Le 4 lezioni di Jannik Sinner nel trionfo agli Australian Open

Quasi quattro ore di lezione. Di tennis e di sport. Di dritti, rovesci, servizi vincenti, scambi mozzafiato e pure di messaggi pieni di valore, che hanno messo in evidenza lo spessore umano di un ragazzo di quasi 23 anni. Jannik Sinner, domenica scorsa, non ha scritto soltanto il suo nome nell’albo d’oro degli Australian Open, diventando il primo italiano a conquistare il titolo nello slam che apre l’anno. Non ha solo riportato l’Italia a trionfare in uno dei massimi circuiti di tennis dopo i successi di Nicola Pietrangeli (Roland Garros, 1959 e 1960) Adriano Panatta (Roland Garros, 1976), Francesca Schiavone (Roland Garros, 2010) e Flavia Pennetta (Us Open, 2015). Non ha neppure esclusivamente compiuto un’impresa sportiva, rimontando due set e battendo per 3-2 il russo Daniil Medvedev, che, come il numero uno italiano ha candidamente ammesso nel dopo gara, “non gli aveva fatto vedere palla” per lunghi tratti del match.

Jannik Sinner ha trasmesso in mondovisione una masterclass di eleganza, talento, resilienza, anti-fragilità, tenacia, disponibilità, spirito di sacrifico, educazione e comunicazione. Tutte qualità che lo elevano al rango di Campione, con la C maiuscola, ed icona dello sport.


Lezione numero 1: il tennis di Sinner

Il primo trattato redatto all’interno della Rod Laver Arena è stato prettamente tecnico e tennistico. Sinner ha vinto di gambe, testa e cuore. Non ha mai mollato, né fisicamente né mentalmente. E quando la partita sembrava prendere una piega inaspettata, con il russo che aveva scombinato i piani tattici dell’italiano, si è affidato ai consigli del suo angolo tecnico. I messaggi e le indicazioni di Simone Vagnozzi e Darren Cahill hanno fatto breccia nella mente dell’altoatesino.

Il numero uno del tennis azzurro è rimasto lucido, ha sfoderato il piano B e pure quello C. Piano, piano, ha trovato dentro di sé le risorse e le energie per ribaltare la partita. La sua prima finale in uno slam, che qualche tensione emotiva in maniera consapevole o inconsapevole l’avrà pure creata, è stata un mix di resistenza, resilienza e di anti-fragilità. Jannik Sinner si è opposto alle bordate del russo, ha reagito alle difficoltà ed ha contrastato l’acido lattico che si accumulava nei suoi muscoli. Ha assorbito in silenzio i momenti più difficili. Non si è scomposto, è rimasto lucido e freddo. Sotto stress e sotto di due set a zero, ha provato a cambiare, si è migliorato ed ha vinto meritatamente.

 

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Un saggio di grande sport, una vittoria alla Nadal

La sua finale, in poche parole, non è stata né thrilling né drammatica. Bensì un saggio di grande sport. Marca, una delle più importanti testate giornalistiche sportive spagnole ed europee, per raccontare il successo di Sinner ha scomodato un accostamento con Rafa Nadal. Non è stata partigianeria quella del giornale spagnolo, ma un lucido paragone tra le qualità di Sinner e quelle del maiorchino, che nel 2022 sconfisse in finale a Melbourne proprio il russo Medvedev alla stessa maniera di Jannik. Sotto di due set a zero, Nadal si impose in 5 ore e 24 minuti di gioco con il punteggio di 2-6, 6-7, 6-4, 6-4, 7-5.

Lezione numero 2: educazione e stile

La vittoria agli Australian Open è anche un manuale di educazione e stile. Contro il russo, che qualche anno fa gli aveva sbadigliato in faccia per sottolineare quanto si fosse annoiato durante il match, Sinner si è comportato da autentico Signore. Il nostro ragazzo incarna lo spirito dei tennisti di un’altra epoca. Di quei lord che non alzavano mai la voce dopo un punto, che non producevano ululati durante uno scambio e che indossavano abiti rigorosamente bianchi. Eleganti nel gioco e nei modi.

Sinner ha festeggiato i punti clou stringendo il pugno. Nulla di più semplice. E dopo aver tirato uno “scaldabagno” con il dritto, che è servito per siglare il tournament point, si è lasciato cadere a terra, leggero. Sovrastato dalle emozioni, dalla fatica, dalle immagini che gli sono apparse dinanzi agli occhi, anche il viso si è rilassato. È apparso un sorriso dolce, mite. E poi, l’abbraccio con il suo clan. Caloroso, affettuoso, accogliente e pieno di gratitudine. Perché Jannik Sinner è consapevole che il talento da solo non fa la differenza. Per continuare a vincere e restare ai vertici, servono dedizione, cultura del lavoro, sacrifici, abnegazione, forza di volontà e sani principi. Quei principi che gli hanno trasferito i suoi genitori e che lui conserva nel suo cuore.

