Un momento di riflessione e condivisione di buone pratiche, strategie e processi per rendere gli ambienti calcistici più sicuri. Può essere definito così l’evento “Safeguarding: politiche e principi fondamentali per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di abuso, violenza e discriminazione nel calcio”, che è stato organizzato dal Social Football Summit e che si è tenuto mercoledì 29 maggio, presso la sede romana di Deloitte.
Il tema, divenuto centrale in ambito sportivo con il decreto legislativo n. 39 del 28 febbraio 2021, è stato affrontato ed analizzato insieme ai relatori che hanno animato i panel dal titolo “Linee guida, modelli organizzativi e codici di condotta” e “Analisi e dati sui fenomeni attuali e le opportunità di cambiare le regole del gioco”.
Safeguarding: le parole di Salis, Pastorella e Costantino
Sono intervenuti nel primo dibattito Silvia Salis, Vice presidente vicario del CONI, Domenico Costantino, avvocato e docente dell’Università di Bari, e Francesco Pastorella, ex Director Sustainability & Community Relations Department della As Roma ed ora con un ruolo importante all’interno di Rothschild Dynasty. Se per la numero 2 del CONI “serve un’opera di sensibilizzazione nell’ambito sportivo. Parole, modi e tecniche di instaurare i rapporti sociali devono cambiare. Il Safeguarding ha l’obiettivo di attuare questo cambiamento”, per il professore aggregato di diritto di famiglia presso il dipartimento di giurisprudenza dell’ateneo pugliese “Il safeguarding è un istituto che guarda al futuro e ha lo scopo di prevenire i comportamenti scorretti”.
Sulla responsabilità di calciatori e calciatrici verso i minori, invece, si è soffermato Pastorella. L’ex dirigente della As Roma è convinto che “le società devono promuovere iniziative positive insieme ai loro atleti”, visto che questi sono a tutti gli effetti dei modelli per bambini, adolescenti e giovani.
Gli interventi del secondo panel
Contributi rilevanti sono arrivati anche dai protagonisti della seconda tavola rotonda. Paolo Mormando, FIGC, ha sottolineato quanto sia decisivo il lavoro della procura federale della FIGC “per sfatare alcuni falsi stereotipi sui comportamenti nel calcio”. La FIGC, come ha ribadito Vito Di Gioia, è una Federazione all’avanguardia, essendo “impegnata nella formazione continua e nell’uso delle tecnologie digitali per sensibilizzare ed informare su tutte le tematiche relative al safeguarding”. Tale approccio, ha continuato il referente della Federazione Italiano Giuoco Calcio, “è essenziale per creare un cambiamento duraturo nel calcio”.
L’avvocato Andrea Catizone ha aggiunto che “è cruciale che le società sportive adottino modelli organizzativi che non solo prevengano gli abusi ma promuovano attivamente un ambiente sicuro e rispettoso per tutti i partecipanti”.
Sull’adozione da parte delle società sportive dei Modelli Organizzativi di Gestione e Controllo (M.O.G.C.), accolti più di 20 anni fa dalle imprese per prevenire la commissione di reati, si è espressa Valeria Logrillo, Deloitte Legal. L’avvocato ha puntualizzato che “l’introduzione del modello organizzativo per le società sportive rappresenta un’innovazione significativa. Questo approccio aiuta a strutturare in modo più efficace le politiche di safeguarding all’interno delle organizzazioni sportive”.
Parole e contributi, in sintesi, hanno alimentato il cambiamento culturale ed aiutato il mondo calcistico a comprendere meglio un tema delicato e di estrema attualità, oltre che di grande rilevanza sociale. Soprattutto in vista del 31 agosto 2024, giorno in cui le società sportive dovranno mettersi in regola con le disposizioni indicate dal legislatore in tema di safeguarding.