Oltre mille bambini per pediatra in Piemonte (1.108), Valle d’Aosta (1.047), provincia autonoma di Bolzano (1.026) e Veneto (1.011). L’Italia si scopre carente nel numero di pediatri di libera scelta e a farsi portavoce delle rimostranze di famiglie e genitori e del rischio che una categoria vulnerabile e fragile non possa ricevere le giuste cure ci pensa il GIMBE.
Il quadro preoccupa la Fondazione presieduta da Nino Cartabellotta, ma diventa ancor più allarmante se si sposta lo sguardo verso il futuro più prossimo. Entro il 2026, infatti, potrebbero lasciare la professione, a causa del raggiungimento dei limiti di età per il pensionamento, oltre 1.700 medici che assistono bambini e ragazzi da 0 a 14 anni di età, che possono diventare 16 se il paziente ha una disabilità o documentate patologie croniche (per legge, i bambini devono essere assistiti da un pediatra di libera scelta sino ai 6 anni; dal 6° anno fino al 13° incluso, invece, i genitori possono scegliere tra il pediatra di libera scelta ed il medico di medicina generale).
Cartabellotta, GIMBE: “Il metodo attuale sottostima il fabbisogno di pediatri”
Ad oggi, stando all’Accordo Collettivo Nazionale (ACN), il massimale di assistiti da ogni singolo pediatra di libera scelta è fissato in 880 pazienti, ai quali con deroga nazionale possono essere aggiunte le scelte temporanee di 120 cittadini (parliamo di residenti in ambiti limitrofi, non residenti, extracomunitari). Tuttavia, esistono pure delle norme regionali che fanno lievitare ulteriormente la soglia oltre quota mille.
I nuovi medici specializzati in pediatria vengono inseriti nel sistema sanitario nazionale previa identificazione da parte delle Regioni degli ambiti territoriali carenti. L’unico problema, come sottolinea il GIMBE, è che il fabbisogno in un territorio scoperto viene calcolato sulla fascia di età 0-6 anni, tenendo conto di un rapporto di 1 pediatra di libera scelta ogni 600 bambini.
«È del tutto evidente – afferma in una nota stampa il Presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta – che questo metodo di calcolo sottostima il fabbisogno di pediatri di libera scelta: paradossalmente, facendo riferimento alle regole vigenti, i PLS sarebbero addirittura in esubero perché il loro fabbisogno viene stimato solo per i piccoli sino al compimento dei 6 anni. Mentre di fatto i PLS assistono oltre l’81% di quelli della fascia 6-13 anni».
Come riporta il comunicato del GIMBE, “va segnalato che l’atto di indirizzo per la contrattazione in corso dispone di rivedere il calcolo del rapporto ottimale tenendo conto degli assistibili di età 0-13 anni, decurtati dagli assistiti di età ≥6 anni in carico ai MMG e di portare il massimale a 1.000 assistiti, eliminando la distinzione tra scelte ordinarie e deroghe”.
Nel 2026, quando 1.738 professionisti potrebbero andare in pensione, ci sarà il ricambio?
Lo scenario assume contorni più tetri se si sposta l’orizzonte temporale al 2026. Secondo i dati della FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatrici), tra il 2023 ed il 2026 sarebbero 1.738 i pediatri di libera scelta che hanno compiuto o compiranno 70 anni. Capire oggi se sarà garantito il ricambio è pressoché impossibile. Sebbene le borse di studio ministeriali per la suola di specializzazione in pediatria siano aumentate negli ultimi 5 anni, non è possibile prevedere quanti specializzandi sceglieranno la carriera ospedaliera e quanti quella da pediatra di libera scelta. Invece, è assodata l’anzianità dei professionisti in attività. I pediatri con oltre 23 anni di specializzazione sono passati dal 39% del 2009 al 79% del 2022.
GIMBE: “Carenza di 827 professionisti”
Oltre ai numeri, l’organizzazione che promuove attività di ricerca in ambito sanitario ha a cuore la qualità dei servizi assistenziali, che può essere garantita se la distribuzione dei pediatri è in linea con la densità abitativa e se la prossimità degli ambulatori garantisce anche l’esercizio della libera scelta da parte di un genitore.
Di conseguenza, la Fondazione GIMBE, ritenendo accettabile un rapporto di 1 PLS ogni 800 assistiti (valore medio tra il rapporto ottimale di 600 e il massimale con deroga di 1.000) e utilizzando le rilevazioni SISAC al 1° gennaio 2023, stima una carenza di 827 professionisti della medicina pediatrica, con notevoli differenze regionali. Infatti ,il 62% delle carenze si concentra in sole 3 grandi Regioni del Nord: Lombardia (244), Piemonte (136), Veneto (134); mentre in 4 Regioni (Lazio, Molise, Puglia e Umbria) la media di pazienti assistiti è inferiore a 800 unità.
GIMBE: “Serve un’adeguata programmazione del fabbisogno”
«La carenza di PLS – ha specificato in conclusione Cartabellotta – oggi riguarda in particolare alcune grandi Regioni del Nord e deriva da errori di programmazione del fabbisogno, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e borse di studio per la scuola di specializzazione. E, comunque, la distribuzione capillare sul territorio rimane sempre condizionata da variabili e scelte locali non sempre prevedibili.
In tal senso, serve innanzitutto un’adeguata programmazione del fabbisogno che richiede tre elementi: ridefinire la fascia di età di esclusiva competenza dei PLS, disporre di stime accurate sul numero di pediatri che intraprendono la carriera di PLS e, nel medio e lungo periodo, considerare il fenomeno della denatalità. Servono inoltre l’adozione di modelli organizzativi che promuovano il lavoro in team, l’effettiva realizzazione della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR (Case di comunità, Ospedali di Comunità, assistenza domiciliare, telemedicina), accordi sindacali in linea con il ricambio generazionale e la distribuzione capillare dei PLS, come indicato negli stessi atti di indirizzo.
Perché guardando ai pensionamenti attesi, non è affatto certo che nei prossimi anni i nuovi PLS saranno sufficienti a garantire il ricambio generazionale, con l’inevitabile acuirsi della carenza in alcune Regioni».