Ambiente e libertà di stampa, l’UNESCO lancia l’allarme: ritorsioni verso i giornalisti e aumento disinformazione

Oggi, 3 maggio, si celebra in tutto il mondo la Giornata della libertà di stampa. Una ricorrenza proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite al fine di evidenziare l’importanza di una stampa libera, che venga rispettata dai governi del mondo, e di celebrare l’anniversario della Dichiarazione di Windhoek, un documento sulla rilevanza fondamentale dei principi in difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei media promulgato dai giornalisti africani a Windhoek nel 1991.

Quest’anno il tema è il giornalismo ambientale. L’obiettivo è cercare di indagare le cause che portano l’informazione dedicata all’argomento a non godere della piena libertà. 

Nel report “Press and Planet in Danger”, diffuso dall’UNESCO proprio in occasione della Giornata, si evidenzia, a tal proposito, come il 70% dei giornalisti ambientali sia attaccato per il proprio lavoro. 

L’analisi dell’UNESCO: un fenomeno mondiale gravissimo

Il documento mette in guardia contro l’aumento della violenza e delle intimidazioni rivolte ai giornalisti che si occupano di ambiente e cambiamenti climatici. 

A sostegno della tesi, l’Organizzazione pone a servizio degli utenti una serie di dati: in primo luogo, analizza come durante gli ultimi 15 anni almeno 749 giornalisti o mezzi di informazione, che si occupavano di questioni ambientali, siano stati attaccati e la disinformazione online sia aumentata in maniera drastica nell’arco di tempo preso in considerazione. 

Tra il 2019 e il 2023, infatti, si sono verificati oltre 300 attacchi, con un aumento del 42% rispetto al quinquennio precedente (2014-2018). Numeri silenziosi perché, come spesso capita, le ritorsioni contro chi fa informazione indagando i fenomeni che rivelano verità scomode, non vengono riportate all’attenzione dei più. 

Ma cosa si intende per attacchi?

Va chiarito un concetto, quello di attacchi. Perché come specifica l’UNESCO, negli 89 Paesi del mondo in cui si verificano episodi presi in esame che ledono alla dignità umana e professionale di chi si dedica all’informazione ambientale, si registrano uccisioni e violenza fisica. 

L’Osservatorio dei giornalisti uccisi dell’UNESCO conta, a tal proposito, l’uccisione di almeno 44 giornalisti che hanno indagato su questioni ambientali negli ultimi 15 anni. Solo in cinque casi si è arrivati a una condanna: “un tasso di impunità” scrive l’Organizzazione, “scioccante” perché pari al 90%.  

Ma ha altresì rilevato che sono prevalenti anche altre forme di attacco fisico, con 353 incidenti. Ha inoltre appreso che gli attacchi sono più che raddoppiati negli ultimi anni, passando da 85 nel periodo 2014-2018 a 183 tra il 2019-2023.

 

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Il fenomeno, stando alla voce dei 900 giornalisti ambientali (provenienti da 129 Paesi) giunti alla consultazione condotta dall’UNESCO lo scorso marzo, non è relegato agli anni passati: oltre il 70% dei giornalisti, nell’ultimo periodo, ha riferito di aver subito attacchi, minacce o pressioni legate ai propri articoli. Tra questi, due su cinque hanno subito successivamente violenza fisica.

Oltre alle aggressioni fisiche, poi, un terzo dei giornalisti intervistati ha affermato di essere stato censurato e quasi la metà, dunque il 45%, ha affermato di essersi autocensurato guardando all’ambiente e al contesto in cui si stava muovendo.

E c’è un indicatore che non sorprende, ma come sempre va evidenziato: le giornaliste donne riferiscono di essere più esposte degli uomini alle molestie online.

L’impegno dell’UNESCO

Il tema viene approfondito in queste ore, durante la conferenza globale della Giornata mondiale della libertà che si tiene in Cile (2-4 maggio). E a fronte di dati tanto allarmanti e dinamiche così restrittive e anacronistiche, l’UNESCO intende portare avanti delle iniziative che consentano la libertà di stampa, nel caso specifico su un tema tanto fondamentale quale quello ambientale e dei cambiamenti climatici, senza dover pensare a ritorsioni tanto drastiche e disumane. 

Il Direttore Generale dell’UNESCO ha aperto la conferenza insieme al Presidente cileno Gabriel Boric e ha annunciato, per l’appunto, il lancio di un programma di sovvenzioni per fornire supporto legale e tecnico a oltre 500 giornalisti ambientali vittime di persecuzioni e nuove iniziative per promuovere il pensiero critico sulla disinformazione climatica e per migliorare la regolamentazione delle piattaforme digitali, in linea con le Linee guida per la governance dell’UNESCO delle Piattaforme Digitali, lanciato nel novembre dello scorso anno.

Libertà di stampa e ambiente, i dati in Italia: il report di Greenpeace

Se su scala mondiale la situazione sembra essere al limite, nel Bel Paese si pecca di scarsa diffusione di contenuti informativi ed esplicativi su quanto accade a livello ambientale e climatico. Lo riporta uno studio realizzato dall’Osservatorio di Pavia per Greenpeace Italia: “L’informazione climatica in Italia nel 2023”. Il documento, arrivato alla sua seconda edizione, analizza come i cinque quotidiani che godono di maggiore diffusione (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), e i maggiori telegiornali delle reti televisive di punta affrontino l’argomento. 

Se ne è ricavato che sussiste un aumento delle pubblicazioni inerenti al tema sui quotidiani oggetto della verifica (circa 2,7 articoli al giorno), ma è più marcato l’aumento delle pubblicità diffuse dalle testate in riferimento all’industria dei combustibili fossili e delle aziende dell’automotive, aeree e crocieristiche, che sono tra i maggiori responsabili del riscaldamento del pianeta. Al netto dei numeri offerti da Greenpeace Italia, nel 2023 i giornali citati hanno ospitato 1229 inserzioni pubblicitarie peculiari

Quanto invece ai telegiornali (soprattutto quelli di prima serata), si sono registrati dei picchi di interesse verso l’argomento in occasione delle alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna, le Marche e la Toscana, o durante il caldo torrido di luglio e per il vertice sul clima di Dubai (COP28).

Si evince dall’analisi che è il TG5 il telegiornale che ha dedicato più spazio al clima (con il 2,7% delle notizie trasmesse).

Importante sottolineare proprio nel giornata dedicata alla libertà di stampa, come la scarsa e talvolta distorta diffusione di informazioni porti inevitabilmente a una crescita del negazionismo. Le notizie con base scientifica e netta di fronte a quanto accade al Pianeta dovrebbero consentire un arricchimento e una nuova consapevolezza; spesso, invece, si ottiene l’effetto contrario proprio perché le informazioni non vengono veicolate in maniera corretta, coerente, e i toni risultano essere allarmisti, alla maniera clickbait. 

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