È Giovanni Malagò il protagonista di questa intervista, anzi, di questa chiacchierata a tinte squisitamente sportive che fa slalom tra le prossime Olimpiadi di Parigi, i Giochi Olimpici di Milano/Cortina – che avranno luogo in Italia nel 2026 e la cui informazione è spesso purtroppo offuscata dalle polemiche più o meno strumentali – e la relazione tra le Federazioni e gli Enti di Promozione Sportiva.
Presidente del CONI dal 2013, imprenditore classe 1959, è laureato in Economia e Commercio. È stato giocatore di calcio a 5, vincendo 3 campionati italiani e 4 Coppe Italia, e ha partecipato con la Nazionale Italiana al Mondiale in Brasile nel 1986. Già Presidente del Circolo Canottieri Aniene dal 1997 al 2017, ne è attualmente Presidente Onorario.
È stato Consigliere di importanti Aziende e Istituti di Credito; Socio Onorario e Consigliere dell’AIL, del CDA della Fondazione Telethon, del Consiglio Direttivo della Fondazione Bambino Gesù, del CDA dell’Università di Verona e Chairman dell’Advisory Council dell’Executive Master in Business of Events della SDA Bocconi School of Management.
Inoltre è Presidente di Giuria del contest Make to Care di Sanofi, Membro dell’AdvisoryBoard di RCS Academy, della Giuria della Fondazione Guido Carli e dell’AdvisoryBoard di Agenda Sant’Egidio, Paganini Ambassador e Consigliere UNICEF Italia.
Ha presieduto i Comitati Organizzatori degli Internazionali d’Italia di tennis 1998 e 1999, dei Campionati Europei di Pallavolo maschile del 2005 e dei Mondiali di Nuoto di Roma 2009. Azzurro d’Italia, nel 2002 è stato insignito con la Stella D’Oro al Merito Sportivo e nel 2021 dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce. Membro del Comitato Olimpico Internazionale dal 2019, membro della Commissione programma olimpico e della Commissione di coordinamento Los Angeles 2028, è anche Presidente della Fondazione Milano Cortina 2026, il Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali 2026.
A lui abbiamo chiesto di restituirci una sintesi panoramica a 360°: sulla preparazione olimpica, sulle aspettative per i prossimi appuntamenti, sul ranking, sulla complessità di tenere legati i Paesi nonostante il periodo “di guerra, anzi di guerre”, su quell’“insieme” che è ormai parte integrante del motto olimpico, e sull’entrata dello sport in Costituzione.
Su risorse.news un inedito scambio tra il Direttore editoriale, Juri Morico, e il numero uno del CONI, Giovanni Malagò.
Presidente Malagò, siamo nell’anno olimpico: quale è lo stato d’animo prevalente?
L’attività del Comitato Olimpico Nazionale Italiano si può declinare in tanti modi, mettendone in luce diversi aspetti; ma sicuramente il momento clou, l’apice di tutto il percorso, è legato alle Olimpiadi che si svolgono ogni due anni, alternandosi tra invernali ed estive. C’è una lunga preparazione, un lavoro enorme che accompagna questo momento che, se vuoi, è proprio l’attività “core” del Comitato Olimpico Nazionale Italiano: la preparazione olimpica. Un fortissimo know-how, hard e soft skills e competenze unanimemente riconosciute che ci hanno portato ad avere i fantastici risultati degli ultimi anni.
Ora, migliorare Tokyo sarà molto difficile e questo è palese, ma è il nostro obiettivo e conosciamo bene le aspettative che abbiamo generato, dentro e fuori dagli organismi sportivi. In fondo, quale giornalista si sente rispondere a fine campionato dalla squadra campione che l’obiettivo dell’anno successivo non è ripetersi? Certo, per farlo dobbiamo necessariamente puntare a vincere medaglie dove non siamo riusciti a Tokyo, per compensare dove nel 2021 abbiamo fatto talmente bene che è quasi impensabile ripetersi e, contemporaneamente, dobbiamo cercare di essere protagonisti delle nuove discipline sportive.
Questa è una chiave di lettura interessante…
Sono discipline con tante complicanze, ma paradossalmente rispetto all’universalità di certi sport possono dare un vantaggio competitivo a chi ha un ordinamento strutturato come noi. Una considerazione personale la faccio sul tema delle medaglie dove c’è una querelle che parte da lontano: a Tokyo abbiamo vinto 40 medaglie, siamo stati il Paese in Europa che ha vinto più medaglie!
Ora, il luogo comune più diffuso vuole che il ranking sia dettato dalle medaglie d’oro mentre il CIO dice che per valutare la forza complessiva di un Paese si prendono le prime otto posizioni in ogni disciplina, quindi c’è da chiedersi: siamo più bravi se ci vinciamo 39 medaglie, con 11 medaglie d’oro, o se ne vinciamo 45 con 9 medaglie d’oro? Ai posteri l’ardua sentenza.