 

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La dedica ai genitori e l’augurio agli atleti più giovani

In quel “vorrei che tutti avessero dei genitori come quelli che ho avuto io, che mi hanno permesso di scegliere quello che volevo, anche da giovane. Non mi hanno mai messo sotto pressione. Auguro a tutti i bambini di avere la libertà che ho avuto io”, c’è una tesi sul ruolo che tutte le mamme e i papà dovrebbero avere e sulla riconoscenza dei figli verso i genitori. Niente di più affettuoso ed anacronistico, visti i tempi attuali. Niente di più naturale e genuino.

Sinner ha conquistato tutti con la sua spontaneità, con la sua modestia e la sua gentilezza. Ed anche con la sua simpatia, molto apprezzata pure da guasconi del circuit come l’australiano Nick Kyrgios, un tennista dotato di grande manualità e potenza che troppo spesso è stato fermato dai demoni presenti nella sua testa e dal suo modo di interpretare i match. Spesso con troppa leggerezza, indolenza o irriverenza.

Un ragazzo con la testa sulle spalle, un professionista esemplare

Sinner è diverso. È un ragazzo con la testa sulle spalle. Un lavoratore ed un perfezionista maniacale, ma anche un grandissimo sportivo. Accetta l’esito del campo, gestisce bene le emozioni – perché, come gli hanno insegnato i suoi genitori, non serve piangere per una partita persa – e cerca di migliorarsi costantemente, grazie agli allenamenti e ai sapienti consigli del suo staff. Anche adesso, che è al vertice, è consapevole che non può mollare un centimetro. Parliamo di un professionista straordinario.

Lezione numero 3: Sinner e la comunicazione di massa

Da anni l’Italia attendeva un nuovo manuale di teoria e tecnica della comunicazione di massa applicata all’ambito sportivo. La nuova edizione, rivista ed aggiornata, è stata pubblicata proprio domenica 28 gennaio. Solo chi ha le stimmate del Campione riesce a trattenere o intrattenere oltre due milioni di telespettatori incollati davanti alla tv, per lo più in un orario insolito (il match è stato trasmesso da Eurosport sul satellite e sul web, ma non in chiaro).

Lo abbiamo scritto e lo ripetiamo ancor di più ora. Jannik Sinner come Adriano Panatta, Alberto Tomba, Federica Pellegrini e Valentino Rossi. Fenomeni e idoli trasversali. Atleti capaci di muovere le masse, di entrare nella cultura non solo sportiva e di catturare l’attenzione del pubblico. Personaggi unici. Certo, Jannik ha il suo stile. Non fa bravate, non è un fanfarone, non ha quello charme da sex symbol e non è uno spaccone. Un modello di influencer atipico? No, è indubbiamente un esempio positivo la Gen Z ed Alpha. È un ragazzo con la testa sulle spalle, di parole contingentate, sempre misurate e mai sensazionalistiche, e tanti fatti.

 

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Lezione numero 4: gli effetti moltiplicatori

Terminata la parte didattica, si attende ora l’effetto moltiplicatore. Non parliamo di business, di ricavi o guadagni e neppure di contratti pubblicitari. L’effetto Sinner si vedrà nel tempo. È innegabile che nella mattinata di domenica sia successo qualcosa di straordinario e sconvolgente. L’eco, non solo mediatica, della vittoria si protrarrà per diverso tempo e si potrà misurare. Qualcuno ha già iniziato a farlo, analizzando i numeri generati dai canali social del ragazzo di San Candido, in push da oltre tre mesi a questa parte sia nel novero dei follower sia nella percentuale di engagement. Ma sarà altresì verificabile nel computo di tessere registrate dalla FITP o di biglietti venduti per gli Internazionali di Tennis di Roma o per le ATP Finals di Torino.

È facile ipotizzare che la Federazione presieduta da Angelo Binaghi faccia segnare un altro exploit. Se oggi annovera oltre 600.000 atleti, tra un anno o due i tesserati potrebbero aumentare vertiginosamente. Quelle bambine o quei bambini che sono rimasti affascinati dai colpi di Jannik Sinner e che hanno gioito e tifato davanti alla televisione potrebbero presto chiedere ai loro genitori di essere accompagnati al circolo tennis più vicino, con l’intento di emulare l’impresa di un quasi ventitreenne dai capelli rossi e dai modi gentili.

La Sinner- mania o la Sinner-magia è solo all’inizio.

L’Italia dello sport deve essere grata a questo Campione per la vittoria, per la grande giornata di sport e per le lezioni che ha impartito. A tutti, non solo ai tuoi avversari.

 

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Photo Credits: Di si.robi – Sinner MCM23 (8), CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=132685340

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