Si è tenuta lo scorso 18 aprile la X edizione del Premio Città di Roma, riconoscimento che OPES assegna ogni anno dal 2015 alle realtà e alle personalità delle istituzioni, dello sport, del terzo settore e del mondo culturale, che hanno saputo distinguersi nel proprio ambito di appartenenza. Il Salone d’Onore del CONI, gremito per l’occasione, ha ospitato la cerimonia.
In platea, solo per citarne alcuni: Andrea Abodi, Ministro per lo sport e i Giovani, Giovanni Malagò, Presidente del CONI, Luca Pancalli, Presidente del CIP, Marco Mezzaroma, Presidente Sport e Salute Spa, Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, e Silvia Salis, Vicepresidente vicario CONI. Questa edizione è stata realizzata con il contributo dell’Istituto per il Credito Sportivo, rappresentato dal Presidente Beniamino Quintieri, e dal Direttore Generale, Lodovico Mazzolin.
Le voci delle istituzioni
A rendere particolarmente prestigiosa la cerimonia del 2024 la presenza di alcune delle voci più autorevoli del mondo sportivo e delle istituzioni che hanno condiviso contributi di valore e analizzato alcuni aspetti del proprio impegno quotidiano, insieme al lavoro che OPES svolge ordinariamente ma anche specificatamente per la realizzazione del Premio Città di Roma. In moltissime occasioni è stata chiamata in causa la Costituzione italiana, anzi, le modifiche apportate all’articolo 33 della Carta che riguardano l’attività sportiva. Il filo rosso che ha legato gli interventi è riconducibile al principio di comunità: ognuna delle personalità intervenute ha evidenziato quanto l’impegno collettivo sia fondamentale per il raggiungimento di obiettivi importanti.
Un Premio fortunato
Il primo a inaugurare la serie di stimati interventi è stato il padrone di casa, Giovanni Malagò, il quale ha inteso riferire della lungimiranza applicata dall’Ente nel conferire il riconoscimento, arrivando a individuare quelle realtà e quelle personalità capaci davvero di emergere e di generare valore.
“Una sala gremita, sempre di più, e sempre più polivalente: istituzioni, autorità, atleti, dirigenti, tecnici del mondo olimpico e paralimpico”, ha dichiarato in apertura il numero uno del CONI, “Sono molto affezionato a OPES; ci siamo, tra virgolette, portati fortuna gli uni con gli altri, insieme, dall’inizio del Premio Città di Roma; una bellissima tradizione, non solo dell’OPES, degli Enti di promozione, ma del nostro sport. Un’idea che ha saputo ricavare uno spazio secondo me molto apprezzato. Nel 2015 siamo stati premiati io e Giorgia Meloni e all’epoca non era proprio scontato premiarla… ”, sottolineando, ancora una volta, l’oculatezza di chi organizza la manifestazione.
È stata poi la volta di Beniamino Quintieri che ha invece voluto porre l’accento sul ruolo dello sport nella società: “Anche quest’anno l’Istituto per il Credito Sportivo è vicino a OPES, nel dare un riconoscimento a chi ha incarnato i valori dello sport. Il lavoro del Credito Sportivo è quello di essere al fianco delle associazioni sportive, a coloro che quotidianamente lavorano per i territori e per avvicinare gli italiani allo sport. Lo sport non è solo competizione, è anche integrazione, cultura, rispetto, valori nei quali crediamo e che sono entrati anche nella Costituzione”.
“L’Italia – ha proseguito – vive un paradosso: conta tra i migliori risultati sportivi, ma oltre la metà degli italiani non pratica sport, c’è ancora tanto da fare ed è necessario diffondere una nuova cultura sportiva, anche grazie a iniziative quali, ad esempio, il Premio Città di Roma. Il Credito Sportivo è una banca pubblica, che ha come primo obiettivo il profitto, le variabili economiche vanno sempre tenute sotto controllo, ma un altro obiettivo importante è generare valore sociale che vuole dire diffondere cultura dello sport e stili di vita sani”.
Ha rimarcato il concetto Marco Mezzaroma, il Presidente di Sport e Salute Spa, il primo premiato di questa edizione. “Qui oggi è rappresentato tutto lo sport italiano l’importante è fare sistema e avere tutti lo stesso obiettivo. Ringrazio OPES per questo Premio che condivido con tutte le donne e gli uomini di Sport e Salute che si impegnano quotidianamente per promuovere sempre più l’attività sportiva”.
Luca Pancalli, invece, intervenuto dopo la lettura da parte di Simona Rolandi di una missiva inviata dal Ministro per la Disabilità, Alessandra Locatelli (clicca qui per saperne di più) ha condiviso: “Lo sport si associa sempre a un fenomeno economico, sociale, legato allo spettacolo, alla dimensione pedagogico-formativa, non si avvicina mai al fenomeno culturale. Se è vero che la cultura, intesa in senso lato, si compone di tutti quegli elementi che partecipano alla formazione intellettuale e sociale di qualsiasi cittadino, io credo che lo sport ci rientri a pieno titolo”.
