Detriti lasciati sull’asfalto, cumuli di macerie bruciate, disagi alla circolazione e tensione alle stelle per via dei blocchi della polizia forzati. A Bruxelles è tornata a montare la protesta degli agricoltori contro le politiche europee. In occasione del Consiglio dell’Agrofish, al quale hanno partecipato i ministri degli Stati membri competenti in materia, il Commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, il Commissario europeo alla salute e sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, ed il Commissario europeo alla pesca, Virginijus Sinkevicius, i trattori sono tornati sulle strade della Capitale belga per dare voce a chi si sente tradito dell’UE e schiacciato dal peso della burocrazia, della fiscalità e, più in generale, di leggi considerate inique.
Da Place de Luxembourg, la porta d’ingresso al Parlamento europeo, che aveva fatto da teatro alla prima grande protesta del settore, le macchine agricole si sono adunate lunedì 26 febbraio lungo le vie di accesso a Palazzo Europa. Lì, a pochi metri da Palazzo Berlaymont, sede della Commissione, si è consumata la contestazione, mentre i Ministri europei si apprestavano ad affrontare di petto la questione e a presentare all’Organo esecutivo dell’Unione un pacchetto di proposte, aventi come obiettivo una sorta di revisione della PAC (Politica Agricola Comune).
A circa 100 giorni dal voto per il rinnovo del Parlamento, non conviene a nessun politico tergiversare o rimandare la discussione alla prossima legislatura. In ballo ci sono la credibilità di chi governa ed il destino di milioni di persone. Che non possono essere considerate solo come una fetta importante dell’elettorato, bensì come dei rappresentanti di un comparto giudicato imprescindibile per lo sviluppo, non solo economico, del Vecchio Continente.
Tutto ruota intorno alla PAC
“Se gli agricoltori non sono al meglio, da dove verrà il nostro cibo?”, recita un cartello posizionato su un caricatore frontale di un trattore. Domande retoriche, legittime, che descrivono chiaramente lo stato d’animo di una categoria che, secondo i dati Eurostat, ha perso 5,3 milioni di aziende tra il 2005 ed il 2020 (600.000 solo in Italia). E se le politiche agricole entrate in vigore il 1° gennaio 2023 non venissero ritoccate, semplificate o, come direbbero i tecnici di Bruxelles, “implementate“, c’è il rischio di assistere ad un’altra emorragia economica da oggi al 2027, anno in cui scadrebbe l’attuale PAC.
Proteste e proposte sulla PAC. Tutto ruota intorno a queste tre lettere della discordia. I ministri dell’agricoltura dei 27 Stati membri hanno concordato che le soluzioni avanzate in questa fase dalla Commissione vanno nella giusta direzione, anche se ne servirebbero altre più ambiziose. Il pacchetto proposto intende ridurre gli oneri amministrativi e burocratici che gravano sulle spalle degli agricoltori.
Le soluzione avanzate dalla Commissione Europea
Semplificazione, flessibilità e condizionalità, declinata nella possibilità di accesso a risorse, finanziamenti e agevolazioni, sono le parole d’ordine. Per tutto il 2024, poi, la Commissione ha congelato la possibilità di mettere a riposo il 4% dei terreni agricoli. Accolte positivamente altresì la riduzione, in alcuni casi del 50% o più, dei controlli in azienda da parte delle amministrazioni nazionali e la moratoria delle sanzioni per chi non rispetta gli obblighi europei sulla PAC a causa di eventi eccezionali ed imprevedibili, come periodi di grave siccità, inondazioni o altri disastri ambientali.
Come per il ritiro della legge sui pesticidi chimici, Ursula Von Der Leyen, anche per via della pressione proveniente dagli Stati membri, ha deciso di ascoltare gli agricoltori, agendo dove è possibile ma senza accantonare la politica del Green Deal, il suo cavallo di battaglia.
Le altre soluzioni che vogliono gli agricoltori
In Rue de la Loi, però, i manifestanti non hanno mostrato entusiasmo per la revisione nell’immediato delle politiche agricole comunitarie. Le categorie di settore, indipendentemente dal fatto di difendere o rappresentare gli interessi degli imprenditori e lavoratori italiani, olandesi, tedeschi, polacchi o francesi, hanno invaso il quartiere Europa di Bruxelles chiedendo di più. A seconda della sigla o della bandiera sventolata, le proposte di semplificazione della PAC da parte degli agricoltori possono essere sintetizzate in richieste di tutela del reddito degli agricoltori, aiuti a chi intraprende, contrasto alle politiche sleali, facilitazioni per accedere al credito e scambi commerciali con Stati esteri, solo se basati sulla reciprocità degli standard europei.
La soluzione definitiva, come si può evincere da questo round di proteste, non è stata ancora trovata. Le trattative tra le parti continueranno. Di sicuro, gli Stati membri, come sta facendo l’Italia con il Ministro Lollobrigida, porteranno sul tavolo di Bruxelles proposte e suggerimenti volti a ridisegnare la PAC. Nella sola giornata di lunedì, solo per citare il vice premier e ministro all’agricoltura del Belgio, David Clarinval, al Consiglio dell’Agrofish ne sono arrivate 500.