Importanti novità per il mondo scuola. Lo scorso settembre, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, aveva aperto alla possibilità di tenere aperte le scuole anche durante il periodo estivo; all’epoca erano state diverse le criticità sollevate, tra cui, ad esempio, la penuria di impianti di aria condizionata all’interno degli edifici scolastici. Noi di risorse.news avevamo approfondito la questione con un’insegnante della capitale (clicca qui per saperne di più) che non valutava positivamente l’iniziativa proprio a causa delle limitazioni, strutturali e non, che non avrebbero agevolato, dal proprio punto di vista, il percorso formativo di studentesse e studenti.
La suggestione è poi diventata realtà: la scorsa settimana, infatti, Valditara ha firmato un decreto che va a stanziare oltre 400 milioni di euro volti a finanziare attività di inclusione, socialità e potenziamento delle competenze per il periodo di sospensione estiva delle lezioni. Il provvedimento, che interessa gli anni scolastici 2023/24 e 2024/25, è destinato alle scuole primarie e secondarie statali e paritarie non commerciali.
Le risorse, che contano 80 milioni di euro in più rispetto al progetto del precedente biennio, consentirebbero di attivare percorsi che potranno interessare, in base alle proposte delle scuole, tra 800 mila e 1,3 milioni di studenti; 1,714 milioni le ore aggiuntive di attività.
Scuole aperte d’estate: il provvedimento
Come spiega il titolare del dicastero di Viale Trastevere il Piano estate si pone l’obiettivo di strutturare “una scuola che sia punto di riferimento per gli studenti e per le famiglie anche d’estate, con sport, attività ricreative, laboratori o attività di potenziamento, ricorrendo a tutte le sinergie positive possibili, dagli enti locali alle associazioni del terzo settore”. Dunque, una misura inclusiva che dovrebbe rappresentare un’esperienza di arricchimento personale e crescita per bambini e ragazzi.
Il testo, in effetti, informa che i fondi, ovvero i 400 milioni citati in apertura, fanno capo al Programma nazionale “Scuola e competenze 2021-2027”, e dovrebbero consentire di sostenere progetti che prevedono attività ricreative, sportive, musicali, teatrali, a tema ambientale ma anche di potenziamento disciplinare. I docenti avranno facoltà di decidere di aderire su base volontaria ai vari progetti e potranno essere remunerati nei limiti delle risorse disponibili per i moduli didattici attivati.
Va altresì aggiunto che, nell’ambito dell’autonomia organizzativa di cui dispongono – come si legge in una nota ministeriale diffusa lo scorso 11 aprile – le istituzioni scolastiche potranno ulteriormente arricchire l’offerta del Piano Estate, singolarmente o in sinergia, grazie alle alleanze tra la scuola e il territorio, gli enti locali, le comunità locali, le Università, le associazioni sportive, le organizzazioni di volontariato e del terzo settore, nonché attraverso il coinvolgimento attivo delle famiglie e delle loro associazioni.
I progetti potranno prevedere che siano le stesse scuole a gestire le attività oppure che siano gli enti locali o altri soggetti del territorio a organizzarle e gestirle all’interno degli edifici scolastici, in alcuni casi anche con un contributo da parte delle famiglie di studentesse e studenti coinvolti.
L’impiego dei fondi del PNRR per supportare i progetti
Va considerato un ulteriore fattore che potrebbe mitigare le criticità legate alla realizzazione dei progetti, ovvero la possibilità di utilizzare i fondi del PNRR stanziati per contrastare la dispersione scolastica e per consentire il superamento dei divari territoriali. Una possibilità condivisa anche da Legambiente nel XVIII Rapporto “Ecosistema scuola”, diffuso alla fine di gennaio 2024. In tale documento si offre una panoramica sull’attuale condizione degli istituti scolastici italiani, indagando diversi aspetti che vanno dalla riqualificazione delle strutture, passando per la transizione ecologica, fino ad arrivare all’attività extrascolastiche per combattere la povertà educativa e agli investimenti a cui sono destinati i fondi del PNRR, per l’appunto (clicca qui per approfondire).
Il MIM, spiega inoltre, che nell’equazione, si inseriscono anche i 600 milioni ancora del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il potenziamento delle competenze STEM.