Semplicemente sontuoso. In una crasi, SontuoSinner. Jannik Sinner, nella domenica di Pasqua, ha conquistato il suo terzo titolo dell’anno. Dopo le vittorie agli Australian Open e a Rotterdam, il nostro miglior tennista ha trionfato anche all’Open di Miami (l’ultimo a riuscire nell’impresa di fare l’accoppiata Australian Open – Miami si chiama Roger Federer). Battendo il bulgaro Grigor Dimitrov con il punteggio di 6-3, 6-1, in un match che non ha avuto storia e che è durato appena 66 minuti, Sinner ha migliorato il suo best ranking, ha scalzato dalla seconda piazza dell’ATP l’amico e rivale Carlos Alcaraz ed è ufficialmente il miglior tennista italiano di sempre. Mai nell’era open e delle classifiche stilate dai super computer un azzurro era salito così in alto.
La caccia al trono del numero 1 (a dire il vero, Sinner è già il numero 1 in due classifiche: quella della race annuale che conduce alle finals di Torino e nella corsa olimpica), il serbo Novak Djokevic, è ufficialmente iniziata, anche se per il classe 2001 di San Candido il ranking conta fino ad un certo punto. Nel suo modo di vivere lo sport ed il tennis ha più importanza il percorso, il porsi degli obiettivi, il migliorarsi sempre e l’affermarsi come un esempio positivo, un modello ed una fonte d’ispirazione per i giovani. Tutto questo lo rende meramente grandioso. Anzi, grandioSinner.
Terzo titolo del 2024 per Sinner. A Miami battuto Dimitrov in finale
La terza finale sul cemento della Florida si è rivelata quella vincente. Le sconfitte del 2021 contro Hurkacz (7-6/6-4) e del 2023 contro Medvedev (7-5/6-3), per certi versi, sono state vendicate dalla strabiliante finale giocata contro Dimitrov. Sinner si è presentato all’appello conclusivo con i favori del pronostico e non ha tradito le attese. Ormai, il suo tennis, soprattutto sulle superfici veloci, è a dir poco paradisiaco, per chi lo osserva. Ingiocabile, per tutti i suoi avversari.
Nel caso specifico di Miami, si sono inchinati ai colpi dell’attuale numero 2 dell’ATP Vavassori(6-3/6-4), l’olandese Griekspoor (5-7/7-5/6-1), l’australiano O’Connell (6-4/6-3), il ceco Machac (6-4/6-2) ed il russo Medvedev (6-1/6-2). Mentre il bulgaro, autore di un grandissimo torneo e tornato a giocare in maniera divina, ha raggiunto la finale, eseguendo gli scalpi eccellenti di Carlos Alcaraz, ai quarti di finale, e di Alexander Sverev, in semifinale. A far pendere l’ago della bilancia dalla parte dell’azzurro non è stato il numero di testa di serie del torneo (Sinner era il numero 2, mentre Dimitrov l’11), ma il modo in cui Jannik Sinner si è approcciato ad ogni singolo match. Un turbo-diesel che ha iniziato piano e che poi si è lanciato ingranando la quinta, la sesta e pure la settima marcia, quella che molti suoi colleghi non hanno.
Emblematica è stata la vittoria contro quel Danil Medvedev che in passato si annoiava a giocare contro il nostro atleta. Ad un certo punto, il russo, in balia dei colpi di Jannik e con un piano tattico che si è sgretolato sin dai primi scambi, si è rivolto al suo staff allargando le braccia e invitando qualcuno che aveva provato a dargli dei consigli a prendere il suo posto in campo.
Lo spartito della finale si è svolto sulla falsa riga della semifinale. Dimitrov è rimasto in partita per 4 game. Dopo aver iniziato con molta convinzione e furore, lasciando Sinner a zero nel suo primo turno di servizio, è riuscito a costruirsi anche una palla break. Superata la prima ed unica difficoltà, il ragazzo dai capelli rossi ha ricominciato a sciorinare giocate e punti. Per il malcapitato Dimitrov non c’è stato scampo.
