Europee: e adesso? Quali sono i prossimi step verso il nuovo Parlamento?

Giochi fatti per i 76 eurodeputati italiani che siederanno al Parlamento Europeo fino al 2029. Si sono concluse infatti, con diversi quid, le elezioni. Nel Bel Paese meno della metà degli aventi diritto al voto ha partecipato. Fratelli d’Italia si è confermato primo partito in Italia, il Partito Democratico ha recuperato terreno. Sul piano internazionale è balzato agli onori della cronaca il tonfo di Renaissance, il partito di Emmanuel Macron; ottimi, invece, i risultati ottenuti da Rassemblement National, il partito francese di estrema destra guidato da Marine Le Pen. Questa una brevissima sintesi di quanto registrato nei giorni di tornata elettorale.

Va adesso a ridisegnarsi l’Europa, ma non solo; le preferenze che hanno condizionato, ad esempio, le votazioni anticipate in Francia con lo scioglimento dell’Assemblea (così come annunciato dal Presidente Macron), o le dimissioni del Premier De Croo in Belgio dopo la sonora sconfitta del suo Open Vld e ancora la batosta raggranellata da Scholz (che però non ha inteso ricorrere alle elezioni anticipate) chiamano un riassestamento generale, per ogni singolo Stato. Il discorso si estende anche ad Austria, Ungheria, Belgio, Danimarca, Slovacchia, Spagna e Portogallo.

Il nuovo Parlamento Europeo seggi e numeri

In senso più ampio, il Parlamento Europeo sarà solo in parte specchio del cambiamento. 720 sono i seggi che lo andranno a comporre; attualmente si parla ancora di dati provvisori, ma in linea di massima sono già definite le assegnazioni: 186 i seggi del PPE (Partito Popolare Europeo), 135 quelli per il Gruppo Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici, 79 al Gruppo Renew Europe, 73 all’ECR (Conservatori e Riformisti Europei), 58 all’ID (Identità e democrazia), 55 ai neoeletti che non avevano alcun tipo di legame con i gruppi politici in uscita, 53 al Gruppo Verdi/Alleanza libera, 36 alla GUE/NGL (Sinistra – The Left), e 45 ai non iscritti. 

Cambia così il Parlamento, ma sono ancora sette i gruppi politici in forza. In Italia solo alcuni eurodeputati sono già confermati; alcune tra le novità più discusse riguardano l’ingresso di: Roberto Vannacci, Ilaria Salis, Cecilia Strada, Dario Nardella e Lucia Annunziata

Ma cosa viene dopo? Quand’è che il nuovo Parlamento può dirsi formalmente costituito. 

E poi?

I neoeletti inizieranno a confrontarsi per andare a costituire concretamente i gruppi politici, anche perché resta fuori una fetta interessante da valutare che corrisponde ai non iscritti e ai 55 seggi non accorpati. 

Sono però già iniziate le prime speculazioni o quanto meno, in tema di elezioni, proiezioni di quanto potrà accadere. Ad esempio, la Premier Meloni, in occasione di un’intervista rilasciata a RTL questa mattina, interrogata su un Von der Leyen bis alla guida della Commissione ha messo in chiaro che è: “presto per dare una risposta, stiamo ancora raccogliendo i dati per capire le possibili maggioranze. Da un lato una parte dei partiti che l’hanno sostenuta tiene bene, ma crescono anche i partiti che non l’hanno sostenuta“.

Un’Europa forte“…

A tal proposito, Von der Leyen ha invece anticipato che avrà un primo confronto “con le grandi famiglie europee” che hanno collaborato “bene” con il PPE, ma non preclude la possibilità di avere “altri contatti”. “Ciò che i cittadini vogliono – ha spiegato su X l’ancora Presidente della Commissione –  è un’Europa che produca risultati. A partire da domani inizierò a costruire un’ampia coalizione per un’Europa forte. Insieme ad altri costruiremo un bastione contro gli estremi di destra e di sinistra”.

Non sarà semplice. Perché se Meloni si riserva di non dare una risposta nell’immediato, dall’altra c’è chi già mette dei paletti. Il Partito Socialista, ad esempio, ha stabilito che se il PPE dovesse propendere verso i Conservatori (ECR) sarebbe “senza di noi” (queste le parole del Segretario Generale del partito Filibeck). 

C’è anche chi prospetta una super coalizione di destra che impedirebbe un Von der Leyen bis e una importante inversione di rotta. Un’ipotesi caldeggiata da Orban, e pensabile guardando agli incontri già fissati, come quello tra Matteo Salvini e Marine Le Pen. Anche le posizioni caute di Meloni e Tajani lasciano un margine che esclude un accordo con il PPE. 

Il prossimo lunedì 17 giugno, ad ogni modo, si aprirà ufficialmente la partita; la data corrisponde infatti alla cena dei 27 in cui i negoziatori partiranno con i colloqui.

E poi, stando a quanto riferiscono fonti ufficiali, dal 16 al 19 luglio, a Strasburgo, si terrà la prima plenaria della nuova legislatura, durante la quale con molte probabilità verranno eletti Presidente, vicepresidenti, questori e così via. 

In una seconda fase, invece, quando saranno chiari e definiti i gruppi politici gli europarlamentari andranno ad eleggere il/la presidente della Commissione. La nuova Commissione dovrà ottenere l’approvazione del Parlamento in una votazione in Aula per assumere le sue funzioni.

…anche per i giovani?

Avrebbero dovuto essere le elezioni dei giovani, quelle che chiedevano una partecipazione alla vita politica nazionale ed europea importante, un nuovo coinvolgimento. Non è stato così.

O meglio, in Italia meno del 50% degli aventi voto ha espresso la propria preferenza, di per sé un dato scarso, desolante. Un altro numero che statisticamente interessa alla causa riguarda gli studenti fuorisede che per la prima volta in Italia avevano la possibilità di recarsi alle urne senza dover fare ritorno nel proprio luogo di residenza. Guardando ai dati diffusi dal Ministero dell’Interno, dei 23.734 studenti che ha fatto richiesta per votare lontano da casa propria 21.699 sono stati ammessi ed effettivamente solo l’80% ha poi votato, ovvero 17.561.

Poca consapevolezza, scarsa volontà di partecipare alla vita politica. C’è da porsi una domanda (a livello internazionale): perché ragazze e ragazzi che si affacciano all’età adulta non ritengono importante far sentire la propria voce? Cosa li spinge al disinteresse? Domande a cui “un’Europa forte” dovrà saper dare una risposa e nel più breve tempo possibile.

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