Flussi migratori irregolari e difesa, le priorità dell’Europa

Non c’è solo il Green Deal. Al centro dell’agenda della prossima Commissione Europea ricopriranno un ruolo centrale anche i flussi migratori irregolari e la difesa dell’Europa. Ursula Von Der Leyen, che lo scorso 7 marzo ha ricevuto l’investitura ufficiale di Spitzenkandidatin da parte del PPE (Partito Popolare Europeo) per un altro quinquennio alla guida dell’organo esecutivo dell’UE, lo ha espressamente indicato nel suo discorso alla convention di Bucarest. Qualora dovesse essere rieletta, l’ex Ministra di Angela Merkel nominerà anche un commissario alla Difesa UE e proverà a rafforzare le misure contro il traffico illecito di migranti, come richiesto a più riprese dal Governo italiano.

Flussi migratori: le nuove rotte verso l’Europa

Il rapporto di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha rivelato che nei primi due mesi del 2024 sono entrate in Europa, in maniera irregolare, 31.200 persone. I dati sono in linea con le rilevazioni di un anno fa ma a colpire sono le indicazioni riguardanti le rotte battute dai migranti. Se nel Mediterraneo centrale e nei Balcani è stato registrato un netto calo di ingressi, aumenti significativi e preoccupanti sono stati segnalati nel Mediterraneo orientale e soprattutto nella zona dell’Africa occidentale.

Nei mesi di gennaio e febbraio, sono sbarcati sulle coste italiane 4.300 profughi, con una diminuzione del 70% su base annua, mentre alle Canarie e sulle coste greche sono approdati rispettivamente 12.100 e 9.150 migranti. L’incremento si attesta al 541% e al 117%. La rotta dalla Mauritania alle Isole spagnole al largo del Marocco sta diventando la più battuta e la più pericolosa per entrare in Europa.

Come fermare i migranti irregolari? Il modello italiano fa scuola

Fermare le organizzazioni criminali e i trafficanti di essere umani è un diktat. Il modo lo ha indicato l’Italia: servono alleanze globali in grado di coinvolgere Paesi in via di sviluppo su ogni linea. Dall’economia alla sicurezza, passando pure per la formazione, l’energia, la salute, le infrastrutture e la gestione dei flussi migratori. Il Piano Mattei, presentato lo scorso gennaio in occasione del vertice Italia – Africa, ed il Global Gateway, la strategia dell’Europa per aumentare la connettività con il resto del mondo, sono un esempio. Possono fornire delle risposte concrete, così come i partenariati che vengono firmati. Ne è un esempio l’accordo siglato lo scorso 17 marzo tra l’UE e l’Egitto.

Il partenariato UE-Egitto

Grazie al lavoro diplomatico del Governo Meloni, che sta facendo scuola in Europa in tema di cooperazione internazionale, Ursula Von Der Leyen ed il Presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, hanno gettato le basi per un piano strategico di aiuti che durerà fino al 2027.

I 27 Paesi dell’UE hanno messo sul piatto 7,4 miliardi di aiuti e 600 milioni di euro di sovvenzioni, di cui 200 sono destinati all’emergenza flussi migratori, per sostenere l’economia egiziana alle prese con una crisi valutaria (la sterlina egiziana è crollata al minimo storico) e con una diminuzione del traffico di navi e mercantili nel Canale di Suez. Gli attacchi degli Houti stanno destabilizzando l’area del Mar Rosso e potrebbero causare ulteriore perdite economiche ad una Nazione in difficoltà come l’Egitto.

L’Europa riconosce al Governo di Al Sisi un ruolo chiave, e per certi versi strategico, nelle questioni geopolitiche internazionali, in modo particolare per quelle che interessano il Medio-Oriente, l’Africa ed il Mediterraneo. Per questo, sta facendo di tutto per favorire la stabilità del Cairo.

L’operazione ed il partenariato siglato il 17 marzo ricordano per molti aspetti quello di 8 mesi fa, quando il premier italiano e la presidente della Commissione Europea, accompagnate per l’occasione da Mark Rutte, il primo ministro olandese, fornirono un pacchetto di aiuti alla Tunisia. In quell’occasione, il Governo di Kais Saied ricevette 255 milioni, di cui 105 destinati a contenere i flussi migratori.

La difesa dell’Europa ed il conflitto in Ucraina

La difesa dell’UE rappresenta l’altra questione ed è collegata alla guerra in Ucraina. I venti di una possibile escalation e di un conflitto allargato, purtroppo, non sono più soltanto una possibilità remota. Se Von Der Leyen ha sottolineato la necessità di avere un Commissario per la difesa del territorio europeo a partire dalla prossima legislatura, il Consiglio europeo, riunito a Bruxelles, nella bozza di conclusioni, ha espresso la necessità “imperativa” di preparare anche i civili ad una crisi globale.

I 27 Stati membri intanto si stanno interrogando su come sostenere lo sforzo bellico ed il governo di Kiev, senza gravare sui bilanci. Da una parte c’è la strategia degli Eurobond, gli stessi che erano già stati considerati e proposti per superare la crisi dei debiti sovrani del 2011 e per affrontare la pandemia; dall’altra, invece, ci sono i profitti russi confiscati nel Vecchio Continente che l’UE vorrebbe utilizzare per aiutare l’Ucraina nella sua battaglia.

A spingere per gli Euro Defence-bond c’è la Francia di Emmanuel Macron. Il leader di Renaissance e Presidente francese, pochi giorni fa, aveva altresì spronato i colleghi europei ad agire e a fare il possibile per impedire alla Russia di vincere la guerra. Secondo l’intelligence di Mosca, il governo transalpino starebbe pensando all’invio di 2.000 soldati al fronte.

Rischio di escalation: come si preparano gli Stati europei?

Ogni giorno, insomma, sale il rischio di incendiare ancor di più il confine orientale. Ogni intenzione, parola, proclama, minaccia e pure ogni voto portano la tensione al limite. Il clima è a dir poco teso, se non preoccupante. La Polonia ha già varato una nuova legge per il potenziamento dei ripari sotterranei e l’addestramento in caso di conflitto, mentre la Germania starebbe pensando a dei programmi nelle scuole per aiutare ogni singolo cittadino ad affrontare una grave crisi bellica.

Il monito del Capo dello Stato

Il ripudio della guerra, la responsabilità e l’esempio delle Istituzioni, il dialogo tra i popoli, la libertà, l’indipendenza e la parola pace, invece, sono concetti che il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha pronunciato a più riprese in occasione dell’ottantesimo anniversario del bombardamento di Cassino e della giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera. Estinguere i fuochi di guerra che soffiano dentro e fuori dall’Europa è il monito del Capo dello Stato.

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