Il tennis azzurro continua a contraddistinguersi nel segno della “J”. Da Jannik Sinner a Jasmine Paolini, il movimento nazionale della racchetta ha trovato nella decima lettera dell’alfabeto la chiave dei suoi magici successi. Dopo i trionfi del classe 2001 di San Candido agli Australian Open e a Rotterdam, è la toscana Paolini, nata il 4 gennaio 1996 a Castelnuovo di Garfagnana, a salire alla ribalta delle cronache. Sabato 24 febbraio, infatti, la tennista allenata da Renzo Furlan ha ottenuto il suo secondo successo in carriera – il primo in un torneo 1.000 – battendo nella finale del Dubai Duty Free Tennis Championship la russa Anna Kalinskaya con il punteggio di 4-6 / 7-5 / 7-5. Un match intenso, ricco di pathos e di colpi di scena, che l’azzurra ha interpretato con determinazione, convinzione nelle proprie qualità, abnegazione, spirito di sacrificio e variazioni tematiche. Proprio come avrebbe fatto il suo illustre collega, che nelle classifiche ATP occupa la terza posizione.
Una vittoria sudata
Il cammino della Paolini nel torneo 1000 degli Emirati Arabi non è stato per nulla agevole. Partita dal round dei 64, quindi senza alcun bye che permette all’atleta di saltare il primo turno, la ventottenne, cresciuta al Tennis Club Bagni di Lucca, ha dapprima superato la brasiliana Haddad Maia (4-6 / 6-4 / 6-0) e poi ai trentaduesimi la canadese Fernandez (6-3 / 6-4). Ai sedicesimi il tabellone le ha presentato la prima avversaria davvero ostica: Maria Sakkari, numero 8 del seeding. Contro la greca, l’azzurra ha disputato una partita di grande sostanza, coniugando alla perfezione intensità e potenza. Il risultato di 6-4 / 6-2 la dice lunga sul modo con cui la Paolini ha spazzato via l’ex numero 3 del mondo.
Avanzare nel tabellone significa salire di difficoltà. Ma ai quarti la dea bendata ha persino sorriso alla vincitrice del torneo. Il complicatissimo match tra la Paolini e la Ribakyna, testa di serie numero 4, non si è disputato a causa del forfait di quest’ultima per colpa di un virus gastrointestinale. Con qualche ora di riposo in più rispetto alle avversarie, in semifinale Jasmine Paolini ha liquidato la romena Sorana Cirstea in due set. Dopo essersi imposta con un perentorio 6-2 nel primo set, la leonessa azzurra ha dovuto respingere gli attacchi dell’avversaria fino al tie-break che le ha aperto le porte della finale.
Un successo che gratifica il percorso di Jasmine Paolini
Il resto è storia già nota. La vittoria contro la Kalinskaya, che in semifinale aveva superato la numero 1 Iga Swiatek, ha confermato i progressi di una ragazza che da almeno un anno a questa parte è in costante e continua crescita. Un successo che gratifica Jasmine Paolini dei sacrifici fatti e delle ore passate sul campo a seguire i consigli tecnici, tattici e mentali di un ex tennista veneto. Se dietro ai successi di Sinner c’è lo straordinario lavoro del duo formato da Simone Vagnozzi e Darren Cahill, a spingere la tennista toscana oltre i propri limiti ci sta pensando Renzo Furlan, uno che da tecnico ha accompagnato la trionfale avventura di Francesca Schiavone al Roland Garros.
In un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, la Paolini ha parlato di “periodo pazzesco per il nostro tennis, e non solo per i risultati ma per l’aria che si respira”. Ed il futuro, grazie a quella che la tennista toscana ha definito “sinnermania”, sembra roseo, ricco di successi e di imprese leggendarie. Da scrivere tanto negli slam quanto nei massimi tornei mondiali e, perché no, pure alle Olimpiadi.
Il sogno Olimpico di Jasmine Paolini
Sui campi in terra rossa del Roland Garros, dal 27 luglio al 4 agosto, i migliori tennisti del mondo andranno a caccia della tanto agognata medaglia olimpica in una delle cinque discipline previste (oltre al singolare e al doppio maschile e femminile, è previsto anche il doppio misto). Finora, il bottino dell’Italtennis ai Giochi è piuttosto magro. L’unica medaglia conquistata risale a 100 anni fa. Proprio a Parigi, nel 1924, Uberto de Morpurgo si cinse il collo con la medaglia di bronzo.
A distanza di un secolo, per l’Italia è giunta l’ora di aggiornare le statistiche, migliorare i numeri e immortalare per sempre dei momenti di gloria e di sport. I ragazzi con il nome che inizia con la “J” potrebbero essere i protagonisti della prossima storia.
Jasmine Paolini, salita al numero 14 del ranking WTA dopo il successo di Dubai e prima tra le azzurre (al Torneo Olimpico possono partecipare i primi 56 delle classifiche ATP e WTA, con un limite massimo di 4 atleti inscrivibili per Nazione), sogna in grande. È ormai pronta a sfidare le migliori del circuito, facendo leva sulle sue qualità e sulla sua caparbietà. In doppio, invece, potrebbe contare sull’esperienza di Sara Errani (numero 100 della classifica WTA e quinta italiana). Insieme, hanno già conquistato due titoli, di cui l’ultimo il 4 febbraio a Linz.
J + J, doppio misto con Jannik Sinner e Jasmine Paolini?
Per quanto riguarda il doppio misto, la situazione è ancora troppo nebulosa. Ogni Paese può schierare una ed una sola coppia e molto dipenderà dalle condizioni e dalle intenzioni di chi scenderà in campo sulla terra rossa del Roland Garros tra luglio ed agosto. Jasmine Paolini, come rilasciato alla giornalista Federica Cocchi de La Gazzetta dello Sport, spera che qualcuno si faccia avanti. E se quel qualcuno avesse il nome chi inizi con la “J”?
Per il momento, ipotizzare un feeling di campo vincente tra Jannik e Jasmine è pura immaginazione. Fantasia, meravigliosa fantasia giornalistica ma che potrebbe diventare realtà. Intanto l’Italia si gode i suoi campioni, accomunati dalla prima lettera del loro nome di battesimo. Quella J che in fisica rappresenta il Joule, ovvero l’unità di misura del lavoro e dell’energia e che, in un certo senso, racchiude anche il percorso di Jannik e Jasmine. Dietro ai loro successi, ci sono tanto lavoro e altrettante energie. E sempre due J.
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