“Non sono riuscito ad essere all’altezza del suo tennis o dei suoi colpi”, ha commentato un frastornato Dimitrov alla fine del match. Una frase che ha spiegato in maniera efficace la forza del nostro tennista di punta ed il livello che ha raggiunto.
Tutti ai piedi di Sinner
Jannik Sinner è ormai un top player, un giocatore di un altro livello. A consacrare e a certificare il suo status ci ha pensato anche l’ex regina del circuito femminile, una tennista che ha scritto la storia del suo sport: Serena Williams.
Ormai, quando scende in campo il nostro atleta, tutta l’Italia sportiva si ferma. Sinner è un fenomeno popolare, oltre che nazionale ed internazionale. È entrato con il suo modo di fare, con la sua genuinità, con la sua franchezza, ancor prima che con i titoli e le vittorie, nel cuore della gente.
Lavoro, tanto lavoro e ancora lavoro. Questo il segreto del suo successo
Ma qual è il segreto del suo successo? La risposta è una ed una sola: l’etica del lavoro. La sua e quella del suo staff. Tutti focalizzati su un obiettivo comune. Ossia, migliorarsi sempre, non fermarsi mai, porsi nuovi ed ambiziosi traguardi e vivere questo viaggio come un sogno, senza assilli ed ossessioni.
Intervistato a margine della finale, Sinner ha dichiarato: “Non so se questa sarà l’ultima volta che vivrò questa situazione e me la godo”. Stop. Chapeau. Per poi aggiungere: “Per me la cosa più importante è riuscire ad eseguire il mio piano gara e mi alleno per fare questo. Dalla fine dello scorso anno, sono stato molto costante. Il modo in cui mi alleno mi sta rendendo forte. Ora però arriva un nuovo capitolo. La stagione sulla terra solitamente mi porta più difficoltà. Vediamo come andrà. Ma ci arrivo con molta fiducia”.
Ad accompagnare Sinner in questa ascesa c’è un team di professionisti a dir poco affiatato. Da Simone Vagnozzi a Darren Cahill, i due coach che lo seguono in ogni angolo del Pianeta, ad Umberto Ferrara, il preparatore atletico che cura la parte aerobica ed anaerobica, l’esplosività, l’elasticità e che lo guida pure nell’allenamento a tavola, tutti sono impegnati nella crescita sportiva del loro allievo. A quella umana, invece, ci hanno già pensato l’educazione dei genitori, papà Hanspeter e mamma Siglinde, e i valori dello sport.
Tanto gentile fuori, come quando ha riparato una raccattapalle con l’ombrello, quanto spietato in campo. Jannik non lascia scampo agli avversari. Li stritola dal punto di vista fisico e mentale. Toglie loro le certezze, senza mai utilizzare la voce o espedienti particolari. Tuttavia, si concede qualche effetto speciale, come quelle traiettorie che la stragrande maggioranza dei suoi colleghi non riesce a vedere, a leggere o ad immaginare.
È semplicemente forte, perché lavora più degli altri per esserlo. Con il suo lavoro giornaliero si costruisce i suoi successi. Con i suoi valori, la sua dedizione e abnegazione, con la sua attitudine e i suoi comportamenti, invece, ispira gli altri e si impone come modello da emulare.
I prossimi impegni
Archiviata l’esperienza statunitense con una semifinale ad Indian Wells ed un sontuoso trionfo a Miami, la stagione di Sinner proseguirà sulla terra rossa. Montecarlo, Madrid e poi Roma, prima di volare a Parigi per il Roland Garros e per testare i campi sui quali si assegneranno ad agosto anche i titoli olimpici.
Jannik è pronto a misurarsi con la superficie più lenta, quella che facilita lo scambio da fondo campo. È la meno congeniale alle sue caratteristiche, ma, come ha ribadito a Miami, farà di tutto per adattarsi nel più breve tempo possibile. La sua cultura del lavoro e la sua etica glielo impongono. Anzi, si antepongono al piacere, all’appagamento, alle soddisfazioni e all’euforia. Sono proprio queste due caratteristiche che non gli permettono di crogiolarsi sui traguardi raggiunti e che lo spronano a spingersi oltre. Anche sulla terra.