“Nel momento in cui riusciremo a far concepire lo sport anche nella sua dimensione culturale, potremo fare uno scatto in più in merito a quella rivendicazione del rispetto e del diritto allo sport di quelle persone che io rappresento. Un po’ di anni fa mi avete assegnato questo Premio prestigioso, oggi mi fate un regalo ben più grande perché mi state facendo il dono di premiare una mia atleta, una grandissima atleta paralimpica, una grande donna e una grande dirigente, Martina Caironi”.
Un Premio che riconosce il valore
Un intervento sentito e accurato quello del Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, che ha fatto riferimento all’impegno del Governo per riattivare e riabilitare le strutture in zone periferiche, dove lo sport, che rappresenta un antidoto sociale, “si spegne“.
“Io partirei dalle risorse che generano valore, ringraziando OPES anche per questa sua caratterizzazione. In primo luogo per il riconoscimento al valore che si dà alle risorse umane, non solo finanziarie, che sono decisive. Importante è il riconoscimento di questo valore, che è quello che recita la nostra Costituzione (in riferimento alle modifiche apportate all’articolo 33 della Carta) e che noi dobbiamo trasformare in un diritto. Il riconoscimento del valore di questa città, una città che amiamo; mi auguro che l’impegno dello sport contribuisca alla qualità della vita della Capitale. Non si è Capitale solo a livello amministrativo, ma anche della testimonianza e dell’esempio che riusciamo a dare, abbiamo margini di miglioramento. Riconoscimento del valore del merito, che è poi il senso di questo Premio: riuscire a individuare le persone che si sono distinte nelle varie categorie perché concorrono al raggiungimento degli obiettivi comuni, ovvero uno sport sempre più diffuso e accessibile”.
E perché sia così, perché tutti gli aspetti dello sport siano valorizzati e affrontati con concretezza, la necessità è partire dalla base: “In alcuni luoghi si spegne lo sport, si spegne l’umanità. Il sistema sportivo deve sviluppare progetti di rigenerazione; occuparci quindi delle infrastrutture, tema solerte ed esaltante. Una progettualità che consenta di ripristinare le regole della convivenza. Caivano è l’emblema di ciò; un modello che il Presidente Meloni ci ha chiesto di poter replicare. Ce ne sono centinaia di impianti abbandonati, non completati, che rappresentano un indicatore fondamentale dell’impegno che dobbiamo assumere perché lo sport diventi davvero ciò che la Costituzione enuncia.
Abbiamo una sfida che sarà costante nel tempo che riguarderà la scuola, le aree disagiate. Sfida nella quale siamo tutti impegnati, non soltanto a denunciare il fatto, ma a praticare, perché tutti insieme si riesca nella logica della comunione, del comuniter, olimpico e paralimpico, e si possa dire, giorno dopo giorno, ‘siamo migliorati’. Lo sport è per tutti e di tutti”.
Il connubio tra sport e terzo settore
A chiudere la mattinata evento, l’intervento del Viceministro del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci che ha posto in luce il profondo legame tra l’attività sportiva e il mondo del terzo settore, ricordando come la sinergia tra diverse realtà possa davvero fare la differenza: “Lo sport è il modo di esprimere quella parte di sé che è unica. Lo dico perché ho avuto l’opportunità di sperimentare sport diversi; un percorso che alla fine mi ha portato a incontrare l’atletica e la corsa a ostacoli. Quello era il mio modo di potermi esprimere nello sport, perché ciascuno di noi ha un modo diverso di essere unico. Non è necessario essere dei campioni, ma lo sport consente di avere una squadra, di sentire l’unione di gruppo, di sentire l’adrenalina, la gioia. Questo è il senso sano della vita, quella normalità dell’essere che è contro quella dell’apparire, un essere che ha bisogno del sostegno dalle istituzioni”.
“Noi abbiamo il dovere – ha aggiunto Bellucci – di accompagnare la diffusione di modelli sani. Va narrata la storia di una comunità educante nel modo giusto, una cosa fondamentale. A Venezia (in riferimento alla presentazione del corto diretto da Adelmo Togliani “Bob and Weave”, tra gli insigniti del Premio Città di Roma 2024, all’Italian Pavilion durante l’80esima edizione della Mostra Cinematografica del Cinema) abbiamo visto come lo strumento dell’audiovisivo abbia saputo proporre una possibilità di vita che è bella, che è di esempio attraverso il cortometraggio, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha partecipato al finanziamento, niente di più, ma nemmeno di meno. Noi, per la prima volta in Italia, abbiamo stanziato 250 milioni per aprire delle comunità per adolescenti che si occupino di sport, cultura, spettacolo, che significa dare delle opportunità per conoscere i propri talenti. Anche questo lo abbiamo fatto insieme, ciascuno ha dato il proprio contributo: Istituzioni, Enti di terzo settore, Parrocchie (presidi dove lo Stato non era sempre presente) e i Comuni. 250 milioni che attraverso questa unione possono generare il triplo del valore, come succede quando gli Enti di terzo settore scendono in campo. Ricerche scientifiche hanno dimostrato come un euro utilizzato dal terzo settore propone benefici pari a tre euro; pensate a cosa si possa fare con 250 milioni”.