Quest’anno il tema determinato per la Festa della Repubblica, che ricorre il 2 giugno, è “A difesa della Repubblica, a servizio del Paese”. Una frase che racconta l’attualità del Bel Paese, ma non solo, perché in clima di elezioni europee e di costanti braccio di ferro internazionali il monito è estendibile oltre i confini.
2 giugno: a difesa di…
Difesa, non a caso, è uno dei termini più inflazionati degli ultimi mesi: difesa dei confini, difesa dei diritti dei cittadini, difesa delle opportunità, difesa militare, difesa della democrazia, difesa dei valori che caratterizzano il popolo italiano. Per salvaguardare tutto questo, serve, come recita il tema individuato per il 2024, preservare meticolosamente la Repubblica e ciò che rappresenta; la conquista di uno status, la possibilità per le donne, in quel non lontanissimo 1946, di andare al voto e definire l’Italia libera, la rinascita dopo il ventennio.
Un concetto, quello di difesa, che ha affrontato con nettezza anche la massima carica dello Stato, Sergio Mattarella, in occasione del 163esimo anniversario dell’Esercito Italiano. “Nella realtà geopolitica che viviamo – ha spiegato quindi il Presidente della Repubblica – dove conflitti e guerre minano la pace e minacciano ormai direttamente le libertà e la sicurezza della stessa Europa, l’Esercito si conferma elemento essenziale del nostro strumento militare, a difesa della Repubblica e dei valori della sua Costituzione, e a sostegno della stabilità e della convivenza internazionali“.
Non solo l’Esercito, ma ogni donna e ogni uomo che abita il Paese ha il compito di tenere vivi i concetti chiave che hanno guidato l’Italia a legittimarsi come una Repubblica il cui presente e futuro si reggono sulle parole inalienabili della Costituzione. Tanto più in un periodo complesso in cui gli equilibri mondiali risultano essere sempre più precari e le lotte ideologiche sconfinano nella ripartizione in fazioni talvolta violente, sterili, improduttive, indice di una memoria breve, dove per diverse ragioni un colpo di spugna cancella quel passato in cui a definire una rinascita era proprio il senso di cameratismo.
Ma la capacità di tenere tenacemente i ricordi e di non lasciarli andare va allenata, così come chiariva lo scorso 25 aprile il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio. Continueremo a lavorare per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà“.
Al servizio del Paese
Dal made in Italy al sistema sanitario nazionale, passando per l’istruzione, fino ad arrivare alle politiche sociali e al tema dell’occupazione: l’Italia resta uno dei Paesi europei in cui, nonostante gli sforzi messi in campo, i progressi sono lenti a sbocciare. Continua, ad esempio, ad aprirsi la forbice tra il Nord e il Sud della Penisola, il gap di genere non è ancora stato sdoganato nonostante le misure proposte per colmare le distanze e attenuare le frustrazioni. Lo Stato vive di eccellenze che non sempre sono messe nella condizione di brillare; gli sforzi politici sono tangibili, e restituiscono dei frutti, ma la strada è lunga e non libera da ostacoli.
Resta però salda, in questo disegno incostante, la voce della solidarietà, la capacità di attivarsi per sostenere gli altri, di mettersi a servizio. Uno, non a caso, dei principi fondanti della Carta costituzionale che, si ricorda, all’articolo 2 recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Partendo da queste parole prende forma la formula “a servizio del Paese” che può riguardare le forze armate, come i comuni cittadini perché, in fondo, l’obiettivo è difendersi gli uni con gli altri, mettersi a servizio, e onorare la Repubblica con lo stesso ossequio con cui le maggiori cariche politiche prenderanno parte alla cerimonia dell’alzabandiera all’Altare della Patria durante la mattina del prossimo 2 giugno.
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