quotidiano Le Monde alla prima tornata il 61-65% dei cittadini si recherà alle urne. Il dato, suggestione del sondaggio elettorale realizzato dall’istituto Ipsos per Le Monde, dalla Fondazione Jean Jaurès, dal centro di ricerche politiche di Sciences Po, l’Institut Montaigne, Radio France e France Télévisions su quasi 12 mila aventi diritto al voto, fa in effetti pensare a una rivoluzione, a una volontà forte da parte dei cittadini di partecipare alla vita politica del Paese; basti pensare che nel 2022 alle legislative l’affluenza si era attestata al 47,5%.

Il tema astensionismo

Fa da contrappeso una notazione sul livello di astensionismo tema che ha riguardato diverse nazioni alle europee, come l’Italia che non ha raggiunto il 50%. Dunque, affidando ancora l’analisi alle speculazioni frutto di indagini e sondaggi, si ricava che il prossimo weekend in Francia: un giovane su due (51%) sotto i 35 anni si dice sicuro che andrà a votare; tra gli over 60, tre quarti (72%) sono dello stesso parere. Lavoratori e impiegati sono invece più propensi all’astensione (rispettivamente – 9 punti e – 8 punti sull’indice di partecipazione rispetto alla media).

Dati che inducono a riflettere sulle motivazioni che portano la fascia 40 – 60 a tergiversare. Dalle promesse elettorali (che riguardano anche temi sensibili per il popolo francese, come il dibattito sull’età pensionabile, o l’abolizione dell’imposta sul reddito per gli under 30), ai cambiamenti che non attengono specificatamente la nazione francese ma al contesto geopolitico internazionale, fino ad arrivare a una certezza matematica, appurata dagli esperti a seguito delle europee: laddove sussistono difficoltà economiche c’è maggiore propensione all’astensionismo.

Sta quindi ai candidati in corsa calamitare i cittadini e convincerli a esercitare il proprio diritto alla democrazia.

Elezioni in Francia: i candidati

Si parte da un dato insindacabile: l’estrema destra francese arriva a queste elezioni da favorita. E lo sa bene Marine Le Pen (che non è candidata) a cui nemmeno sfiora l’idea di dover cercare alleanze per governare. In Francia, infatti, se non si ottiene più del 50% delle preferenze alle urne sul totale dei votanti (con almeno il 25% degli elettori registrati) – percentuale sotto la quale si parla di maggioranza relativa -, si è costretti a stringere alleanze con altri partiti per ottenere una maggioranza assoluta.

I blocchi, ad ogni modo, sono tre: estrema destra, centristi (rappresentati dal partito di Macron), e la nuova sinistra (che si traduce nel gruppo Nuovo Fronte Popolare – NFP).

Per RN è Jordan Bardella il giovanissimo (28 anni) e ultra social (su TikTok conta 1,7 milioni di follower e 758 mila su Instagram) candidato premier, già presidente di partito; qualora invece ottenesse le preferenze necessarie sarebbe il premier uscente, Gabriel Attal (altrettanto giovane, classe ‘89), a rappresentare Renaissance, e per il blocco di sinistra, invece Manuel Bompard (classe ‘86). Nessuna donna, ma tutti candidati under 40, sintomo di una volontà precisa da parte del mondo politico francese: parlare un linguaggio fruibile, soprattutto per le nuove generazioni. Condizione che, in parte, spiega anche il sondaggio già citato che vede un under 35 su due pronto a recarsi alle urne.

 

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Lo scenario più probabile

Guardando alle attuali formazioni, considerando i dati sull’affluenza e i risultati dei sondaggi effettuati (quello Ipsos vede RN al 35,5%, NPF al 29,5% e al 19,5% Renaissance), sembra probabile che Jordan Bardella otterrà la carica di Primo ministro, e che Macron resti all’Eliseo, anche perché Le Pen, durante una recente intervista, ha già parlato di coabitazione “fino al 2027. Questo non ci mette in difficoltà. La costituzione è chiara: è il Premier che determina e che attua la politica della nazione”.

Il Presidente della Repubblica francese, invece, chiude questa sessione di campagna elettorale invitando tutti a esprimere la propria preferenza, certo, ma anche rivendicando due successi: l’estensione della linea 14, un passo “che cambia la vita dei cittadini francesi“, e poi, nemmeno a dirlo, le Olimpiadi dietro l’angolo “i Giochi che ci uniscono“. Una sferzata social indiretta, quasi passivo-aggressiva, forse utile a mettere in ombra quelle dichiarazioni, ritrattate nelle ultime ore, sull’invio di truppe francesi in Ucraina, o forse una strategia ben ponderata per ricordare al popolo francese che “La nostra storia di progresso non sia finita e che i nostri figli vivranno meglio domani rispetto a quanto viviamo oggi“, frase che aveva pronunciato con orgoglio poco prima di annunciare l’inserimento dell’aborto in Costituzione.

 

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