Nel 2021 il CIO propone l’inserimento la parola “insieme” nel motto olimpico e nel 2023 l’Italia inserisce lo sport in Costituzione.
È palese che ci sia una correlazione fra queste due situazioni. Il CIO è l’organizzazione con la maggiore diffusione nel mondo, parliamo di 206 Paesi – così neanche l’ONU – e qualcuno di questi non è nemmeno universalmente riconosciuto come uno Stato; il Kosovo o la Palestina, tanto per dare un’idea. Tenere tutti quanti uniti è molto complicato. Ecco perché al motto è stato aggiunto “together”, “ensemble” per Parigi 2024, “insieme” per noi; è una sfida molto molto complicata, soprattutto in periodi di guerra, anzi di guerre.
Olimpiadi Milano/Cortina, non le polemiche ma il sogno olimpico.
Io c’ho messo la faccia dal lontano 2019 e continuerò a mettercela fino all’ultimo secondo. Continuo a sostenere che saranno le migliori olimpiadi invernali di sempre, constatando quello che rappresentano l’Europa e l’Italia nel mondo dello sport, e quello che le Dolomiti rappresentano in tutto il mondo.
Il sogno è quello di diffondere ancora di più la cultura sportiva e vincere medaglie, considerando la nostra storia. Per le discipline invernali lasciare un’eredità legata ai territori, malgrado tutte le complicazioni che esistono, comunque è un’infrastrutturazione sportiva faticosa ma che rappresenta un elemento di grande soddisfazione per l’intero Paese e un patrimonio in termini di legacy.
Una considerazione sugli organismi sportivi di base. Gli EPS spesso organizzano i propri eventi istituzionali – come ad esempio il Premio Città di Roma per l’OPES – guardano allo sport di vertice come a un vaso comunicante…
Penso che rispetto a qualche anno fa, quantomeno per la comunità dei tesserati – circa 14 milioni di italiani e quindi non solo gli addetti ai lavori -, è molto chiara la demarcazione fra le federazioni e gli enti di promozione.
Poi, come accade in tutte le famiglie, ci può essere la situazione che va a creare qualche ingresso dell’uno nel campo dell’altro; però lo dico, non perché sei Presidente Nazionale di un EPS, accade molto più raramente e penso sia merito di tutti: del CONI, delle federazioni e degli enti. In particolare, le federazioni possono farsi aiutare dagli enti perché tantissime ASD e SSD partecipano all’attività federale, ma al tempo stesso hanno tante attività legate al mondo degli EPS e questo ne contribuisce a determinare un modello di gestione sostenibile che va preservato.
A loro volta gli enti promozione sportiva possono attingere dalle federazioni, possono attingere al parterre di protagonisti che possono diventare testimonial di discipline e/o di singoli progetti. Pensiamo, poi, che è infinita la lista di atleti che hanno fatto grande il Paese partendo da un ente di promozione sportiva e andando poi a vincere una medaglia d’oro. Questo riconoscimento va attestato e la gente deve saperlo. Fanno bene gli EPS quando coinvolgono questi soggetti.
Un’ultima domanda al dirigente con grande esperienza e capacità di visione a lungo respiro: qual è il futuro degli Esport?
Gli Esports sono un fenomeno globale di innegabile successo, esprimono una contagiosa tendenza giovanile che si declina in numeri impressionanti. Credo che le iniziative intraprese dal Comitato Olimpico Internazionale a favore di questa realtà rappresentino la risposta più eloquente in merito all’attenzione che l’intero movimento, attraverso il massimo organismo mondiale, sa riconoscerle per valorizzarne opportunamente le potenzialità.
Il percorso è iniziato nel 2018, con un approccio coerente con la natura e l’identità del mondo a cinque cerchi, e rispettoso dei suoi inalienabili valori fondanti, seppur pronto a esplorare i nuovi orizzonti cercando di far coesistere le due dimensioni.
Il Presidente Bach, nella sessione CIO dello scorso ottobre in India, ha annunciato di aver richiesto alla Commissione preposta di studiare la creazione dei Giochi Olimpici degli Esports, dopo aver lanciato le Olympic Virtual Series nel 2021 e aver costruito, su quell’incipit, l’esperienza dell’anno scorso: la settimana degli Esports olimpici a Singapore, in collaborazione con le federazioni sportive internazionali. Oltre 130 giocatori provenienti da tutto il mondo si sono riuniti per competere in 10 eventi di categorie di genere misto animati dallo spirito olimpico. Una premessa che schiude scenari ambiziosi.